Finalmente arriva il primo segno di vita – con un teaser semplice ma stiloso – del “nuovo” Cocoricò, pardon, Cocco, come suggerisce il filmato medesimo. Con esso, arriva l’annuncio della prima data: 12 aprile 2020. La promessa di riaprire per Pasqua evidentemente sarà rispettata, e questo è un primo bel passo nella direzione giusta. Il teaser lo potete vedere qui sotto:
Ma non solo Cocoricò. Chi vive in Riviera o chi in lavora piazza il suo centro lavorativo gravitazionale, sa che sono tante le cose che si stanno muovendo. Sa ad esempio che rinasce un altro tempo storico: se il Cocco è stato preso sotto le amorevoli e seriamente professionali cure di Enrico Galli (già patron dell’Altromondo e di altre solidissime realtà della zona), il Prince torna fra noi grazie ad un intervento esterno, ovvero la joint venture “veneta” tra Tito Pinton (il deus ex machina del Muretto) e Giuseppe Cipriani (il figlio del leggendario Arrigo, una dinastia famigliare nota nel mondo, per quanto riguarda la ristorazione di qualità e d’alta classe). Peter Pan e Villa Delle Rose non hanno mai mollato il colpo, e ovviamente in questa prossima estate ci saranno pure loro.
Insomma: ad un certo punto sembrava che la Riviera fosse destinata a diventare una vallata fantasma, tolti i pochi eroi resistenti, dove sentire (ri)vivere il clubbing solo sotto forma di ricordo nostalgico, intrisa dei racconti di quando Ibiza non era un cazzo e tutta l’Europa sciamava a Rimini o Riccione. Portando anche un patrimonio di idee, di entusiasmo brutale, di stile, di energia allucinata, di sorprese, di carisma, di visioni innovative, di superamento delle convenzioni. Qualcosa che manca assai a chi tutto ciò l’ha vissuto (e come non potrebbe), ma manca anche a chi ne ha solo sentito parlare, o ne ha vissuto solo le ultime, poco significative code. E ora? Ora che succede? Sta per tornare tutto? Evviva evviva?
Sinceramente, pensiamo di no. Sinceramente, certe dinamiche, certe suggestioni, certe sortite leggendarie non crediamo possano tornare. O meglio: non possono tornare esattamente come erano prima, nelle stesse forme, con gli stessi protagonisti, con lo stesso pubblico. Anni nuovi vogliono simboli nuovi, suoni nuovi, energie nuove.
Ora: a capo delle realtà rivierasche vecchie o nuove ci sono professionalità eccellenti, che non hanno certo bisogno di farsi imboccare su cosa fare o cosa non fare. Ma, da osservatori, ci piace pensare e un po’ ci piace pure sognare. Quella che abbiamo davanti è una opportunità unica: un “ripartire da zero”, una situazione in cui di sicuro non puoi fare peggio di quello che c’era prima – i lunghi anni della crisi, che hanno portato a far cadere quasi tutti i templi storici del divertimento uno dietro l’altro, in un lungo, inarrestabile declino – e questa accidenti è una fortuna incredibile. In-cre-di-bi-le. Puoi ripartire da basi nuove. Puoi settare delle regole differenti. Puoi tornare ad essere creativo, a creare immaginario: qualcosa in cui Riccione e la Riviera sono stati campioni negli anni ’80 e ’90 e che poi è via via scolorito in “amministrazione del divertimintificio”, un’amministrazione routinaria, soprattutto una amministrazione prima redditizia e poi via via sempre meno (sotto anche i colpi della politica, che capendo che il loisir in chiave club culture non era più vitale e trainante ha ben visto di prenderlo a picconate per mera convenienza elettorale, spolpandone i resti lì dove possibile e tenendo a bada i resistenti da posizioni di forza).
