Questa è un’altra storia. Questa è una storia diversa dai grandi festival, eccellenze europee per dimensioni ed organizzazione (Kappa FuturFestival), per stile ed autorevolezza (Club To Club); è diversa dai boutique festival, la vera “chiave” per l’Italia per ritagliarsi uno spazio molto particolare nel mercato europeo (Ypsigrock, Dancity, Fat Fat Fat, Ortigia, Siren i primi esempi, tutti dei gioielli veri nel loro piccolo); è diversa dal festival medio-piccoli in crescita sulla scorta dell’entusiasmo e di una line up di notevole spessore come qualità ed impatto di mercato (Sticker Mule Festival); è diversa da quel visionario “love affaire” per cui una festa quasi nel giardino di casa con scelte musicali personali e ricercate diventa un affare da sold out e da presenze che si contano non in centinaia ma addirittura in migliaia (Fuck Normality).
No. Il MAG Festival è un’altra storia. Molto più “tradizionale”, se vogliamo: il festival estivo gratuito di provincia, un format ancora oggi diffusissimo (…e che non va assolutamente sottovalutato: è la spina dorsale dell’estate musicale italiana “sana”, è l’esatto contrario dei concerti in piazza di star più o meno bollite con tanto di saluto dell’assessore e passerella del sindaco, ormai voragini di soldi pubblici – delle amministrazioni locali – che vanno si disperdono sempre nelle tasche dei soliti noti e dei soliti artisti televisivi… ovvero, un quoziente di “creazione cultura e nuova imprenditoria socio-culturale” pari a zero). Un format che non ha grandi pretese di essere avanguardia, di rivoluzionare le coscienze, di ambire a chissà quali prestigi. Ma è un format dove le persone ci si mettono con grande impegno ed enorme passione, e lo si fa per il territorio prima ancora che per se stessi. L’ingresso gratuito significa questo. Ed è, appunto, diverso dall’ingresso gratuito di Marcella Bella che canta nella piazza di Putignano (…non ce l’abbiamo nello specifico con Marcella Bello e Putignano, ma è per capirci). Molto diverso.
Poi succede che ci siano format di questo tipo che crescono, e diventano festival veri e propri (l’Home, a Treviso, per certi versi ha seguito esattamente questa dinamica ed è diventato un gigante). Una cosa è certa: il MAG Festival a Sona sta facendo le cose davvero per bene. Una manifestazione fatta da sempre con amore, passione; una passione che cresce passo dopo passo, in un territorio – quello veronese – spesso non semplicissimo per un tipo di cultura che non sia quello mainstream (anche se non sono mancate notevolissime eccezioni, come la grande esperienza di Interzona, negli anni passati, lei sì avanguardia vera, o il lavoro fatto oggi dal Colorificio Kroen). Una passione che porta anche a crescere, ad usare l’aumento di seguito costante negli anni per provare a prendere vie non scontate.
(Sona, il paese che ospita MAG Festival; continua sotto)
In tal senso, quella del 2018 è un’edizione molto importante. E molto bella. In questo format di festival, di solito circolano le band del circuito indie, o al massimo ultimamente i rapper: e ci sono entrambi al MAG, per il primo versante ci sono Galeffi e C+C Maxigross, per il secondo Ensi e Masamasa, tanto per citare i nomi che ci piacciono di più. In questo format di festival si dà, ovviamnete e giustamente, grande attenzione al fermento locale (e al MAG accade, con l’operazione Verona Bene).
Ma questi festival, di solito, per mille motivi, hanno sempre bypassato o quasi la club culture di qualità. Ed è un peccato. Per entrambe le parti in causa. Ci fa quindi veramente piacere (ed è per certi versi sorprendente…) vedere nel cartellone del MAG di quest’anno scelte raffinatissime anche per le prospettive “nostre” come il leggendario Richard Dorfmeister, il grande Dj Tennis, l’altrettanto ottimo Bawrut. Un’anomalia. Una bellissima anomalia. Che porta il MAG ad essere un vero “esploratore” di nuovi mondi e nuove contaminazioni possibili, per contesti, per pubblico. Si può solo dire: bravi!, anche perché questi tre sono artisti che selezionano i posti dove suonano, arrivano in console solo se c’è un rapporto di fiducia con chi organizza. E si può solo essere, se siete dalle parti di Verona, dal 22 al 26 agosto a Villa Trevisani-Romani a Sona, un piccolo paese in mezzo ai colli che producono vini buonissimi, tra la città scaligera e il Lago di Garda.
Per voi più clubbari, allora: Bawrut sarà in console il 25, Dorfmeister e Tennis il 23. Anzi: visto che la cosa ci è piaciuta davvero tanto, abbiamo fatto in modo di organizzare un “incontro aperto” con Richard Dorfmeister e Dj Tennis. Una intervista pubblica, dove chi vi scrive chiederà ai due di raccontare vita, aneddoti, visioni artistiche, coinvolgendo anche i presenti, aprendo le domande a tutti. Un’occasione davvero bella. L’appuntamento è verso le 18 del 23 agosto, negli spazi del festival. Spazi dove, per cinque giorni, ci sarà musica ma anche arte, incontri vari, un’attenzione alla gastronomia “da festival” fatta bene.