Non tanto tempo fa segnalavamo come cose importanti nel settore si stessero muovendo: non più frammentazione e cura del proprio orticello, o cavalieri solitari abbandonati da quasi tutti in lotta contro i mulini a vento, ma invece dinamiche unitarie, convergenze, voglia di unire le forze e iniziare finalmente a farsi riconoscere in modo serio dalle istituzioni. Bene: ecco il secondo passo di questa lunga marcia.
E’ tutto molto semplice: si tratta di andare qui, e compilare un modulo. Non vincola a nulla, non ha pretese, ha solo uno scopo – iniziare finalmente un serio censimento su chi in Italia si rivede in una professione, quella del dj, che per mille motivi non è ancora normata in modo decente e sfugge a varie griglie legislative. E, quindi, anche alle tutele possibili. Ora come non mai ce ne siamo resi conto.
Nelle vacche grasse di alcuni decenni passati non ci si è mai posti troppo il problema, diciamolo serenamente: i soldi erano ovunque, i pagamenti in nero convenivano a tutti, regolarizzare le prestazioni lavorative era un vezzo da sfigati che non avevano capito come “girava il fumo”. Ora che la sbornia è passata e che il mondo della notte e del ballo, diventando progressivamente adulto, entrando in una fase matura (e competitiva, e difficile) del mercato e scontrandosi quindi coi problemi reali, la questione si pone con molta forza. Dopo la pandemia, dopo uno stop lavorativo drammatico di oltre un anno, la forza è ancora maggiore. E’ in più di un caso brutale necessità.
Bisogna iniziare ad organizzarsi, quindi. Prima di tutto bisogna iniziare a contarsi: chi si è? In quanti si è? Da lì il primo frutto del lavoro congiunto A-DJ / SILS / AID: un semplice censimento che inizi a permettere da un lato chi si è e che esigenze si hanno, dall’altro di andare dalle istituzioni dicendo “Noi rappresentiamo x persone che hanno y esigenze”. L’obiettivo finale è esplicitato qui: la creazione di un Registro Per Dj. Nulla che “escluda” chi non ne vuole fare parte, attenzione, ma qualcosa che possa però proteggere in maniera un minimo tangibile e sistemica chi sente l’esigenza di esistere agli occhi della politica e delle amministrazioni e, di conseguenza, di esserne un minimo tutelato.
Evitiamo di finire nella solita dinamica per cui ci si lamenta che si è “invisibili”, ma al tempo stesso si continua a rifiutare di fare quel passo in più che permetta di uscire da questa condizione di invisibilità e di totale non rappresentanza (se non al momento di staccare delle fatture, dei pagamenti in nero e di far guadagnare soldi agli altri col proprio lavoro e col proprio ingegno). Ripetiamo: è un primo passo, è solo un censimento, ma – cara, vecchia saggezza cinese – anche un viaggio di mille chilometri inizia con un passo.