Stèv, aka Stefano Fagnani, già da tempo è nei radar di molti appassionati dell’elettronica più di qualità, quella non necessariamente (o per nulla) rivolta verso il dancefloor, quella più elaborata, più piena di “anima”, a respiro più disteso: un album bellissimo, “Beyond Stolen Notes”, anno 2015, altre release davvero di qualità (l’EP “Broken Mamori” due anni dopo), in generale l’appartenenza all’ala più morbida e sognante di quel filone “beats” che ad un certo punto ha finalmente donato energia, creatività e freschezza alla scena italiana della musica fatta (soprattutto) digitalmente, seguendo il tracciato aperto da Prefuse 73 oltre un decennio prima e poi perfezionato da Flying Lotus… hip hop distorto, sfaccettato, trasfigurato, onirico, frullato o morfinizzato che fosse.
Per un Clap! Clap! che, complice Gilles Peterson (oltre che la sua immensa bravura) ha fatto il salto, ci sono altri che sono invece diventati “unsung heroes”, non raccogliendo quanto meritato – perché fare musica bella&intelligente spesso non ti semplifica la vita né ti aumenta la fattura da staccare e le date da bookare. Molti hanno avuto una evoluzione: pensiamo ad esempio a Machweo, che è scivolato verso sonorità più dritte e più dance, anche se il suo animo sperimentale e “colto” è riesploso fuori col bellissimo progetto “Mediterraneo”.
Bene, anche Stèv sta facendo qualcosa di simile. Ovvero: una evoluzione che cerchi da un lato di semplificare le cose rendendole essenziali, dall’altro di non perdere comunque ricchezza di idee, di riferimenti, di elaborazione e di gusto. “Radial Disclose”, che siamo felicissimi di presentare in anteprima, rappresenta sotto molti punti di vista una svolta: svolta in direzione di sonorità – citiamo la press release – “più energiche e ballabili”, qualcosa che si può addirittura prefigurare (sempre citando il comunicato) come “una nuova presa di coscienza“.
Però appunto: è dance, ma è dance atipica. Dovendo mettere in campo delle reference, è un po’ un punto d’incontro tra Lorenzo Senni (nelle scarnificazioni, in certi spettri sonori) e Jon Hopkins (per la scrittura, per la cinematicità). Stèv ha reso il suo suono più spigoloso e i suoi ritmi ben più dinamici, ma non ha rinunciato – anzi! – a lavorare su una musica che sia a suo modo organica, e non invece fredda e digitale, con tutte le obliquità che questa scelta ed attitudine comporta. Magari non diventerà la nuova hit del Time Warp, ok, ma già un dj di area marcatamente tech-house come Lollino (uno dei più sottovalutati in quel campo in Italia, lo ripeteremo altre volte) lo ha “adottato” con grande entusiasmo, trasformandola in una specie di “sigla d’apertura” per i suoi dj set. Significativo.
Insomma, la crew torinese Variables – dopo il grande, grandissimo lavoro di Phoet – pare pronta a sfornare un altro disco sorprendente e di indubitabile spessore. Ben fatto, davvero ben fatto; e a voi intanto buon ascolto, e buona anteprima. Nonché l’invito a seguire e supportare.
(foto di Irene Gittarelli)