Possiamo discutere fin quanto vogliamo di Ultimo Concerto (e se ne è discusso parecchio), di Bauli In Piazza, della “Netflix della cultura”; possiamo anche arrivare a scrivere cosa su cui un po’ tutti siamo d’accordo, possiamo registrare successi parziali (come le promesse verbali di un ulteriore fondo di 50 milioni, promesse nate proprio dopo l’operazione Ultimo Concerto – evidentemente creare azioni “disturbanti” un po’ di incisività ce l’ha). Ma tutto questo, anche nel momento in cui viene formalizzato nero su bianco e viene addirittura confermato per legge, non serva a nulla se si entra nel tunnel dei ritardi, dei disguidi, dei cavilli. Diventa anzi una specie di (in)volontaria presa in giro, che un settore praticamente fermo da oltre un anno non si merita.
Perché scriviamo tutto questo? Ecco qui il post uscito poco fa sulla pagina di La Musica Che Gira. Leggetelo integralmente.
Lettera Aperta a
Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Daniele Franco, Ministro dell’Economia e delle…Pubblicato da La Musica Che Gira su Lunedì 15 marzo 2021
Certo: nulla di nuovo sotto il sole, vero? Chiunque abbia mai lavorato con le istituzioni sa quanto farsi pagare sia come minimo un tuffo nella burocrazia, e come massimo – un massimo troppo spesso toccato – un ritardo assolutamente inaccettabile nelle tempistiche.
Siamo però in emergenza. Oggi promesse e soprattutto leggi di ristoro hanno un peso specifico che è doppio. Chiaro, miracoli non se ne fanno, e se la burocrazia amministrativa è sempre stata un pozzo di lungaggini non è che come per miracolo può diventare snella ed istantanea in cinque minuti. Di questo ne sono consapevoli tutti.
Ma essere consapevoli non significa stare zitti rassegnati. Per quel che conta, contribuiamo allora a far circolare questo appello, molto preciso e circostanziato. Anche perché molti altri ristori sono (teoricamente) in arrivo, anche per le “discoteche” – virgolette d’obbligo – che per vari incasellamenti burocratici possono essere altra cosa rispetto al comparto della musica live, a cui La Musica Che Gira si riferisce e per cui La Musica Che Gira lavora. Ora più che mai però “La mia causa è la tua”, in campo musicale: per troppo tempo si è guardati solo al proprio orticello e, peggio ancora, si è sempre pensato che se versavano l’acqua sul tuo appezzamento automaticamente questo impoveriva il mio, quindi l’attenzione verso una realtà “cugina” era non solo da snobbare, era proprio da contestare.
Cambiamolo, questo paradigma. Perché se chiediamo allo Stato di smetterla di avere tempi ed inefficienze biblici nel fare seguito ai pagamenti, allora bisogna chiedere al comparto dello spettacolo e della musica di saper (ri)pensare ad abitudini e strategie.
Sennò ognuno continui a fare il suo. Mentre tutto rischia di andare in malora. Il rischio è questo, qualora non fosse ancora chiaro.