Ha colpito davvero tantissimo l’attenzione di tutti, quando abbiamo pubblicato in anteprima un estratto di “Nuovo Futuro” di Raffaele Attanasio. Una release importante: perché Raffaele è comunque un player importante nel contesto del clubbing di casa nostra (e non solo); perché non esce su una label qualsiasi, ma la leggendaria Axis creata, plasmata e controllata da sua maestà Jeff Mills; perché musicalmente è in effetti una svolta. Non è però un “cambio di direzione”, come ci spiega Attanasio stesso in questa bella chiacchierata. E’ stato molto interessante approfondire il contesto attorno a questa release, capendo anche quale e quanto è stato il ruolo dello stesso Mills sulla lavorazione. Ma dopo aver letto questa intervista, non potrà che venirvi ancora più voglia di essere a Caserta il prossimo 22 luglio: un doppio live dove da un lato ci sarà Mills, di nuovo in assetto non-propriamente-techno, e dall’altro Raffaele Attanasio presenterà dal vivo questo nuovo lavoro sulla lunga distanza che sì, è effettivamente per vari motivi un “punto esclamativo” nella sua carriera. Qui i biglietti. E qui sotto, la bella chiacchierata che ci siamo fatti con Raffaele.
***update: la variante Delta continua a non fare sconti: il concerto del 22 luglio è stato al momento rinviato, appena la situazione sarà più lineare e “comprensibile”, con la certezza sui provvedimenti, sarà nuovamente fissata***
Guarda, partirei da una domanda abbastanza ovvia e prevedibile: quante persone secondo te resteranno sorprese da “Nuovo Futuro”?
Beh, credo più del 50%. Sì. Poi certo, chi mi conosce bene bene non sarà per nulla sorpreso; e altrettanto sicuramente ci sarà chi comunque sarà un po’ dubbioso su questo “cambio di direzione”. Che poi “cambio di direzione” non è, in realtà: “Nuovo Futuro” non è un “cambio”, piuttosto è un punto esclamativo sulla mia carriera. Un punto che avrei sempre voluto mettere; ma solo Jeff Mills mi ha dato la possibilità di farlo, questa è la verità. Senza di lui, non ci sarei riuscito.
Ma in effetti conoscendo un minimo il tuo background non sono particolarmente sorpreso che tu te ne sia venuto fuori con un disco così. Ad esempio, so che sei un grande appassionato di prog rock.
Verissimo.
Passione ereditata familiarmente?
Da piccolo stavo sempre coi miei cugini, che erano più grandi di me. Loro ascoltavano tantissimo i Pink Floyd e sì, in qualche modo è nato tutto da lì. C’è poco da fare: qualsiasi cosa produca o ascolti, c’è sempre qualcosa che mi riporta – almeno per un attimo – a un certo tipo di ascolti che facevo da piccolo. Mi riporta ai Pink Floyd, o ai Tool, o anche agli Osanna; o alla PFM, ma lì è più l’influenza di mio padre. I miei cugini infatti erano più “anglosassoni” come gusto, mio padre un po’ più “italiano”. Ringrazierò sempre internet perché crescendo mi ha permesso di approfondire ancora di più questo mio background legato al prog.
Ti dava fastidio essere visto invece come artista solo legato alla techno? Perché essenzialmente questo eri e sei, correggimi se sbaglio.
No no, hai ragione.
E?
Diciamo che è stato bellissimo poter fare finalmente un disco “diverso”. E, lo ripeto, ci sono riuscito solo grazie a Mills. Sono sicuro che se “Nuovo Futuro” fosse uscito su un’altra etichetta non sarebbe stato preso sul serio, sarebbe stata vista come una cazzata o sarebbe passato sotto silenzio.
Addirittura?
Sì. Perché non devo nemmeno stare a spiegare quanta credibilità lui abbia nel campo techno, no?, ma al tempo stesso le sue radici musicali sono profonde, ramificatissime, vanno in più direzioni. Se “Nuovo Futuro” fosse uscito sulla mia etichetta sarebbe stato visto come un giochetto, e probabilmente non avrebbe avuto nessuna attenzione particolare attorno a sé. Uscendo invece per Axis, la faccenda è completamente diversa. Poi sai qual è la cosa divertente? Quando Jeff mi chiese di fare un album per la sua label, io all’inizio avevo preso a mandargli solo provini techno…
Ma dai!
