La nostra rinnovata partnership con uno dei festival alpini più attesi e interessanti come il Polaris, in programma dal prossimo 28 novembre a Verbier, ci ha regalato l’opportunità di intervistare uno degli act più attraenti della tre giorni: Terrence Dixon. Inevitabile ripercorrere le tappe e indagare le motivazioni che l’hanno costretto al ritiro e scoprire cosa l’ha spinto a tornare in studio per produrre nuovo materiale. Il ruolo fondamentale di Detroit nella sua carriera e una lettura personale della scena techno contemporanea sono argomenti difficili da affrontare con un producer famoso per essere schivo e riservato, noi ci abbiamo provato e Terrence non si è tirato indietro.
Ciao Terrence, grazie per questa intervista. Tutte le volte che leggiamo il tuo nome in un flyer, in un evento o in una semplice newsletter la nostra mente val al 2014 quanto un tuo post su Facebook non lasciava spazio all’immaginazione: “I’m retired after 20 years of making music. Thank you.” Wow, mi ricordo benissimo la discussione e lo stupore che queste poche parole avevano creato all’interno della nostra redazione. Cos’era successo? Perché avevi preso questa decisione?
Le motivazioni per cui mi sono ritirato in quel momento erano legate alla frustrazione e alla depressione dopo essermi accorto di aver passato trent’anni chiuso in una stanza; tutto quello che facevo era raggiungere a piedi il negozio di quartiere per prendere degli spuntini e tornare in studio, saltuariamente andavo a visitare mia madre. Dopo aver preso coscienza di tutto ciò ho pianto per ore senza controllo. Stavo piangendo mentre facevo quella dichiarazione, tutto era insopportabile!
Fortunatamente dopo qualche mese sei tornato a pubblicare nuovo materiale con il tuo alias Population One, un album a tuo nome “12,000 Miles Of Twilight”, vari EP e ancora un album per Tresor. Cosa ti ha fatto tornare la voglia di produrre e di ricominciare?
Una volta ufficializzato il ritiro ho iniziato a sentirmi solo, non avevo niente da fare, ho iniziato a dipingere paesaggi e spiare la vita dei miei vicini. Trascorrevo il mio tempo su YouTube guardando video stupidi o navigando su Fb, detto in poche parole ero così perso senza fare musica che stavo impazzendo. Ho visto Juan (Atkins ndr) in quel periodo e mi ha detto: “Vedremo quanto durerai senza fare musica” pochi giorni dopo sono rientrato nel mio studio e ho realizzato quasi 50 tracce in soli due giorni.
In ”We Take It From Here” pubblicato su Tresor hai collaborato con Thomas Fehlmann, com’è stato lavorare con lui? Due mondi opposti che si incontrano per creare qualcosa di inatteso, è stato difficile?
Quando sono entrato negli High Bias studio di Detroit e l’ho visto li ho detto “wow”, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era “Jazz is the teacher” su Metroplex. Da lui ho imparato l’importanza della pazienza in studio, quando iniziavo ad essere frettoloso lui mi diceva “Terrence rallenta”, io mi fermavo e lo guardavo lavorare duramente, più lavorava, più tempo impiegava e più il risultato migliorava, tutto suonava meglio. Riesce ad essere elegante anche mentre produce, un producer a gambe incrociate in pieno relax non l’avevo mai visto prima. Faremo un altro disco insieme ma questa volta a Berlino, lavorare con lui è stato un grande sogno diventato realtà, seriamente!
Gli addetti ai lavori e i tuoi fan sanno benissimo quanto tu sia una persona riservata, che non ha mai gradito esporsi troppo o vivere “sotto i riflettori”. Detroit ha influenzato la tua vita e la tua personalità, com’è stato crescere in una città cosi complicata e che tipo di rapporto hai con le tue origini?
Si, ho sempre apprezzato ascoltare la musica senza sapere chi l’avesse prodotta, ho ascoltato per anni i Cybotron senza sapere chi fosse Juan e che aspetto avesse, è stato speciale. Camere, riflettori, interviste ed apparizioni pubbliche continuano ad essere situazioni difficili, essere obbligato a mostrarmi per esibirmi è sempre stato complicato per me ma da quando ho superato questo limite ho scoperto nuove emozioni. Anzi sento di dover chiedere scusa se qualcuno dei miei supporter si è sentito offeso da questa cosa, dal potermi solo ascoltare ma non vedere, conoscermi. Ovviamente la mia musica è stata influenzata dal decadimento e dall’abbandono che mi circondava, quelli che ora sembrano cliche sono in realtà le cose che mi hanno influenzato di più: l’uomo sorridente anche se senza denti all’angolo, la ragazza che è rimasta incinta per sbaglio, il pusher che voleva comprarsi una Mercedes, gli impiegati costretti a lavorare dietro ad un vetro anti proiettili, i cani abbandonati… queste sono le cose che hanno concretamente influenzato la mia musica. Ora tutti parlano del centro di Detroit che sta migliorando ma nessuno dice che la situazione nei quartieri periferici è esattamente la stessa.
