Dopo quest’estate, non servono più presentazioni per Meduza. Simone Giani, Luca De Gregorio e Mattia Vitale sono diventati in pochi mesi il trio “delle meraviglie”, facendo ballare e canticchiare tutto il mondo con le note di “Piece of Your Heart”. Ora è il momento di “Lose Control”, in collaborazione con Becky Hill, che promette, a ragione, di essere un’altra hit. Ma come si conquista un successo del genere e quali sono le responsabilità che ne derivano? Ne abbiamo parlato con Simone Giani.
L’estate è ormai finita, credo sia il momento giusto per tirare le somme: com’è andata quest’estate?
Sono stati sicuramente dei mesi che ci hanno sorpreso perché non ci aspettavamo un successo del genere, soprattutto con una traccia che nasce dal club e che per esso è stata pensata. Visti i tempi attuali, in cui vanno soprattutto determinati progetti, specie in direzione del reggaeton, non ci aspettavamo un successo così. Quando abbiamo visto che funzionava in Inghilterra, ci siamo detti “Ah ok, ma lì sono pronti per questo”, poi quando abbiamo visto che all’Inghilterra si aggiungeva l’Irlanda abbiamo detto “Vabbè, è la sorella”, poi si è aggiunto il Canada, l’Italia, poi sono iniziati ad arrivare i video dalla Francia, poi dalla Germania ci dicevano “Guardate che qui in Germania è una hit”, idem dal Messico, poi sotto il video di YouTube abbiamo iniziato a leggere i commenti in brasiliano dove scrivevano “La canzone del Brasile”… Vedendo tutto questo ci siamo detti che la situazione ci stava sfuggendo di mano. È un inno del clubbing, alla fine. Siamo molto contenti, è stato qualcosa di inaspettato.
Hai fatto riferimento a questo impatto internazionale che avete avuto e, devo essere onesta, quello che mi ha stupito non è stata tanto questa ricezione italiana, quanto il fatto che voi siete italiani, nel senso che magari certe sonorità me le sarei aspettate più da produttori esteri, magari inglesi o olandesi…
Il motivo te lo spiego subito: noi in realtà sono anni che ascoltiamo tantissimo BBC1, Pete Tong, Annie Mac e quindi diciamo che abbiamo sempre cercato di fare tracce del genere; ma non riuscivamo mai a farle, a farle uscire. Ora abbiamo trovato Universal che ci ha creduto ed è successo quel che è successo. Diciamo però che nel nostro background c’è tantissimo sound UK.
Mi ricordo appunto che tempo fa, quando vi avevo chiesto di fare una playlist, ci avevate messo dentro di tutto, dai Goo Goo Dolls a Duke Dumont passando per i Daft Punk e Bob Sinclar…
Io arrivo dalla musica classica, il repertorio è ampissimo, tra l’altro difficilmente nella mia vita privata ascolto musica prettamente elettronica, mi ascolto veramente di tutto. Ascolto anni ’70, hip hop anni ’90, Mattia so che ascolta tantissimo i Blink-182 piuttosto che il punk, Luca si ascolta le colonne sonore, siamo molto aperti. Quando ascolti musica lo fai per piacere, poi magari assorbi dei linguaggi che appartengono più al tuo genere e li butti dentro a ciò che fai, senza magari neanche accorgertene. Ciò che ascolti si riflette su ciò che fai.
Effettivamente ascoltando solo elettronica magari rischiereste anche di copiare, che alla fine è la cosa peggiore che un produttore possa fare…
Sicuramente. Se ti chiudi dentro solo alcuni artisti o alcuni generi, rischi veramente… Ad esempio: io sono di Milano, ma so che se vado una settimana a Napoli torno con l’accento del posto, e lo faccio involontariamente. Mi rendo conto quindi che se uno si ascolta tre anni di, che ne so, Daft Punk, è chiaro che gli riesca in maniera involontaria di fare quella roba lì. Non è che ascoltiamo di tutto per un motivo specifico comunque…lo abbiamo sempre fatto. Io non ho ricevuto un’educazione musicale dai miei genitori, però mi hanno insegnato ad ascoltare di tutto, Luca e Mattia idem. Quindi siamo produttori dal multi-genere.
Io mi sento di dovervi ringraziare perché mi avete svegliata da un momento in cui la musica “da festival” per me si era un po’atrofizzata… Anche tu hai avuto la stessa sensazione?