E lui: “Raffaele, guarda, tu sei un musicista, tu suoni il piano, sei anche un musicista, inizia a mandarmi delle cose che non siano già strutturate in un contesto prevedibile e collaudato come quello della techno…”. “Jeff, ma io non l’ho mai fatto veramente. Sì, in passato ho inciso delle cose, ma erano solo per me, delle cose in studio, cazzeggio”. “Tu mandamele”. E allora lì che fai, dici di no a Mills? (sorride, NdI) Ho seguito il suo consiglio, insomma. L’ho seguito però non solo perché me lo “ordinava” lui, ma anche perché avevo iniziato a sentire che sì, era il momento giusto per fare un passo del genere. Ancora più giusto farlo nel momento in cui potevo contare su una guida come lui: perché Mills infatti di “Nuovo Futuro” è a tutto gli effetti un produttore artistico, è stato proprio lui ad indirizzarmi verso il mood giusto. Inizialmente il materiale si poggiava tutto sul pulsare della 909, è stato lui a dirmi “No, non gira, c’è qualcosa che non va, qualcosa che manca”. E nel momento in cui abbiamo deciso di ricreare le linee guida con la batteria vera, improvvisamente tutto ha iniziato ad avere più senso e più dinamicità. La sua spinta e la sua visione è stata determinante, insomma. Oltre al fatto, come dicevo, che far uscire un album senza nessuna specificazione particolare e farlo invece uscire con la scritta “prodotto da Jeff Mills” fa la differenza, eccome.
(Eccolo, “Nuovo Futuro”; continua sotto)
Mi stai dicendo che la nostra scena è comunque un po’ schiava dell’aura e del carisma di certi artisti, invece di concentrarsi solo nel capire se una musica è bello o brutta…?
Io penso che ognuno faccia musica per una ragione. C’è chi lo fa per soldi, chi per passione, chi per raggiungere determinati obiettivi, chi per lasciare qualcosa che resti negli anni. Io so solo che non ho avuto paura di fare un disco come “Nuovo Futuro”. Non ho avuto paura di cambiare. Guarda, tanto per cambiare genere musicale prendi uno come Mace: ora furoreggia nelle classifiche, ma il suo un background con radici molto profonde nel rap puro, pensa a La Creme, Jack The Smoker, hai presente, no?
Certo.
E’ riuscito a dire la sua in un genere di cui era appassionato vero in tempi non sospetti rinnovandosi, portando aria nuova, uscendo dai luoghi comuni, rifiutandosi di restare nello stesso posto – artisticamente parlando – da cui era partito. E ci è riuscito proprio perché le radici vere le ha, le conosce, le ha vissute: sennò non ci sarebbe riuscito, o non l’avrebbe fatto così bene e in modo così convincente. Chiaro: la fama e la possibilità di guadagno un po’ ci attirano tutti, inutile negarlo. Ma c’è modo e modo di arrivarci. Sì: se segui scientificamente il trend e la moda del momento, magari arrivi prima di altri. Ma ci arrivi meglio? E, quanto tempo resisterai?
Però ti chiedo: chi fa musica essenzialmente per arrivare a fama e soldi va combattuto o va, semplicemente, ignorato?
Bisogna saper accettare le scelte delle persone. Qualunque esse siano. Fai musica solo per business? Va bene, capisco, lo accetto; non lo condivido, ma lo accetto. Anche perché: a chi non piace guadagnare qualcosa? Ma sono tuttavia convinto che bisogna pensare a cosa ti resterà in mano alla fine della fiera. Ti resterà magari solo il lato economico: sicuro che basti? Sicuro sia sufficiente a farti sentire felice ed orgoglioso? Conosco parecchie persone che hanno guadagnato di meno di qualche superstar della console ma sono molto ma molto più felici, soddisfatte, serene. Detto questo, io per indole non sono uno che combatte le scelte di nessuno. Credo però fermamente in quelle che faccio io.