Qualche giorno fa controllando la mail ho visto “Nina Kraviz Presents MASSEDUCTION Rewired” e spulciando le press info ho visto che ci sarà anche un tuo remix a nome Population One, è stato sorprendete. Com’è stato remixare “Pills”, conoscendo l’originale dev’essere stata una bella sfida.
Mi piacciono le sfide e amo Nina.
Proprio in questo LP di remix sarai affiancato da molti produttori techno del momento. Qual è il tuo rapporto con la scena moderna? Trovi ancora passione e anima nei promoter, nei clubber, nei producer o il business e i social media stanno prendendo il sopravvento?
Si, puoi ancora trovare dei puristi quasi ovunque, quando io ho iniziato a produrre musica non pensavo fosse un business, volevo solo che Kevin, Juan o Derrick conoscessero il mio nome e apprezzassero il mio lavoro. Locali quali Shelter di Amsterdam, Tresor, Closer, Marble Bar, Bassiani, Bossanova NYC o lo Smart bar di Chicago continuano a fare un lavoro eccelso per promuovere la scena. I social media sono fondamentali, MySpace ha salvato la mia carriera, purtroppo non ne capisco e non conosco il lato commerciale tanto da poterlo analizzare. Sto ancora imparando.
Tra poche settimane sarai ospite del Polaris festival, dove ti esibirai con il tuo live già proposto all’Unsound Festival, al compleanno della Tresor Records, ad Atonal, Dekmantel e Printworks, wow! Che tipo di live è? Hai uno schema, uno scheletro su cui lavori in studio prima di iniziare il tour o hai semplicemente i tuoi suoni, le tue librerie e ti lasci trasportare dall’energia del pubblico e creare qualcosa di nuovo concerto dopo concerto?
Non so davvero cosa sto facendo, trovo ci sia una grande differenza nel produrre tracce e nel esibirmi sul palco. Sto ancora imparando e devo dare credito a Mills che riesce a fare perfettamente entrambe le cose da così tanti anni. Lavoro su improvvisazione e sperimentazione cercando di capire cosa non è mai stato fatto in un live di musica elettronica, mi piace approfondire a riguardo. Suonare in tutti quegli enormi palcoscenici mi ha permesso di crescere live dopo live direttamente sul palco, è stato come trovarsi direttamente catapultati dallo studio di casa di fronte a centinaia a volte migliaia di persone, necessaria umiltà! Sono sempre stato critico, ultimamente molto meno.
Qual è il tuo set-up per i live? Una macchina a cui non potresti mai rinunciare?
In questo momento tre MC-303 insieme a Maschine, vanno tutti insieme senza midi o cues.
Dopo trent’anni di carriera ti trovi meglio in studio immerso nella tua solitudine a produrre brani o preferisci l’atmosfera caotica di club, festival e l’energia che il pubblico ti trasmette? Dovremmo aspettarci nuovo materiale?
In studio immerso nella solitudine, adoro stare da solo! Sì, nei prossimi due anni arriverà del nuovo materiale: From The Far Future Pt. 3 su Tresor, un album per Rush Hour, un album o un EP per Trip e altro materiale su Metroplex e KMS.
ENGLISH BELOW
Hi Terrence, thank you for join us. Anytime i see your name in a news, email or flyer my mind step back to the 2014 when a brief statement on your Facebook said: “I’m retired after 20 years of making music. Thank you.” Wow, i perfectly remember how our staff was sad about reading that, what was happening? Why did you make that decision?
Well the reason why I retired then was because of frustration, depression. I was in one room for 30 years all I wanted to do is walk to the neighborhood store to get some snacks and right back in the studio, other than going to visit my mom. Once all that dawned on me it made me cry out of control for hours, I was crying so hard while making that statement, it was almost unbearable.
From a little later, fortunately, your work in the music industry started again before with your Population One alias and after as a Terrence Dixon with a new album, “12,000 Miles Of Twilight”, some EP’s and again a new album on Tresor. What made you go back the desire to produce?
