Non sarà né il primo né l’ultimo artista che farà sold out al Forum di Milano, sia chiaro; detto questo, resta comunque un dato molto, molto significativo il fatto che Liberato abbia venduto tutti i biglietti per la sua data al Forum – ora infatti se ne aggiunge una seconda, come appena annunciato via Facebook.
Perché tutto questo è significativo? Permetteteci di rimandare ad un nostro articolo di un paio di mesi fa, in cui spiegavamo come l’artista napoletano e il suo entourage stessero alzando il livello della sfida, annunciando una data in una venue grossa – la più grossa d’Italia per i concerti al chiuso – e con prezzi assolutamente non popolari. Quindi, un bel redde rationem: se sei un bluff, quando la puntata è così alta devi comunque scoprire le carte.
Le carte si sono scoperte gran bene. Sì, può anche essere che la conformazione scelta dalla produzione di Liberato per il concerto per quanto riguarda il forum fosse quella a capienza ridotta (quindi con sold out a ottomila persone o meno, invece che dodicimila e passa), ma questo non sposta l’essenza del discorso. Ha scommesso forte, ha scommesso rischioso, e ha vinto. Più normale che questo accada per artisti abbracciati in tutto e per tutto dai media mainstream e dal sistema delle major, atipico invece succeda per chi ha sempre lavorato “a margine” rispetto a questi circuiti. La musica italiana sta cambiando, è cambiata. Nuovi equilibri, nuovi assestamenti.
E’ cambiata così tanto che gli artisti cosiddetti indipendenti importanti di oggi possono ambire a numeri importanti, mentre gli artisti cosiddetti indipendenti importanti di ieri nel 2020 vanno a Sanremo col cappello in mano ad azzuffarsi e poi, il giorno dopo, corrono a piangere chi dalla D’Urso chi da Mara Venier – ogni riferimento a Morgan e Bugo è voluto, ovviamente. Prima di lamentarvi da posizioni di “retroguardia” del successo di Liberato e della supposta “operazione di marketing e non di musica”, fatevi prima un ragionamento su questa cosa qui. Sic transit gloria indie (quello “vero”). Peraltro, se chiedete a noi, Diodato è uno dei migliori vincitori di Sanremo possibili, così come lo era Mahmood l’anno scorso. E anche quest’anno Dardust ha fatto un bel lavoro – molto contemporaneo – per Elodie e Rancore. Per dire. Insomma, ragionare sempre per automatismi “so 90’s” sulla musica potrebbe non essere la chiave interpretativa migliore per capire e leggere il presente. Per fortuna.