Ma tu a che punto sei della tua carriera? Sei ormai un veterano della scena? O ti senti ancora un talento emergente che deve sviluppare il suo talento potenziale?
Io credo di essere ancora solo al 30, 35% di quello che posso dare. Anche perché sai cosa? Nel momenti in cui ti dici “Ecco, sono arrivato”, quasi sicuramente quello è l’attimo in cui muori artisticamente. Una cosa è certa: negli ultimi anni ho cambiato comunque un po’ approccio, ci metto più tempo a fare le cose, faccio scelte più mirate, non è insomma come un tempo dove per la fame di “aggredire” la scena con le cose che sentivo di avere da dire non mi fermavo un attimo. Ora è diverso. Lo so: in un mondo, il nostro, che è pieno di squali e di gente che è pronta a passarti sopra facendo mille release al mese questo può diventare un problema, o uno svantaggio competitivo. Beh: pazienza. Io sento che in questo momento fare come faccio è la cosa giusta per me. Questo basta – e avanza.
Ti è mai capitato però di pensare in passato “No no no, sto sbagliando tutto, devo cambiare”…?
Certo che mi è capitato. In particolar modo attorno al 2016: un periodo particolare per molti motivi, per relazioni personali, per questioni famigliari… Comunque: sì. In quel periodo ho fatto anche delle scelte abbastanza nette. Ed è anche nata la mia etichetta, che più ancora che una etichetta è proprio una piattaforma per permettere alle persone – non solo a me – di esprimersi al meglio, senza vincoli. Non dico che quella scelta mi abbia salvato, ma di sicuro è stato un punto di ripartenza fondamentale.
Però, a proposito di scelte e direzioni: non hai l’impressione che i ventenni stiano progressivamente abbandonando techno e house? Un tempo ti appassionavi ai dancefloor, ora lo fai con la trap e il rap…
E’ vero. Nella nostra scena c’è sempre meno ricambio. E non è un fenomeno nato con la pandemia, già prima c’era, eccome. Pure a Napoli, che resta comunque una città dove si tramanda molto, dove c’è una tradizione sul clubbing eccezionale e che è ancora molto sentita: ma quante volte è capitato di recente di dire “Ok, il nostro party non è andato male, ma cazzo quello trap del giorno dopo ha fatto il doppio dei numeri, e senza nessun guest”? Sta diventando un problema, un segnale di qualcosa di profondo che non va bene, che va affrontato. Io vengo dai club, credo che sarò sempre fedele ai club: è una esperienza bellissima che mi appaga sempre tanto. Ogni tanto mi capita di dire a dei ragazzi più giovani che magari hanno qualche dubbio “Fidatevi, poi quando arriverete alla mia età capirete bene che bella scelta è stata quella di appassionarsi a un certo tipo di scena, e mi ringrazierete, me e tutte le persone che portano avanti con passione questa cosa”.
Insomma, non stai abbandonando il mondo della techno.
Certo che no. Non lo abbandonerò mai. “Nuovo Futuro” è un traguardo, è come dicevo un “punto esclamativo” nella mia carriera per mille motivi. Ma facile sia un unicum, un’eccezione – a meno che non sia lo stesso Jeff a farmi cambiare idea. Però la mia carriera continua. Può anche essere che andando avanti divida bene queste due identità artistica, quella più legata alla techno e quella invece alla musica strumentale. Questo disco però era giusto che uscisse a mio nome, e pure su questo il parere di Jeff è stato decisivo: “La gente deve capire che tu sei un musicista, non solo un producer. E questo lavoro che faccio uscire sulla mia etichetta deve rappresentare te, quello che sei come artista, e non la tua carriera a la fama che hai acquisito finora. Per questo io voglio comunque che esca a tuo nome”. E poi ha ancora aggiunto: “No, non devi pensare ai ventenni, ai ragazzi che stanno sul dancefloor. Non esistono solo loro. Questo disco deve prima di tutto parlare ai quarantenni, ai cinquantenni: ma se ci riesce, vedrai che piano piano riuscirà a convincere tutti. E tutti capiranno davvero che sei un artista completo”.
Foto di Ludovica Formisani