E insomma, alla fine Jazz:Re:Found spiazza tutti. Bravi: è così che si fa. In una fase storica in cui i festival si somigliano molto fra di loro, sia quelli belli che quelli brutti, il festival originario di Vercelli ma poi trapiantato a Torino non solo cambia sede (e su questo ci arriviamo subito) ma fa anche un primo annuncio pieno di sorprese e di nomi inaspettati. Ma davvero inaspettati. Da quanto non vi colpiva, questa sensazione? A noi, da parecchio.
Ma dicevamo del cambio di sede: il flyer parla di Monferrato, come headquarters del festival (20-23 giugno le date), ed effettivamente si salperà verso lidi poco urbani e molto idilliaci. Apparentemente questo sembra in contraddizione con la storia del festival, in realtà i veri aficionados storici di Jazz:Re:Found sanno che il Monferrato, e in particolare le Cave di Moleto, sono sempre stati un cuore pulsante per lo staff del festival, il luogo dove riunirsi, fare festa, venirsene fuori con idee, immaginare scenari alternativi; soprattutto, un luogo capace di evocare le vibrazioni del Big Chill storico, un festival che è ben conficcato nell’immaginario dei jazz:re:founders più storici ed accaniti.
Un festival, tra l’altro, che ad un certo punto è stato comprato da una multinazionale e poi praticamente smantellato. Jazz:Re:Found invece esiste, resiste, persiste ed è profondamente se stesso. Lo è nei nomi “ovvi”: normale trovarci Yussef Dayes, normale trovarci Kokoroko (visto il doppio filo con Gilles Peterson che, tra l’altro, c’è pure lui, così come Lefto); normale trovarci anche Dj Gruff, già ospite del festival in passato, e se ci trovi Gruff normale trovarci Kaos One e il bravissimo Dj Craim, sempre per continuare un filone ben presente nel festival, quello dell’hip hop italiano storico più cazzuto; normale trovarci LTJ Xperience, da sempre partner in crime, tutti uniti sotto il cielo dell’amore enciclopedico per la musica black tutta.
In molti si sono chiesti: ma Jazz:Re:Found, si fa o non si fa?
Ok. Ma poi iniziano le sorprese. Se David Rodigan è una mezza sorpresa, perché comunque il reggae rientra nelle “tonalità” emotive del festival e Rodigan ha quell’approccio da “eterno dj” che benissimo si confà al festival e al suo spirito, già l’accoppiata – bellissima – Leo Mas ed Alfredo ti fa capire che questa sarà una edizione molto speciale. Tutti parlano di Ibiza e vanno ad Ibiza, Jazz:Re:Found ti porta però due persone che della Isla hanno fatto la storia, ma la storia sul serio – senza contare tutto l’incredibile lavoro fatto da Leo Mas ai tempi della Triade, qui in Italia, ma ci teniamo a dire che l’abbiamo sentito recentemente e sì, è ancora un dj di notevole spessore.
Proseguiamo: I Hate My Village, il supergruppo che nasce apparentemente da traiettorie indie (ci sono dentro Alberto Ferrari dei Verdena e Marco Fasolo dei Jennifer Gentle, oltre ad Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion e Fabio Rondanini dei Calibro 35 ma anche prestato agli Aferhours) ma in realtà tira fuori un concentrato di psichedelia afro-black notevolissimo. E poi soprattutto, perché questa davvero vi sfidiamo ad esservela aspettata: gli storici Area (monumento assoluto del jazz-rock-prog anni ’70), Tullio De Piscopo, Tony Esposito. Proporre questi tre nomi, nel 2019, non è passatismo: è consapevolezza che la musica è un racconto lungo anni, decenni, e che è bellissimo riannodare i fili tra passato, presente e futuro, se lo fai non a caso o cercando l’incasso ma con cognizione di causa. Davvero: applausi per questa scelta.
In realtà, sappiamo da fonti abbastanza interne che c’è un’altra sorpresa, per certi versi ancora più grossa e spiazzante, in arrivo. Quel che è sicuro è che gli annunci non sono finiti qui. Ma già in questo modo, si prefigura come l’edizione di Jazz:Re:Found più interessante di sempre: per l’”escapism” delle location, per originalità e forza delle line up. Non ci resta che fare da promemoria sui due appuntamenti di preview in arrivo: Theo Parrish questo venerdì 5 aprile a Torino, i fenomenali The Comet Is Coming a Milano l’11 maggio.
In molti si sono chiesti: ma Jazz:Re:Found, si fa o non si fa? A parte il fatto che la pioggia di bellissimi concerti distribuiti nell’annata passata – tutti dal grande riscontro di pubblico – è stato uno statement forte, ora comunque la risposta c’è. Ed era davvero difficile immaginarsi una risposta più interessante. Avanti così. L’idea-festival si rifonda (anche) in questa maniera.