Risposte sincere e interessanti quelle di Carlo Whale al fuoco di domande targato Giant Steps. Dopo anni dedicati al conservatorio e alla parte più teorica della musica arrivano le prime produzioni e le prime soddisfazioni internazionali, tracce supportate al Tomorrowland release che si fanno notare e anche, come ci racconta lui stesso, le prime “ansie” da prestazione. Il consiglio che vi diamo sempre è quello di ascoltarvi il mixato che Carlo ha preparato per noi mentre, grazie alle nostre domande, scoprite curiosità e tappe fondamentali della sua giovane carriera, buon GS!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Tornando indietro nel tempo, posso raccontare che sin da piccolo sono sempre stato circondato dalla musica: mia madre per esempio aveva, e ha tutt’ora, l’abitudine di fare le faccende domestiche con la disco anni 70 come colonna sonora. Questo genere e la musica in generale non mi hai mai particolarmente impressionato fino a quando ho sentito “Le Freak” degli Chic. Questa traccia mi ha colpito particolarmente e nella sua semplicità non mi hai mai stancato, anche se penso di averla ascoltata un migliaio di volte se non di più. Da allora il mio interesse nei confronti della musica è cambiato per sempre.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Quando ho scoperto le DAW, nel 2011. Mi ricordo perfettamente il giorno che ho messo casualmente le mani sul programma che uso tutt’ora Ableton, e ne sono rimasto folgorato. Da quel giorno ho pensato che la musica sarebbe diventata il mio hobby preferito e, chissà, un giorno avrebbe potuto trasformarsi in un lavoro a tempo pieno.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Agli inizi seguivo i trend musicali del momento… Quando mi sono reso conto che stavo solo copiando altri artisti senza metterci nulla di mio ho iniziato a pensare che non ne fossi capace e che forse la produzione musicale non facesse per me. Ero sul punto di smetterla, di dedicarmi ad altro, ma poi ho deciso di iscrivermi al corso di Musica Elettronica del conservatorio di Cagliari e qui, nonostante gli insegnamenti fossero improntati principalmente sulla musica atonale e dodecafonica, mi si è aperto un mondo che mi ha fatto capire tante cose e da allora il mio rapporto con la musica è cambiato radicalmente, ho iniziato a spingermi verso la ricerca di una sonorità originale.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Sinceramente credo che il passo importante debba ancora compierlo. Ci sono stati diversi “passettini” piuttosto rilevanti, che hanno avuto la loro parte nel farmi arrivare fino a qui come vedere Kölsch suonare le mie tracce al Tomorrowland, ad esempio. Stavo guardando la diretta da casa e per poco non cadevo dalla sedia, è stata una cosa totalmente inaspettata, non riuscivo a crederci. La mia prima data all’estero, la scorsa estate ad Istanbul: ho suonato per due ore davanti a più di mille persone che conoscevano tutte le mie tracce e ad ogni drop facevano un casino pazzesco, è stata un’emozione indescrivibile. Entrare stabilmente in un’etichetta rispettata come Einmusika è sicuramente stato un altro passo molto importante per la mia crescita artistica, come anche essere scelto da BOg per far parte della compilation Voyager della sua label Atlant. Diciamo che credo molto nei piccoli passi, nel costruire le cose belle con pazienza e costanza.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Tra la mie più grandi passioni sicuramente il tennis-tavolo che ho praticato a livello agonistico per circa dieci anni. Anche se molti lo considerano uno sport “minore” per me è stato un passaggio importante: oltre ad avermi regalato grandi soddisfazioni agonistiche mi ha insegnato come la caparbietà e la mentalità giusta ti possa portare ad ottenere degli enormi risultati. Questo insegnamento me lo porto dietro, nella musica e nella vita di tutti i giorni. Oltre a questo sono un appassionato di film, dai quali traggo tanta ispirazione.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non sento di avere grossi rimpianti, fino ad ora. A volte vorrei aver cominciato prima a fare musica, mi capita di vedermi un po’ “in ritardo” rispetto ad altri sulla tabella di marcia. Ma in fondo ognuno ha il suo percorso ed è giusto compierlo senza troppe forzature, no?
