E’ una di quelle storie incredibili e bellissime che il clubbing, più di qualsiasi altro contesto musicale (e diciamolo!), riesce a donare: una traccia oscura, che quando era uscita fu un flop totale (vendette 500 copie, quando ragionevolmente all’epoca un mix per le piste da ballo poteva arrivare senza troppi problemi a quota 10.000, e non stiamo nemmeno parlando dei successi più epocali…), nell’arco degli anni ha iniziato piano piano a riemergere sempre di più e a farlo nei dj set a più alta qualità, e/o gusto, e/o esposizione. “Spacer Woman”, brano di Charlie aka Maurizio Cavalieri, uscito nel 1983 e che si ispirava al synth pop più “disco-spaziale” di quel periodo e prendeva in prestito reference dalla fantascienza di Isaac Asimov, probabilmente non si sarebbe mai immaginato che trent’anni più tardi sarebbe diventato un culto al Dekmantel o alla Boiler Room o qualcosa che miete milioni e milioni di visualizzazioni (sì: milioni, controllate, mettendo insieme i vari dati) sul web, soprattutto dopo la misera accoglienza degli esordi. Qui comunque Giosué Impellizzari, con la solita meticolosa maestria, racconta un po’ la storia.
C’è qualcosa di magico, “aereo” e sciccoso in questo brano. Qualcosa che ha acquisito valore col passare del tempo. Ed è bello che chi già era fautore dell’operazione al momento dell’uscita, Claudio Donato deus ex machina di Goody Music, luogo leggendario per la musica da club in Italia, oggi sia ancora qui lavorando a fianco delle nuove generazioni per tenere alta la bandiera dei vecchi fascini e della loro capacità di essere ancora attuali. Di ristampe di “Spacer Woman” ne sono già arrivate, ma ora ci sono delle primizie in più, dei valori aggiunti non da poco: un remix treatment molto appropriato e rispettoso operato da Dana Ruh e Valentino Kanzyani (con la collaborazione di Iury Lech), in uscita per la meritoria Autum (ricordate ad esempio questa release?). Il tutto vedrà la luce urbi et orbi domani, ma noi siamo felicissimi di presentare quanto approntato da Kanzyani: la traccia è allungata, irrobustita ma al tempo stesso resa più obliqua e “armata” di una coda affascinante, liquida. La dimostrazione è geometrica: la musica di qualità, che può apparire quando meno te l’aspetti (e che sa essere giudicata dal tempo, spesso, più ancora che dall’attualità), invecchia benissimo e si presta ad essere rimodellata e riattualizzata molto bene, quando rimodellamento e riattualizzazione sono fatti a modo, con rispetto, e non per inseguire il suono paraculo del momento. Insomma: tutto molto bello.