Sai, ce lo dicono in tanti. Siamo increduli del fatto che siamo stati noi a “riaccendere gli animi”, siamo increduli soprattutto perché è stato proprio un pezzo con questo sound; prima di noi ci sono riusciti Benny Benassi con “Satisfaction”, piuttosto che Roger Sanchez, Erick Morillo. Devo dire che noi abbiamo sempre avuto come miti questi artisti dei primi anni 2000, ’90, erano artisti che facevano hit che poi andavano in radio. Siamo riusciti a fare quello che ascoltavamo, quelle tracce house un po’mainstream…siamo riusciti a fare una traccia così.
Hai tirato in ballo nomi davvero grossi, ma quale sarebbe la collaborazione “della vita”?
Eh, dovremmo metterci d’accordo io, Mattia e Luca…
Dai, la tua!
Eric Prydz o Deadmau5! Speriamo colgano l’appello, mai dire mai!
Questa estate, in fondo, ve l’ha insegnato. Parlando di più menti… come funziona in studio da voi? Insomma, siete un trio, immagino non sempre sia facile coordinare le varie teste…
Il segreto è che ci dividiamo i compiti in maniera davvero molto naturale, nel senso che io sono il musicista, quello più creativo che magari porta l’idea, poi c’è Luca che lavora più con le macchine, nonostante comunque le sappiamo usare tutti e tre, ma lui è un fuoriclasse. Mattia invece con la sua esperienza di resident è il DJ del gruppo, anche perché è quello che sta facendo più date, riuscendo ad avere anche l’orecchio più “sul pezzo”, magari facendoci notare particolarità sulla stesura. Ci troviamo molto bene, anche se ti devo confessare che non ci troviamo molto spesso in studio, Mattia comunque ora è in tour e noi quando possiamo lo seguiamo. Diciamo che ci troviamo in studio quando abbiamo l’ispirazione, per me non ha senso stare 24 ore su 24 in studio, abbiamo fatto le cose migliori proprio quando eravamo presi bene. Ad esempio, “Piece of Your Heart” l’abbiamo creata in venti minuti…
Cosa?! Ora voglio sapere tutto!
Stavamo facendo una write session con i Goodboys, Luca ha messo giù i primi accordi, Josh è partito subito con le parole, che più o meno sono le stesse che state ascoltando ora, e siamo arrivati di botto alla fine della strofa. Ci siamo stati dietro un attimo, ma ci siamo resi conto che mancava qualcosa, allora io faccio: “Perché non proviamo a fare un chop, anziché cuttato, cantato?” e quindi Josh è andato in cabina e ci fa: “Beh, può andare bene What? Sorry, just quickly. What if it’s?” e inizia a cantare. E basta, abbiamo premuto rec. Poi in fase di rifinitura, abbiamo capito che tutto andava già bene così. È un pezzo che è nato già giusto. Parlando magari con altri produttori che hanno fatto hit grosse, ma anche ascoltando un’intervista di Giorgio Moroder, in cui dice che quando le cose nascono già giuste e perfette, allora sono le cose migliori, abbiamo capito che quando stai dietro a un pezzo e senti che non gira, allora stai facendo qualcosa che non funziona.
Esatto, si percepisce subito quando un prodotto è meccanico
Lui dice proprio di skippare, quando si ha la sensazione che qualcosa non stia funzionando allora bisogna fare altro, che ne so, ad esempio andarsi a fare una partita di tennis,…
Anche perché il ruolo del produttore è proprio quello di creare, insomma, senza creatività non c’è neanche produttore… Se un produttore non riesce a creare, allora c’è proprio qualcosa che non va
La creatività credo che, bene o male, ce l’abbiano tutti. Secondo me, è questione di esperienza. Io e Luca facciamo dischi dal 2000, il primo disco che ho prodotto è uscito nel 2001, quindi in realtà c’è dietro tanta esperienza, tante notti in studio in cui non avevamo concluso nulla, ma avevamo perso dodici ore, ma sono proprio quelle dodici ore che perdi ogni notte che ti fanno capire che da una parte scremano chi lo vuole fare seriamente e chi lo vuole fare perché di moda. Quindi se vai avanti e comunque ti rendi conto delle cose che vuoi migliorare, alla fine qualcosa di buono lo combini, ci vuole però un sacco di autocritica, non bisogna pensare che dato che è un prodotto nostro, allora è bello, errore che fanno tanti, secondo me, ma bisogna pensare che il disco non deve piacere solo a noi e ai nostri amici, ma anche agli altri. C’è un momento in cui ti rendi conto che forse non è il caso di stare le ore davanti a una macchina, ma che magari è meglio ascoltare tanta musica e buttare giù l’idea quando ti viene.
