No, niente Babbi Natale, niente slitte, niente neve più o meno finta; anzi, come potrete vedere le riprese sono state fatte palesemente con al bella stagione, persone in camicia, sole, terrazze all’aperto. Eppure, se Natale è il momento in cui ci si racchiude in se stessi e fra i propri cari alla ricerca delle emozioni più dirette ed autentiche, questo episodio della trilogia “Essere umbri” firmata da Andrea Sbarretti sì, potrebbe essere la nostra e la vostra perfetta “Storia di Natale”.
Il protagonista è Alfredo Trastulli, alias F.T.G.: chi segue bene le faccende di elettronica di casa nostra, lo conosce e lo stima parecchio (ad esempio anche in una delle sue ultime sortite, il gran bel progetto live con Marco Baroni). Ma bisogna, appunto, essere appassionati. Non è un nome che riempie le venue, o i festival. Non è un nome che può pretendere cachet a cinque zeri o alberghi a cinque stelle. Non è un nome che si sposta in voli privati o che può pretendere Mercedes, Audi o BMW per andare in giro. E’ un nome come tantissimi, come la maggioranza: che spera di trovare delle date, spera di essere ascoltato, che lotta per stare a galla con la sola forza della passione, senza voler rinunciare all’integrità morale ed artistica, e aiutandosi con un lavoro diurno “normale”.
Nella quotidianità siamo spesso, troppo spesso abbacinati solo dalla punta dell’iceberg, dai nomi più grossi, più in evidenza, più vincenti. Un fenomeno diventato ancora più pervasivo nel momento in cui la scena dance ha iniziato a seguire certe dinamiche del pop e del rock, andando in direzione della figura del “superstar dj” (che colpisce gli eroi di cartone di certa EDM radio-friendly, ma colpisce anche gli idoli di Ibiza, di Berlino, dell’underground o supposto tale: nessuno ne è immune).
Un fenomeno che rischia di far perdere di vista l’umanità, trasformando tutto in un cartone animato o in un feed di Instagram dove c’è solo il sorriso, il successo, il “It was a blast”, il “Bomb!”, le scalate sulle chart. Ma la vita non è solo così. La vita ti può anche riservare delle batoste. E su Alfredo la batosta è arrivata bella forte, cinque anni fa, come racconta lui in prima persona. E qui ancora di più si vede come la musica possa essere potente, possa essere amica, mamma e sorella maggiore, possa essere una forza eccezionale che ti permette di tirare fuori il meglio di te stesso.
Non servono per forza i lustrini. Non servono gli scintillii. Un racconto bellissimo sulla forza della musica e della club culture può arrivare anche da un documentario come questo, girato in provincia, low budget, senza comparsate famose, con storie semplici: semplici, vero, ma intrise di profonda, profondissima umanità. E l’umanità resta la cosa più importante. Sempre. Nella nostra vita quotidiana, nelle notti a sbocciare, nei backstage, nelle console, dove volete voi; e il suo metro di misura non è il successo planetario ed ostentato, ma la forza d’animo, l’onestà delle passioni.
Buon Natale a tutti.