E’ (quasi) tutto fermo, è (quasi) tutto immobile. Lo stop forzato che ormai sta toccando i nove mesi – ok, con qualche “isola” estiva, ma solo in determinate zone e in grade stile solo per le realtà più grosse e potenti – ha veramente messo sottosopra gli equilibri e le abitudini, anche a livello musicale. Lo diciamo anche per chi la musica la fruisce, non solo per chi la musica la fa: non a caso in tanto non solo non hanno suonato (o messo i dischi) dal vivo, ma proprio non hanno fatto uscire musica, o ne hanno fatto uscire pochissima. Ed è un fenomeno che tocca sia i “grandi” (con qualche eccezione notevole, vedi nel nostro campo Capriati, che ha speso grande impegno promozionale) sia i “piccoli”, attraversando un po’ tutti i generi musicali, perché tutti consapevoli che i numeri fatti anche solo di streaming sarebbero minori: come se la musica non fosse uno di quei beni a cui attaccarsi nell’home listening nel momento in cui tutto è bloccato. Parti dal presupposto che alla gente interessa meno. Che quando non si può uscire e fare festa o anche solo bere nei bar, la musica non sia sentita come una necessità indispensabile (se non come “vanity metrics” per gli addetti al settore, come ad un certo punto sono diventati i live e i dj set on line). E’ una cosa su cui riflettere.
…ma è anche una cosa contro cui combattere. Nel suo piccolo, ci pare davvero bello quello che ha fatto Electronic Fog. Collettivo a base veneta nato ancora nel 2007, etichetta con un buon ventaglio di release alle spalle, dal 2014 porta avanti una serata con cadenza mensile negli spazi del Pedro, storico centro sociale padovano (e culla anche di The Frag, una serata che meriterebbe di essere rivalutata nella memoria: costi bassi, quasi solo dj italiani di altissima qualità a fare da headliner, techno assolutamente non commerciale ma nemmeno per forza di cose oscura e respingente, anzi… tutto quello di cui ci sarebbe bisogno oggi). La pausa forzata è stata la scusa, per Electronic Fog, proprio per “contarsi” e fare uno sforzo in più: una call to action per tutte le persone like-minded che hanno ruotato e ruotano attorno alla vita ed alle attività del collettivo. Hanno risposto in sedici, il risultato è una raccolta molto gustosa – anche per come è assemblata la tracklist, in un gradevolissimo e calibrato flusso d’ascolto. Siamo molto contenti di presentarvi in anteprima assoluta il tutto.
Non è solo bella l’idea, è bella anche la realizzazione: lo è fin dalla partenza, con le “nebbie” di Molven e le rifrazioni hopkinsiane di Shazwa, ma i momenti brillanti ricorrono in più di un’occasione con lo scorrere delle tracce: l’abrasivo piglio retro-bit di Pablito El Drito (un monumento della scena elettronica alternativa, anche come scrittore), l’ipnotico joint dell’ex RBMA Marco Segato, il breakcore astratto di Coeden e Wavefold, l’electro ispirata ed agrodolce di Sergio Wow, gli echi pansonichiani di Tonylight o quelli carpenteriani di Plasman. La “fotografia” è quella di una scena in salute, curiosa, musicalmente aperta, che non si arrende, che attraversa l’elettronica per passione e non solo per l’incasso e per il dancefloor. Non sarà una compila su Bandcamp a cambiare la vita né a noi né ad Electronic Fog; ma di sicuro potrebbe e può migliorarla, provare per credere. Buon ascolto!