Ma… se avessi detto al Simone del 2001 che avrebbe suonato a Wembley?
Da una parte non ci crediamo neanche adesso, anche il successo degli ultimi mesi è una cosa che non abbiamo ancora realizzato, ma dall’altra parte non posso dire che non me lo sarei mai immaginato… Hai presente quella sensazione di quando sai che quella è la tua strada e la devi intraprendere? Quindi sicuramente riguardo a Wembley, l’avrei presa come uno scherzo, però sia io che Luca e Mattia siamo sempre stati abbastanza convinti che qualcosa di buono l’avremmo fatto. Comunque, quando fai le cose fatte bene, quando ci credi, quando lavori bene, alla fine qualcosa succede.
E infatti è successo! Parlando di fatti o numeri, qual è l’evento che vi ha fatto capire che “Piece of Your Heart” stava diventando qualcosa di così grande?
Sono successe talmente tanti eventi così clamorosi in questi mesi che a momenti mi dimentico anche le varie cose successe…
Beh, immagino che in questi mesi non abbiate avuto nemmeno il tempo di pensare…
Esatto! Wembley, BBC1,…ce l’ho! Di sicuro uno dei momenti in cui ho realizzato ciò che stava succedendo è quando siamo entrati in globale, quando eravamo davanti a persone come Post Malone, Katy Perry, quando ho visto che non era solamente un fuoco di paglia… tanti brani entrano in globale, stanno lì un giorno e poi escono… noi siamo entrati in globale e lo siamo ancora. Oltre a questo, lo abbiamo capito quando magari ci ha taggato qualche VIP, qualche mega attore o calciatore che cantava la canzone…
Ma basta una canzone per salire sull’“Olimpo”?
Eh…a quanto pare sembrerebbe. Devi sempre però considerare che è una canzone che viene dopo diciotto anni di lavoro, nel senso che non è la prima canzone che facciamo. Dietro questo pezzo ci sono quindici anni di DJ resident, mille porte sbattute in faccia, persone che ci hanno presi in giro (ne abbiamo trovati tanti a livello discografico), sgambetti…noi però siamo andati avanti, per la musica. Non lo facciamo perché siamo masochisti, lo facciamo perché amiamo ciò che facciamo.
Dopo questa esplosione credo sia comunque stato difficile gestire un po’ tutto ciò che sta intorno a una hit, ossia date, festival…
È arrivato tutto insieme, abbiamo il calendario chiuso fino al 2021. Abbiamo date in locali incredibili, tipo il Fabric di Londra, eventi nazionali come quello che è stato all’Arena di Verona, Wembley, locali che mai avremmo immaginato e che, alla fine, ci hanno chiamato.
Vi vogliono tutti!
Eh, è un momento in cui sì…tanti ci vogliono. Poi ovviamente abbiamo il nostro booking e non possiamo andare ovunque. Il nostro sound è tech-house, quindi andiamo in determinati locali. È un bel momento per noi.
A proposito di esibizioni, una delle mie preferite è quella agli Universal Music Studios di Londra, com’è successo?
È nata quasi come è nata la canzone, perché è stata concepita con noi alle tastiere e Josh che cantava, quindi è stato quasi un riproporre come la creazione del brano…noi siamo sì tre DJ, ma anche tre musicisti, quindi dietro alle tastiere ci troviamo quasi più a nostro agio che dietro ad una consolle.
C’è quindi in programma di portare questo tipo di set su palchi più grandi?
Assolutamente sì, quello sarà il secondo step di Meduza. Non vuol essere solamente un DJ set, ma qualcosa di più.
Credo sia veramente importante, perché è un po’ quell’esperienza da club che alla fine manca, è un’atmosfera diversa
Sì, esatto, è proprio quello. Nel futuro, non troppo lontano, c’è l’obiettivo di diventare, non dico una band elettronica, perché non lo siamo, ma qualcosa di più di un DJ set.
Al di là di questo pezzo, so che vi siete concentrati molto anche sui remix. So che può suonare banale, ma qual è la differenza fra i due?
Entrambi non sono facili, ma nel singolo hai più libertà…potremmo prendere come esempio il creare una persona: devi creare il cuore, lo scheletro e gli devi mettere poi anche i vestiti, mentre il remix ha già scheletro e cuore, devi solo cambiare i vestiti, cosa che comunque non è semplice, perché alcuni vestiti magari non stanno bene ad alcune persone. Quando fai un remix devi portare il tuo sound, essere riconoscibile, però sicuramente fare un singolo è più difficile che fare un remix. Sono due cose diverse e ci piace fare entrambe, quando facciamo un remix cerchiamo sempre di fare una versione da club, più adatta ai dancefloor.