Well once I retired I started feeling lonely, nothing to do, I even started doing landscaping at my home, I was getting in my neighbors business or on YouTube just browsing silly things, being on fb all the time and basically i was so lost without making music that I almost drove myself insane. I seen Juan during this time and he told me “We will see how long you last without doing your music”, so finally one day I went into my studio and made close to 50 tracks in two days.
Just in “We Take It From Here” for Tresor you collaborated with Thomas Fehlmann, what was it like working with him? Two worlds that met creating something unexpected, was it difficult?
Well when I walk into High Bias studios in Detroit, there he was, I was like “Wow”, all I could think of is the track “Jazz is the Teacher” on Metroplex records. I learn a lot of patience in the studio from him, when I wanted to rush he was like “Slow down Terrence” then I sat back and watched him and he works very hard to get it right, it’s was sounding better the more time he took. This man is the coolest in the studio, making track while having his legs crossed, so classy and relaxed. I never seen that before. We are going to make another record..but this time in Berlin. working with him is a huge dream come true, seriously!
The insiders and your fans already know you as a very reserved person, who has never liked to expose themselves too much or “stand in the spotlight”. Detroit influenced your music and also your personality, how it was growing in a city so complicated and now what kind of “relationship” you have with your origins?
I always liked it when you didn’t know who made the music, you only heard it, it was years of hearing Cybotron and I didn’t know how Juan looked, and that was so special. Cameras, lights, interviews and even public appearances is still sort of hard for me to do. Showing my face and playing shows was something that i never wanted to do but since I’ve been doing shows I have become emotional about it, as if I treated my supporters wrong all these years not doing shows, no interviews, never seen only heard. I wanna apologize if I offended anyone when I was in my shell.
My music was influenced by the decay abandon buildings of course, that now sound cliche to me, it’s the people who influence me the most: that man on the corner with no teeth but still smiling, that little girl made a mistake and got pregnant, that boy selling drugs to get a Mercedes, the store clerks working behind bullet proof glass all day and night, the abandon dogs..thats really my influences in Detroit! Right now they say Detroit is getting better, what they don’t tell you is it’s only getting better in the center, downtown in the neighborhoods it’s still very bad.
A few days ago, checking the e-mail, I saw the “Nina Kraviz Presents MASSEDUCTION Rewired” press-kit, scrolling through the tracklist, I noticed that there will be your remix as Population One inside, it was nice to find you in the tracklist. How was working on “Pills”? Knowing the original song it must have been a challenge.
I love Challenges and I love Nina.
In this remixes LP you will be joined by many “modern” techno actors. What is your relationship with the current techno scene? Can you still find soul and passion in clubbers, clubs, artists and promoters or do you think that business and social media exposure have taken over?
Yes you can still find a purist in almost anything still. When I first started making music I didn’t realize it was a business, I just wanted Kevin, Juan and Derrick to know my name. The Shelter in Amsterdam, Mighty Tresor, Closer, Marble Bar, Bassiani, Bossanova NYC, Smart Bar in Chicago just to name a few clubs still doing it right. I think social media was good for the scene, Myspace saved my career but i don’t understand the business side of this and I don’t understand enough to comment on the business part of this, i’m still learning myself.
In a few weeks you will be a guest of the Polaris festival where you will perform with your live you already played at the Unsound Festival, at Tresor Records birthday party, Atonal, Dekmantel and Printworks, wow! What kind of live do you propose? Do you have a scheme, a skeleton which you work on in the studio before starting the tour or do you simply have your sounds, your libraries and let yourself be carried away by the energy of the audience and create something new gig by gig?
Right now i really don’t know what i’m doing, it’s a big difference in making tracks and performing on stage, i’m still learning and i have to give Mills credit for being able to do both on a high level for so many years. I’m all about improv and experimentation, figuring out what hasn’t been done on the electronic music stage and even go deeper. Playing all those huge shows grew me up overnight on stage in front of everyone, it was like straight from the home studio, to being in front of hundreds sometimes thousands of people humble pie indeed. I use to be really critical of artist sets, but not now.
What is your setup for this live? One that you could never give up?
Right now three MC-303’s along with Maschine, all going at the same time using no midi or cues
After thirty years of career do you find yourself better in the studio immersed in your solitude to produce tracks or do you prefer the chaotic atmosphere of clubs, festivals and the energy that the public transmutes to you? Should we expect new material?
In the studio immersed with solitude not even close, i love to be alone! Yes new material indeed from “The Far Future pt.3” on Tresor, an album for Rush hour, an album or EP for Trip, Metroplex and KMS.