Già ci aveva incantato due anni fa, Set Up!, il festival a cadenza biennale che si svolge in una location incredibile come Punta della Dogana, a Venezia: posto già magico di per sé (la “porta d’ingresso” al Canal Grande, ristrutturata tra l’altro con gusto e misura), ma poi quando vedi che per arrivarci devi passare di notte davanti ad una delle chiese più belle al mondo – Santa Maria della Salute – allora proprio ciao, questa cosa da sola vale il viaggio, credeteci.
…il viaggio, però, te lo arricchisce e parecchio il festival di per sé. Lo fa in primis per l’approccio: multidisciplinare, con attenzione non solo al “nome” da piazzare sul palco e alla forma-concerto ma con invece un accento su approccio olistico, performativo, dove si intersecano anche danza, concettualità, gusto della sorpresa e della creatività. E lo fa perché comunque la qualità della line up è altissima.
Quest’anno poi è anche particolarmente coraggiosa: se due anni fa c’erano dei ganci “facili” (ma ovviamente di qualità) come Laibach, Mouse On Mars e Matthew Herbert, quest’anno in questo spot possiamo infilare forse solo Omar Souleyman (file under “divertentismo”, via) e magari un’artista che invece siamo molto, molto curiosi di vedere alla prova, Kelly Lee Owens: una che poteva entrare nel circo del clubbing-che-conta (e che remunera) visto come è stata introdotta nella scena da Daniel Avery, ma che invece ha scelto una via più sofisticata e preziosa, “abbracciata” non a caso da una label fantastica come la norvegese Smalltown Supersound. Poi sì, parlando di nomi “nostri” rientra decisamente in questa categoria anche Awesome Tapes From Africa, che peraltro è sempre un piacere da sentire con la sue gemme afro-dance-psichedeliche. E ci rientra pure Sama’, dj che dovreste assolutamente conoscere (e che vi abbiamo presentato per bene già da un po’).
La trama tuttavia s’infittisce, o meglio, diventa più sofisticata, sperimentale e di ricerca nel momento in cui si mette in campo l’”afro futurist dark rap” (copiamo la definizione dal comunicato stampa: è efficace, e rende) di Moor Mother, già lodatissimo da The Wire, oppure le architetture dritte ma al tempo stesso sperimentali e “concrete” di WOWAWIWA (Alma Söderberg, Hendrik Willekens) o il sodalizio di Toy Tokyo e Marco Scipione, o l’indie pop astratto e sperimentale di Ätna e Greener Grass: tutti insieme concorrono a formare quello che già in passato era stato un tema forte di Set Up!, ovvero la musica che sfugge a precise catalogazioni ma assume a sé le forme del pop contemporaneo frammentandole però e mutandole in detriti un po’ alieni, un po’ feroci, un po’ delicati, un po’ giocosi. Tradotto in parole più semplici: non accontentatevi della “solita” cosa e di ciò che rassicura le vostre conoscenze, sfidate voi stessi e (ri)scoprite il piacere dell’arte, non solo delle proposte di mercato, ma fatelo con gioia, non con sguardo accigliato da intellettuale snob.
Peraltro, come accennato, la “espansione” espressiva di Set Up! si gioca anche sulla danza: e siamo veramente curiosi di vedere la performance di Nora Chipaumire e del suo “#FUNK100%POP*NIGGA” (il titolo dice già tutto) così come quella del gruppo MK.
Se per caso state pensando “Bello, interessante, ok, ma sono le solite robe da intellettuali che interessano i soliti quattro gatti” beh dovete scrostarvi di dosso la pigrizia mentale perché in realtà già entrambe le date di Set UP! – 7 e 8 febbraio – sono sold out, e nell’evento Facebook nei post di commenti si è scatenata la corsa a “A chi avanza un biglietto?” manco si trattasse di una Boiler Room a capienza ridotta. Segno che la qualità, quando svolta a modo e comunicata bene, paga. Complimenti a Palazzo Grassi, l’illuminata entità che sta dietro a Set Up! e lo realizza, e che soprattutto ha dato fiducia alle idee e alla competenza di Enrico Bettinello (c’era lui dietro al periodo d’oro del Teatro Fondamenta Nuove, per dire). Festival come questo sono un patrimonio di tutti. Esattamente come Venezia. Non vanno sporcati con la dozzinalità e l’appiattimento – e di dozzinalità ed appiattimento, a Set Up!, proprio non ce n’è.
Foto di Matteo De Fina (edizione 2018)