Vuoi le sonorità, vuoi la scelta d’immagine, Tchami è, apparentemente, enigmatico e, a tratti, oscuro. Eppure, parlandoci, si riescono a scoprirne i tratti più nascosti, quelli più delicati, quelli che a fatica riescono a palesarsi. Il filo conduttore, però, è senza dubbio quello che vede come protagonista centrale la musica, che sembra essere in grado di far esprimere Tchami al meglio, rappresentandolo in toto. Sembra quindi essere questa la missione del produttore francese nel mondo: unirci tutti sotto il grande segno della musica. E poi Tchami ci insegna anche una cosa: l’abito non fa il monaco.
Vorrei iniziare con una domanda che mi pongo da sempre…qual è la storia dietro lo pseudonimo di Tchami?
Poco meno di dieci anni fa, il mio migliore amico mi portò in vacanza in Camerun per far visita ai suoi parenti. Ci siamo trovati benissimo e siamo stati accolti con il più caloroso dei benvenuti. Quando ci siamo sistemati un po’ di più con la sua famiglia, una zia del mio amico ha iniziato a chiamarmi con il nome “Tchami”, che era il suo nome di famiglia e farlo è un grande segno di apprezzamento. Di ritorno in Francia, qualche mese dopo, Tchami mi era ancora in testa, quindi quando ho dovuto cercare un nome per il mio nuovo progetto, onestamente ho sentito che non mi serviva guardare troppo lontano. Sembrava naturale e, con l’approvazione della famiglia del mio amico, ho mantenuto Tchami come mio nome d’arte. Sono orgoglioso di dire che tutto ciò che fa parte del progetto Tchami proviene da un luogo reale, sin dal primo giorno.
Penso sia davvero interessante sapere che il tuo nome d’arte porta con sé un bell’episodio della tua storia, ma com’è cambiata la tua vita e la tua carriera dopo “Promesses”? E dopo “After Life”? Ci sono altre opere che ritieni abbiano cambiato la tua carriera?
Sicuramente “Adieu”, dal punto di vista dei fan, credo sia stato il punto di svolta. Però devo dire che la progressione è stata per me regolare. Penso di essere in grado di integrare rapidamente le varie sonorità e questo mi rende sempre alla ricerca della prossima sfida.
Hai parlato di sonorità, e quindi di influenze…sappiamo tutti che la scena della musica elettronica in Francia, e specialmente a Parigi, è particolarmente vivida e scintillante. Quali sono le influenze che hai ricevuto all’inizio della tua carriera?
Sicuramente, molta musica funk e soul, per cominciare. Poi, andando avanti, un po’ di hip-hop francese e americano. Ogni fine settimana andavo a Parigi alla ricerca di vinili che finissero sui miei mixtape.
E invece viaggiando, in questi anni, hai conosciuto alcuni artisti in specifico che ti hanno dato l’ispirazione per lavorare su altre idee?
Per citarne alcuni, DJ Premier, DJ Mehdi, Daft Punk, Stevie Wonder.
Che dire degli eventi? Qual è stato il festival o il concerto che ti ha colpito di più?
I grandi festival sono sempre risultati per me super impressionanti. Devo dire, però, che mi sto anche divertendo molto a fare club. Non sai mai cosa otterrai e se la folla entrerà effettivamente in contatto con la tua musica. Finora, una delle migliori esperienze per me è stato il mio primo tour bus, il Prophecy Tour. Quando le persone acquistano i biglietti per venire ad ascoltarti e vederti, l’atmosfera è sempre incredibile. Stanno venendo consci del motivo per cui lo fanno.
Certamente, una delle tue caratteristiche che colpisce maggiormente tutti quando vai sul palco è il tuo abbigliamento…Qual è la connessione spirituale che hai con la musica?
Beh, bisogna considerare che mi piacciono molto questi abiti da prete, soprattutto per la loro massima semplicità. Non sono così interessato all’aspetto religioso come si possa immaginare, ma è sicuramente una parte del messaggio spirituale e positivo che voglio diffondere nel mondo.
Qual è la tua missione con la musica?
Esprimere prima me stesso. Diffondere un po’ di energia positiva nel mondo. Crea momenti speciali da ricordare per le persone, momenti che possono portare con sé nelle loro vite molto tempo dopo. Come molti altri artisti hanno fatto prima di me.
È stata anche un po’ questo che volevi portare con la creazione di Confession?
Sì, per me Confession è stata essenziale. Volevo creare una nuova piattaforma per artisti che non erano stati ancora scoperti in quel momento. Insieme, abbiamo creato un insieme di sonorità di cui sono orgoglioso oggi. Diamo il benvenuto a tutti coloro che hanno una mente lungimirante, quando si tratta di creare musica. Spingere verso il progresso è l’aspetto principale e, a volte, significa tornare a qualcosa di meno costruito, più primitivo.
Quando hai pensato alla tua etichetta, quali caratteristiche volevi che avesse?