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Lucio Battisti – “Una giornata uggiosa”
The Smith – “Bigmouth Strikes Again”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Il cacciatore (The Deer Hunter) di Michael Cimino
Metropolis di Fritz Lang
Taxi Driver di Martin Scorsese
Match Point di Woody Allen
Pulp Fiction di Quentin Tarantino
Tra i libri invece scelgo Sessanta racconti di Dino Buzzati.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Orgoglioso forse non ancora, ma sicuramente sono soddisfatto di tutto il percorso artistico che ho svolto finora vivendolo sempre con molta curiosità, non smettendo mai di imparare e cercando sempre di la qualità delle mie produzioni.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
La vivo bene, nel senso che l’onnipresenza del web è palese ed innegabile ma sta anche all’utilizzatore cercare di non farsi travolgere e annegarci. L’utilizzo di internet e la visione che si ha di quest’ultimo dipende molto, secondo me, da come ci si approccia allo strumento su base individuale. Per quanto riguarda la musica, ad esempio se da un lato è un mezzo di scoperta potenzialmente infinita ed un eccezionale strumento di promozione, esiste anche l’altra faccia della medaglia: tutto dura pochissimo e l’attenzione nei confronti di un contenuto diventa minima, perché ce n’è subito un altro da guardare/sentire, poi un altro ancora e così via. Un altro esempio lampante riguarda l’informazione, verso la quale si tende ad essere sempre più superficiali per sopperire alla velocità con cui deve essere fornita e fruita… La tendenza quindi è inevitabilmente quella di approfondire meno i contenuti, anche dalla parte dello scrittore ma soprattutto dalla parte del lettore. Più approfondimento, un po’ meno meme e video di gatti. Senza abbandonarli del tutto, sia chiaro, non facciamo gli ipocriti. Anche il cazzeggio vuole la sua parte, alla fine.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sono poche le persone con le quali sento una vera affinità musicale, una è sicuramente mio fratello: non è un producer né un dj ma ha studiato musica e ha grande gusto e cultura musicale. Condividiamo molto a livello musicale, gli mando sempre i miei work in progress per avere la sua opinione e i suoi consigli e molto spesso discutiamo di dischi e nuove uscite di qualsiasi genere. Un altro con cui sono molto in sintonia è Riccardo Derio, in arte TheRio: Riccardo è un caro amico e un produttore straordinario. Con il suo progetto produce trance, ma è in grado di fare qualsiasi genere. Qui a Cagliari è un punto di riferimento, moltissimi ragazzi frequentano il suo studio. Ho imparato tanto da lui, ci scambiamo spessissimo opinioni sui nostri lavori anche in maniera molto critica e questo ha sicuramente influito sui nostri rispettivi percorsi.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
In ambito “lavorativo” senza dubbio gli attimi che hanno preceduto il mio set ad Istanbul, l’anno scorso. Improvvisamente ho iniziato a stare malissimo, mi è venuta una nausea mai provata prima e mi sentivo mancare. Sono scappato nel bosco dietro il mainstage del festival con un mio amico che mi rincorreva, io lo chiamavo urlando e lui non capiva se volessi che stesse lì o che andasse via. Lo stage manager e i ragazzi del festival ci cercavano, di lì a poco sarei dovuto salire in consolle e non avevo idea di come ne sarei uscito. È stata una mezz’ora veramente surreale, poi fortunatamente mi sono ripreso ed è andato tutto bene.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
La cosa che in assoluto mi da più fastidio della “scena italiana”, almeno per quanto riguarda il genere che faccio, è che una vera scena esista soltanto sulla carta. Se da una parte è vero che ci sono moltissimi artisti e organizzazioni, dall’altra noto che questi raggruppamenti sono molto chiusi verso il loro interno, si crogiolano nel proprio giro guardando non senza sentimenti di superiorità e con un po’ di sospetto chiunque sia fuori dalla cerchia, della serie “noi siamo noi e voi non siete un cazzo”. Si fa molta fatica a sfondare muri del genere, anche solo per fare quattro chiacchiere tra artisti e scambiarsi feedback, informazioni, consigli… È un segreto di Pulcinella che tutti denunciano a gran voce, ma che poi nella realtà dei fatti continua a ristagnare.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
In questi giorni mi sto godendo la release su Atlant che sta anche avendo un discreto riscontro, in termini di feedback. Complice la quarantena, ho avuto la possibilità e il tempo di lavorare ad un sacco di nuova musica, per cui poi so già che tra non molto verrà il calvario di trovare l’etichetta giusta! A livello di uscite discografiche, dopo un primo semestre bello pieno, mi aspetta un periodo relativamente tranquillo, per poi riprendere in autunno con la speranza di poter tornare presto nei club!
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.