A proposito di remix, tutti hanno provato a remixare “Piece of You Heart”, ma qual è il tuo preferito?
Quello di Joris Voorn, perché riesce a unire semplicità e armonie del piano, con qualcosa di più ibizenco e festaiolo. Ne ho sentiti tantissimi di molto belli, anche non ufficiali, però quello di Joris è, a mio gusto personale, il migliore.
Dopo tutto ciò che avete fatto, sentite la responsabilità di fare qualcosa di più grande?
Sicuramente non è semplice, ma secondo me l’approccio di mettersi lì a fare un pezzo sentendo la responsabilità di doverne fare uno ancora più forte, è un approccio sbagliato, che non fa altro che mettere ansia e non porta a nulla. Sicuramente noi andiamo avanti a fare musica come piace a noi, anche perché con “Piece of Your Heart” abbiamo fatto ciò che ci piaceva: se questa cosa ci ha premiato…sai come si dice, squadra che vince non si cambia. Teniamo sempre questi propositi: lavorare in armonia, tranquilli, senza troppe pressioni, anche se inevitabilmente quando entri in questi meccanismi le pressioni ci sono.
Immagino che abbiate ricevuto parecchie proposte di collaborazione in questi mesi…
Sì, tante, alcune sono andate in porto, altre per differenze stilistiche non sono riuscite, ma sicuramente ci ha fatto piacere ricevere proposte anche da personaggi veramente mastodontici, che non ti aspetti vengano a scriverti su Instagram…
Becky Hill è stata una di questi?
Con Becky siamo venuti in contatto grazie ad Universal, perché anche lei lavora con loro. Questo pezzo oltretutto l’abbiamo pensato prima di “Piece of Your Heart”, lei ci è piaciuta subito…
Beh, lei è un “pezzo grosso” del panorama dance
Sì, è bravissima, in studio è un mostro. È entrata in studio e in venti minuti abbiamo fatto tutto.
Praticamente sareste in grado di comporre un disco in una settimana!
Eh…mmm, 20 minuti per 10 tracce…in due ore facciamo un album (ride)
Siete il sogno di qualsiasi discografico!
Eh, quattro album al mese, mica male.
(english version below)
After this summer, no more presentations are needed for Meduza. Simone Giani, Luca De Gregorio and Mattia Vitale have become the trio of “wonders” in just a few months, making the whole world dance and sing with the notes of “Piece of Your Heart”. Now it’s time for “Lose Control”, in collaboration with Becky Hill, which promises, rightly, to be another hit. But how can such a success be achieved and what are the responsibilities arising from it? We talked about it with Simone Giani.
The summer is now over, I think it’s the right time to take stock: how did it go this summer?
These were certainly months that surprised us because we did not expect such a success, especially with a track that comes from the club and was designed for it. Seen above all the current times, in which certain projects go especially, especially in the direction of the reggaeton, we did not expect such success. When we saw that it worked in England, we said “oh ok, England it’s ready for it”, then when we saw Ireland was added we said “oh well, it’s the sister”, then it was added Canada, Italy, then the videos from France began to arrive, then from Germany they told us: “here in Germany, it’s a hit”, then from Mexico, then under the YouTube video we started reading the comments in Brazilian where they wrote “the song of Brazil”…seeing all this we said that the situation was getting out of hand. It is a hymn of the club. We are very happy, it was something unexpected.
You referred to this international impact that you had and, I must be honest, what amazed me was not so much this Italian reception, as the fact that you are Italian, in the sense that maybe some sounds I would have expected more from foreign producers, perhaps English or Dutch…
I will explain it to you: we have been listening to BBC1 for a long time, Pete Tong, Annie Mac and so we have always tried to make such traces, but we could never do them, to release them. Now we have found Universal who believed in us and what happened, happened. But let’s say that in our background there is a lot of UK sound.
I remember when I asked you to make a playlist, that you put in everything, from Goo Goo Dolls to Duke Dumont via Daft Punk and Bob Sinclar…
I come from classical music, the repertoire is very wide, among other things. In my private life I hardly listen to purely electronic music, I really listen to everything. I listen to the 70s, hip hop to the 90s, Mattia listens to Blink-182 rather than punk, Luca listens to the soundtracks, we are very open. When you listen to music you do it for pleasure, then maybe you absorb languages that belong more to your genre and throw them into what you do, without even noticing it. What you listen to reflects on what you do.