…e allora, ci siamo immaginati una serie di cose, innanzitutto, secondo noi sarebbe meglio “non fare”. Cosa “fare”, invece, come si diceva, è compito appaltato a chi opera sul campo e per fortuna chi opera sul campo di esperienza ne ha e buon gusto pure, non sono avventuristi dell’ultima ora e non sono nemmeno capitali russi o arabi che vogliono trasformare tutto in una scintillante vetrina ad uso di sceicco od oligarca puttaniere e cocainomane, con la scusa che così si moltiplicano i profitti e minimizzano i problemi “di massa” (…ehi Ibiza, ci stai ascoltando?). Ma ecco, qualche cosa da “non fare”, come desiderio, ci viene in mente. Yes. Non è rivolta specificatamente al Cocco o al Prince, o al Peter o alla Villa, o a questo o quello. Vale invece per tutti. Elenchiamo?
Via, partiamo.
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NON FARE IBIZA
La tentazione è forte: pur con qualche scricchiolio, il sistema-Ibiza funziona e fornisce dividendi da oltre un vetennio ormai. Ma se la Riviera prova a fare Ibiza, ne sarà sempre una brutta copia per famiglie, una Santa Eularia che vorrebbe essere Eivissa ma che, se le va bene, è solo la parte più banale di Sant Antoni. Con l’appeal della provincia dell’impero. Replicare a Rimini o Riccione party, situazioni, dinamiche baleariche sarebbe forse non un errore in senso stretto, ma di sicuro un’occasione persa per creare qualcosa di nuovo e duraturo davvero.
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NON VIVERE NEL PASSATO
Quando la collina si riempiva di gente folle di festa ed adrenalina, non solo non c’erano internet e Netflix, ma non esisteva nemmeno la musica in streaming, la techno la sentivi solo nelle cassettine di contrabbando e razziando pochissimi negozi specializzati, i dj migliori erano figure esoteriche quasi impossibili da vedere altrove. Mentre oggi di podcast in giro ce ne sono pure troppi, e Garnier – per citare il più bravo di tutti – suona ovunque, se un minimo ti sbatti almeno un paio di date italiane sue all’anno le vedi, senza nemmeno fare troppo chilometri. Col risultato che un tempo era molto più facile avere un pubblico, pure entusiasta ed estasiato; oggi te lo devi sudare molto più. Ed è un pubblico diverso. Con cui parlare diversamente rispetto alle dinamiche – scintillanti ma semplici ed immediate – di prima.
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NON VIVERE (SOLO) NEL PRESENTE
Al tempo stesso, Rimini e Riccione devono tornare a “creare immaginario”, nel clubbing. Il loro capitale intangibile, il loro vantaggio competitivo è andato scemando quando la Riviera ha preso a fare quello che facevano tutti gli altri, con l’illusione di poter vivere in eterno sulle ali delle glorie, del vantaggio competitivo e del capitale intangibile passato. Quindi ecco: se per andare sul sicuro fai d’estate un copia-incolla di quello che di solito funziona d’inverno (o ha dimostrato di funzionare, d’estate, da altre parti d’Italia) forse ti salvi i conti e minimizzi e rischi, ma tempo tre anni torni di nuovo ad affrontare i morsi della crisi. Più impietosi ancora. Devi immaginarti altro. Devi immaginarti il nuovo. E devi mettere in conto di investire per farlo.
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NON IGNORARE I CAMBIAMENTI SOCIALI
Oggi si è ambientalisti un po’ per moda (ciao, Greta!) e femministi un po’ per moda (Achille Lauro docet), ciò non toglie che la grande ascesa sulle tematiche ambientali e della parità di genere sono un fenomeno a prescindere positivo e benefico, di cui sempre più persone si rendono conto e sempre più persone si convincono a cavalcare. Una giusta causa. Sarebbe bello respirare nella “nuova Riviera” un clubbing attento agli sprechi (dalla plastica a mille altri aspetti) e dove sia semplicemente naturale che donne e uomini siano in pari numero. Il clubbing “solo braga”, per dirla all’emiliana, sfottuto anche da Hawtin commentando una sua foto al Cocco di qualche anno fa, speriamo diventi un brutto ricordo. E non solo perché le donne le fai entrare gratis o le fai pagare meno, no, il club perfetto per quanto ci riguarda è quello dove uomini, donne e chiunque altro pagano uguale e hanno la stessa voglia di esserci, di divertirsi, di vivere una esperienza particolare e si sentono sicuri allo stesso modo. Secondo voi Mancuso, al Loft, metteva ingresso-ridotto-donna con l’idea che magari tirava qualche pagante in più? Ecco. Ad ogni modo, il suggerimento è: non avere paura di affrontare, ascoltare, abbracciare i cambiamenti più “progressisti” della società. Il clubbing migliore, scusate, nasce da lì. Parlano i fatti.