All’inizio, si trattava della musica che volevo suonare nei miei set e poi si è evoluto in un approccio più maturo. Non ho mai stabilito linee guida musicali per l’etichetta. Le persone hanno inviato ciò che stavano facendo e io ho pubblicato quelli che ritenevo più vicini al progetto di Confession. Così, semplice. Inoltre, non volevo legare nessun artista all’etichetta. Confession è la casa di chiunque voglia stare con noi e siamo lieti di far parte del percorso dei nostri artisti. È un mondo difficile in cui navigare, ma credo che siamo qui per aiutarci a vicenda.
Puoi dirci qualcosa sul tuo futuro? Cosa ti riserva il 2020?
Rilascerò il mio primo album, che si chiamerà “Year Zero”. Ho prodotto anche per il nuovo album di Lady Gaga, “Chromatica”. Continuerò a stare in studio ad esplorare nuovi suoni e non vedo l’ora di tornare in tour quando sarà più sicuro per tutti.
(English version below)
Maybe the sounds, maybe the choice of image, Tchami is, apparently, enigmatic and, at times, obscure. Yet, you can discover its most hidden features, the most delicate ones, the ones that can barely reveal themselves. The guiding thread, however, is undoubtedly the one that sees music as the central protagonist, which seems to be able to make Tchami express at best, representing it in its entirety. So this seems to be the mission of the French producer in the world: to unite us all under the great sign of music. And then Tchami also teaches us one thing: clothes doesn’t define who we are.
What is the story behind the Tchami pseudonym?
A little less than 10 years ago, my best friend took me on vacation to Cameroon to visit his relatives. We had a great time there and were met with the warmest welcome. When we settled in a bit more with his family, one of my friend’s aunt started to call me by the name Tchami. It was her family name and doing that is a big sign of appreciation. Back in France a few months later, Tchami was still sticking with me so when I had to search for a name for my new project, I honestly didn’t have to look too far. It felt natural and with my friend’s family stamp of approval, I kept Tchami as my stage name. I’m proud to say that everything in the Tchami project comes from a real place since day one.
How has your life and career changed after “Promesses”? And after “After Life”? Are there other works that you feel have changed your career?
“Adieu” was also a turning point from the fans perspective. The progression has been smooth for me. I think I integrate things quickly and that makes me always on the lookout for the next challenge.
What about events? What was the festival or concert that most impressed you?
Big festivals are always super impressive to play. I’m also having a lot of fun doing clubs. You never know what you’re going to get and if the crowd will sync with your music. So far, one of the best experiences for me was my first tour bus, the Prophecy Tour. When people buy tickets to come hear you and see you, the vibe is always incredible. They know what they are coming for.
Let’s talk about influences… we all know that the electronic music scene in France, and especially in Paris, is particularly vivid and sparkling. What are the influences you received at the beginning of your career?
A lot of funk and soul music to begin with. Then a bit of French and American hip-hop. Every weekend, I would go to Paris looking for vinyls that would end up on mixtapes. I was first using a Tascam 4 tracks recorder and then moved quickly to a desktop computer. Good old Pentium 3 with ACID Pro 4 + Sound Forge. That was the magic combo for me at that time.
When traveling around the world, who are the artists you have known and who have given you inspiration to work on ideas?
To name a few, DJ Premier, DJ Mehdi, Daft Punk, Stevie Wonder.
Certainly, one of your characteristics that is most striking when you go on stage is your clothing… What is the spiritual connection you make with music?
Well, one must think that I like these priests outfits a lot. I do in the sense of its ultimate simplicity. I’m not so into the religious aspect of it, but it is definitely a part of the spiritual, positive message that I want to put out into the world.
What is your mission with music?
Express myself first. Spreading some positive energy in the world. Create special moments for people to remember, moments that they can carry with them into their lives long after. Like many other artists did before me.
It’s the same mission behind the creation of “Confession”?
Yes, It was essential. I wanted to bring a new platform for artists that weren’t heard at that time. Together, we shaped a sound that I am proud of today. We welcome everyone that has a forward-thinking mind when it comes to music creation. Pushing the envelope is the main aspect and sometimes, it means going back to something less produced, more primitive.
When you thought about your label, what features did you want it to have?
At first, it was about the music I wanted to play in my sets and then it evolved into a more mature approach. I never set any musical guidelines for the label. People sent what they were making and I released the ones that felt the best for Confession. As simple as that. I also didn’t want to tie any artist to the label. Confession is home for anyone who wants to be with us and we are glad to be a part of our artist’s journeys. It’s a tough world to navigate, but I believe we are here to help each other.
Can you tell us something about your future? What does 2020 hold for you?
I will release my first album which will be called Year Zero. I’ve also made music for the new Lady Gaga album, “Chromatica”. I will continue to be in the studio exploring new sounds and I can’t wait to be back on tour when it will be safer for everyone.