Basterebbe il momento finale di “+/-“, uno dei suoi primissimi lavori, una pietra miliare datata 1996: un momento finale che è quasi un trattato di filosofia, oltre che di scienza del suono. L’eccezionale lavoro di Ryoji Ikeda su suoni e frequenze si conclude, in quel caso, in maniera enigmatica: scegliendo di mettere in campo un suono apparentemente inudibile per l’orecchio umano, vista la sua gamma di frequenza, ma questa gamma è cesellata in modo tale che quando questo suono cessa di esserci l’orecchio umano, il nostro, improvvisamente sente la sua assenza.
Ecco. La musica elettronica è (nata) anche per questo. Per cercare di esplorare i confini dell’arte, della filosofia e del suono facendosi aiutare dalla tecnologia. E cercando anche di tratteggiare un immaginario nuovo, diverso, peculiare; ed anche in questo Ikeda è un maestro. Le sue infatti sono opere totali, nate dalla potenza di algoritmi sofisticati e che si sviluppano sempre su due traiettorie: quella audio e quella visuale. Traiettorie che corrono insieme ed insieme si influenzano, in una compenetrazione crossmediale che veramente in pochi hanno, per stile, essenzialità, intensità.
Ryoji Ikeda :: datamatics [prototype-ver.2.0], 2006-08 from ryoji ikeda studio on Vimeo.
Anzi: si sviluppa in realtà anche su una terza direttrice, quella filosofica. Vale per il finale di “+/-“ che vi dicevamo e per le sue implicazioni, vale per l’anelito verso una verticalità quasi infinita della serie di installazioni “Spectra”, vale per come l’artista nipponico è riuscito a trasfigurare completamente, nel 2014, uno dei luoghi più iconici del mondo, Times Square a New York.
Ryoji Ikeda : test pattern [times square], OCT 2014 from ryoji ikeda studio on Vimeo.
Ecco che quindi ogni sua esibizione è una emozione forte. Bravi a Romaeuropa Festival ad assicurarselo. E fortunato chi, il 25 novembre alle 18, sarà all’Auditorium Parco della Musica, per vedere l’implementazione del progetto “Datamatics”, che Ikeda ha portato alla versione 2.0 e di cui a metà articolo avete avuto un assaggio. Tutte le info, qui.
(Nella foto di copertina: “Spectra” a Buenos Aires)