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NIENTE VIOLENZA
“Grazie al cazzo”, sentiamo i vostri commenti, “dire ‘Niente violenza’ è come volere la pace nel mondo e la fine della fame, è una banalità superficiale”. Allora. Vorremmo che la violenza venisse a mancare non solo in pista – e basta con le risse, sono davvero robe da subumani, ma non vi vergognate a provocarle? Non vi sentite, nel 2020, degli sfigati fuori tempo massimo? – ma anche nei rapporti tra personale e clubber, tra proprietà concorrenti, tra addetti ai lavori. Non nascondiamolo: nei decenni passati, c’era anche un sottile e perverso senso di godimento della violenza quando si portava avanti un’impresa notturna. Bastoni fra le ruote ai concorrenti, locali incendiati, raid punitivi, teste calde “pilotate” nei giardini altrui: molti hanno fatto così, e si sono creduti “furbi” nel farlo. Non capendo – ma forse qualcuno l’ha capito, fuori tempo massimo – che così si è segato il ramo stesso su cui stava appollaiato. Facciamo che ora basta?
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NIENTE PR*
*fateci spiegare meglio
In realtà no, non vogliamo criminalizzare i PR, né vogliamo la loro scomparsa: il loro è stato, in molti casi è e potrebbe soprattutto in futuro essere assolutamente determinante nel creare una rinascita “bella” in Riviera. Sono il primo contatto col pubblico, sono quelli che coinvolgono i distratti, sono quelli che possono settare la “vibra” giusta prima ancora che la settimana cominci, sono quello che facendo da motore economico possono permetterti di lavorare per bene sui particolari più preziosi. Quello che non vogliamo più sentire sono i PR che diventano una macchina da fatturato fredda ed inespressiva, i PR che dettano legge sulle programmazioni su quale dj funziona e quale no (con le proprietà che li ascoltano supinamente), i PR che vendono biglietti indifferentemente per questo o per quell’altro, tanto l’uno o l’altro pari sono. Se vediamo ricomparire tutto questo, è subito chiaro che questa rinascita della Riviera si sgonfierà in fretta, si ingrigirà in fretta; starà in piedi, magari, ma senza squilli, senza colpi d’ala.
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NON LEGGERE QUESTO ARTICOLO
…oddio, se sei arrivato fino a qui vuol dire che l’hai letto. Ma ora che l’hai letto, ora che su alcune cose magari eri d’accordo su altre invece no, che tu sia clubber o organizzatore o barista o PR o addetto ai lavori o assessore c’è una cosa che devi fare: muovere il culo e tuffarti in questa nuova fase, contribuendo a renderla “nuova” davvero, stando al fianco di chi ci sta rischiando del proprio per rimettere in moto le cose in una certa maniera, non solo facendo cioè residence per famiglie. E’ una grande occasione: dopo anni e anni, la Riviera torna essere al centro dell’attenzione e di una serie di investimenti legati al clubbing, aka la cultura e il fenomeno sociale che venticinque, trenta anni fa in Riviera ha cambiato la vita di decine di migliaia di persone, in meglio. Lo ha fatto anche solo con una serata da sogno, anche solo con una serata esagerata, anche solo spingendoti a fare qualche cazzata veniale. Ma meglio una singola serata esagerata o una cazzata che non danneggia davvero nessuno, di un’intera vita asettica passata a racchiudersi in una serie di stupide paure & “chiusure” imposte dalla politica e dalla società più retriva (e più ipocrita). Forza, Riviera.