Actually, just listening to electronics you might even risk copying, which in the end is the worst thing a producer can do…
Definitely. If you shut yourself in just a few artists or genres, you really risk…for example: I’m from Milan, but I know that if I go to Naples for a week I come back with the accent of the place, and I do it involuntarily. I therefore realize that if one listens to three years of, for example, Daft Punk, it is clear that he is able to do that stuff involuntarily. It’s not that we listen to everything for a specific reason anyway…we’ve always done it. I did not receive a musical education from my parents, but they taught me to listen to everything, Luca and Mattia idem. So, we are multi-genre producers.
I feel like having to thank you because you woke me up from a moment when the “festival” music was a bit atrophied for me … did you feel the same way?
You know, many people tell us. We are incredulous that we were the ones to “rekindle the spirits”, we are incredulous especially because it was just a piece with this sound; before us, Benny Benassi succeeded with “Satisfaction” rather than Roger Sanchez, Erick Morillo. I must say that we have always had as myths these artists of the early 2000s, 1990s, were artists who made hits that went on the radio. We were able to do what we listened to, those house tracks a bit mainstream…we managed to make a track like that.
You’ve come up with really big names, but what would be the “life” collaboration?
Eh, we should agree with it, Mattia and Luca …
Come on, yours!
Eric Prydz or Deadmau5! We hope they catch the appeal, never say never!
This summer, after all, taught you. Speaking of a lot of minds…how does it work in your studio? In short, you are a trio, I guess it’s not always easy to coordinate the various heads…
The secret is that we divide up the tasks in a very natural way.I am the musician, the most creative one who maybe brings the idea, then there’s Luca who works more with machines, although we know how to use them all anyway and three, but he is a champion. Mattia instead with his experience as a resident is the DJ of the group, also because he is the one who is doing more dates, managing to have even the ear more “on the piece”, perhaps making us notice particularities on the drafting. We are very happy, even if I must confess that we are not in the studio very often, Mattia is on tour anyway and, when we can, we follow him. We say that we are in the studio when we have the inspiration, for me it doesn’t make sense to stay in the studio 24 hours a day, we did the best things just when we are inspired. For example, “Piece of Your Heart” was created in twenty minutes…
What?! I want to know everything!
We were doing a write session with the Goodboys, Luca put down the first agreements, Josh immediately started with the words, which are more or less the same ones you are listening to right now, and we suddenly came to the end of the verse. We were there for a moment, but we realized that something was missing, so I do: “Why don’t we try to make a chop instead of cut, sung?” And then Josh went to the cabin and said, “Well, do you think What? Sorry, just quickly. What if it’s? will work ”and starts singing. And that’s it, we pressed rec. Then in the finishing phase, we realized that everything was already going well. It’s a piece that was born right already. Speaking with other producers, who have made big hits, but also listening to an interview with Giorgio Moroder, in which he says that when things are born right and perfect, then they are the best things, we understand that when you are behind a piece and you feel that you are not turning, then you are doing something that is not working.
Exactly, it is immediately perceived when a product is mechanical
He actually says to skip, when you have the feeling that something is not working then you have to do something else, I don’t know, for example, going for a tennis match,…
Also because the role of the producer is precisely that of creating, in short, without creativity there is not even a producer … if a producer fails to create, then there is something quite wrong
I believe that everyone has creativity. In my opinion, it is a question of experience. Luca and I have been making records since 2000, the first record I produced came out in 2001, so there’s a lot of experience behind it, so many nights in the studio where we didn’t finish anything, but we had lost twelve hours, but those are the ones twelve hours you lose every night that make you understand that on one hand they skim those who want to do it seriously and those who want to do it because of fashion. So if you go ahead and anyway you realize the things you want to improve, in the end something good you combine it, but it takes a lot of self-criticism, you don’t have to think that since it’s a product of ours, then it’s beautiful, that’s a mistake, in my opinion, but we have to think that the record should not only please us and our friends, but also to others. There is a moment in which you realize that perhaps it is not the case to stay the hours in front of a machine, but maybe it is better to listen to so much music and throw down the idea when it comes to you.
But…if I had told the 2001 Simone that he would play at Wembley?
On the one hand we do not believe it even now, even the success of recent months is something that we have not yet realized, but on the other hand I cannot say that I would never have imagined it…you know the feeling of when you know that it is your way and you have to take it? So surely about Wembley, I would have taken it as a joke, but both Luca and Mattia have always been pretty convinced that we would have done something good. However, when you do things well, when you believe in it, when you work well, in the end something happens.
And it happened! Speaking of facts or numbers, what is the event that made you realize that “Piece of Your Heart” was becoming something so big?
So many events have happened so blatantly in these months that sometimes I forget even the various things that happened…
Well, I imagine that in these months you haven’t even had time to think…
Exact! Wembley, BBC1,…I have it! Certainly one of the moments when I realized what was happening was when we got global, when we were in front of people like Post Malone, Katy Perry, when I saw that it wasn’t just a flash in the fire…so many songs go global, they are there one day and then they go out…we have gone global and we still are. In addition to this, we understood it when maybe he tagged us a few VIPs, some actor or player who sang the song…
But is a song enough to get on the “Olimpo”?
Apparently, it would seem. However, you must always consider that it is a song that comes after 18 years of work, in the sense that it is not the first song we do. Behind this piece there are fifteen years of resident DJs, a thousand doors slammed in the face, people who have made fun of us (we found so many at the record level), tripping … but we went ahead, for the music. We don’t do it because we are masochists, we do it because we love what we do.
After this explosion I think it was still difficult to manage a little of everything around a hit, dates, festivals …
It all came together; we have the calendar closed until 2021. We have dates in incredible venues, like the Fabric in London, national events like the one that was at the Arena in Verona, Wembley, places we never imagined and that, in the end, they called us.
Everyone wants you!
It’s a time when yes…so many want us. Then of course we have our booking and we can’t go anywhere. Our sound is tech-house, so we go to certain places. It’s a good time for us.
Speaking of performances, one of my favorites is the one at Universal Music Studios in London, how did it happen?
It was born almost as the song was born, because it was conceived with us on keyboards and Josh who sang, so it was almost a repetition as the creation of the song…we are three DJs, but also three musicians, so behind the keyboards there we find it almost more comfortable than behind a console.
Are there any plans to bring this type of set on larger stages?
Absolutely, that will be Meduza’s second step. It doesn’t just want to be a DJ set, but something more.
I think it’s really important, because it’s a bit of a club experience that ultimately misses, it’s a different atmosphere…
Yes, that’s right, that’s it. In the future, not too far away, there is the goal of becoming, I don’t say an electronic band, because we are not, but something more than a DJ set.
Beyond this single, I know that you have also focused a lot on remixes. I know it may sound trivial, but what is the difference between the two?
Both are not easy, but in the singles you have more freedom…we could take the example of creating a person: you have to create the heart, the skeleton and then you have to put the clothes on, while the remix already has skeleton and heart, you just have to change the clothes, which is not easy anyway, because some clothes may not work well for some people. When you make a remix, you have to bring your sound, to be recognizable, but surely making a single is more difficult than making a remix. They are two different things and we like to do both, when we do a remix, we always try to make a club version, more suited to dancefloors.
Speaking of remixes, everyone has tried remixing “Piece of You Heart”, but what is your favorite?
The one of Joris Voorn, because he manages to combine simplicity and harmony of the piano, with something more Ibizan and partying. I have heard very beautiful remixes, even unofficial, but the Joris one, in my personal taste, is the best.
After all that you’ve done, do you feel the responsibility to do something bigger?
Certainly, it is not easy, but I think the approach of getting yourself to do a piece feeling the responsibility of having to do one even stronger, is a wrong approach, which does nothing but put anxiety and leads to nothing. Surely, we go on making music the way we like it, also because with “Piece of Your Heart” we did what we liked: if this thing has rewarded us … you know how they say, a winning team doesn’t change. We always keep these intentions: work in harmony, calmly, without too much pressure, even if inevitably when you enter these mechanisms there are pressures.
I imagine you have received several proposals of collaboration in these months…
Yes, a lot. Some went to port, others for stylistic differences have not succeeded, but surely we were pleased to receive proposals even from really big artists, that you do not expect to be writing to you on Instagram…
Was Becky Hill one of them?
We came into contact with Becky thanks to Universal, because she also works with them. We thought this track before “Piece of Your Heart”, we liked her immediately…
Well, she’s a big name of dance music
Yes, she is very good, in the studio she is a monster. She went into the studio and in twenty minutes we did everything.
You’d be able to compose a record in a week!
Well, 20 minutes for 10 tracks…in two hours we can make an album (laugh)
You are the dream of any label!
Four albums a month, not bad.