Questa è una storia bella. Una storia di passione cieca e, anche, di un pizzico di romantica follia. Non siamo amanti dei giochi speculativi che danzano attorno al collezionismo in vinile, con dischi che raggiungono prezzi insensati sulla base di dinamiche estranee alla musica (e più vicine al “c’ho un sacco di soldi per togliermi degli sfizi su cui m’incaponisco costi quel che costi”); e non siamo nemmeno amanti degli eccessi di snobismo per cui si sceglie il supporto in musicassetta come metodo estremo ed altero per far vedere che si è contro tutto e contro tutti. Ma la storia di Dirt Tapes è diversa. E lo si capisce bene dalle parole di Karim Qqru, co-fondatore e portavoce, con cui ci siamo fatti una chiacchierata nata in corrispondenza dell’uscita della “trilogia rap” realizzata col prezioso aiuto di Time2Rap (la ristampa in cassetta di “Conflitto” degli Assalti Frontali, disco meraviglioso fondamentale, e poi del debutto solista di Metal Carter “La verità su Metal Carter” e di “Antieroe 2: 1,21 gigawatt” di Suarez, con bella batteria di featuring). Ma non è solo questione di hip hop italiano: i primi passi della Dirt Tapes sono nati con l’indie “storico” (ristampando Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti, Management del Dolore Post-Operatorio) e si sviluppano attraverso non solo la re-issue di album ma, a dimostrazione di come non sia solo un giochetto da collezionisti, anche una serie di produzioni accessorie, dal lettore per cassette – già sold out nella prima tiratura – a modelli di portacassette. Davvero: questa è una storia di amore per la musica, e per gli oggetti che la musica la veicolano. Invece di specularci sopra.
Come è nata l’idea di lanciarsi in questa avventura?
Colleziono musicassette da quando ero in quinta elementare; è il supporto attraverso il quale ho conosciuto la musica da bambino, costruito e cementato amicizie e band, e anche quello con cui ho conosciuto dischi che mi hanno cambiato la vita. Sono innamorato del nastro insomma, del meccanismo della tape e dei suoi componenti: reels, guide roller, capstan hole… Mi affascinano da sempre, ad esempio anche come il modo in cui il booklet di vinile e cd muta forma per riuscire ad entrare nelle j-card ed esprimere la parte estetica dell’album. Non ho mai smesso di comprarle, e, dopo il 2000, quando la produzione delle versioni in musicassetta è sparita, ogni volta che usciva un album che amavo pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto avere la cassetta originale. Con lo scorrere degli anni ho iniziato a fantasticare sul tentare di far rivivere questo supporto, ed ho iniziato a conoscere gente che aveva in comune con me questa passione e questo desiderio. Nel 2018 dalla fantasticheria sono passato al prendere la cosa più sul serio, un cammino bello lungo che ha portato alla nascita di Dirt Tapes nel settembre del 2021. La cassetta non è mai definitivamente morta: ha resistito negli anni zero grazie a mercati come quelli africani ed asiatici, e a molte piccole label metal, stoner, doom, hardcore, rap e di elettronica disseminate in tutto il globo. Questa seconda aurea aetas che sta vivendo non è certamente come il boom di vendite del periodo 79/94, e non lo sarà mai, ma i numeri stanno crescendo a vista d’occhio nell’ultimo biennio.
Produrre vinili oggi è un problema, c’è un collo di bottiglia produttivo micidiale. Con le musicassette com’è la situazione?
La situazione odierna delle press di vinili è bella pesante: c’è un divario enorme tra le richieste (enormi) e la capacità di produzione (relativamente bassa), ed il problema della materia prima sta iniziando a diventare un qualcosa con il quale dovremo tutti fare i conti. I tempi si stanno allungando tantissimo nonostante nelle stamperie ormai ci sia un 24/7 di lavorazione: in alcuni casi si è passati in pochi mesi dalle classiche 5/6 settimane di attesa ai 4/5 mesi. La colpa non è di nessuno: le press e le linee di produzione complete per fare i vinili sono quelle, e non sono macchinari facili da costruire. Per le cassette la situazione è diversa, ma negli ultimi mesi la produzione è aumentata oggettivamente in tutto il mondo.
Quanto costa produrre una musicassetta? Quanto cambia il prezzo a seconda della quantità prodotta?
Il prodotto finito ha un costo che può variare moltissimo; da un minimo di 3,30 euro fino ai 5 euro per i lavori più stratificati e spericolati. Le cifre sono influenzate da molti fattori: colore della cassetta, lunghezza del disco (quindi quantità di nastro usato), tipo di nastro, tipo di stampa sulla cassetta (UV con quadricomia o 1/1, pad printing, sticker…) numero di pannelli nella j-card (il booklet). Sicuramente il numero di copie conta moltissimo, perché il costo delle C-0 (le cassette vuote, senza nastro), dei norelco (i case) e del nastro varia in modo netto a seconda delle quantità da acquistare come stock.
Non è un’operazione nostalgica, né una lotta al digitale
Contate che anche la musicassetta abbia una rinascita “corposa” come è accaduta, almeno nell’immaginario, al vinile oppure resterà una cosa molto di nicchia?
Come dicevo prima i numeri stanno crescendo molto rapidamente , ma, opinione personalissima, non toccheranno mai quelli che oggi ha il vinile.
Quali sono i progetti per le prossime uscite? E per quanto riguarda quelle attuali, come sono nate queste scelte specifiche?
Nel 2022 la linea continuerà ad essere quella che sta alla base di Dirt Tapes: fare “la musica in cassetta”, senza barriere di genere. Ci occuperemo anche dei riproduttori e dell’oggettistica legata al mondo delle cassette: il Tape-roller, il nostro lettore di musicassette basic, è appena andato sold-out, cosa che sinceramente non credevamo accadesse così velocemente (sta per tornare in stock). Dopo aver prodotto un lettore entry-level ora l’idea è affiancargli una piastra seria, un’idea sulla quale stiamo già lavorando; stesso discorso vale per i portacassette, ne uscirà uno progettato da Dirt Tapes nel 2022. Tornando alla musica: rock, cantautorato ed hip hop occuperanno un spazio non marginale nelle uscite, ma ci sarà spazio un po’ per tutto quello che amiamo, compresa l’elettronica a 360 gradi. Continuerà la collaborazione con Time2Rap, che oltre ad essere colleghi sono amici con i quali è semplicemente bello fare cose insieme. La parte “Cassette Bazar” presente sul sito (uno shop online con prime stampe originali di album storici che amiamo, scelte da noi ogni settimana) sicuramente crescerà; il pubblico sta apprezzando molto, e, da collezionisti malati quali siamo, per noi è davvero molto divertente, soprattutto, in alcuni casi, cercare in giro per il mondo copie “mint sealed” (ancora sigillate) di album degli anni 70/80/90, magari stampate al tempo in poche copie rispetto alle tirature delle versioni in vinile e cd. Accanto a questo nel cassette bazar ci saranno anche ristampe degli ultimi anni, che abbiamo nello store grazie alla collaborazione con gli amici di Audioglobe. Per quanto possa suonare banale, la passione è la benzina ed il motore di Dirt Tapes: tirare su una follia del genere è impossibile senza l’amore enorme che sta alla base, e, soprattutto, non avrebbe il minimo senso. Non è un’operazione nostalgica, né una lotta al digitale, semplicemente non abbiamo mai smesso di ascoltare e cercare cassette, ed amare tutto il mondo e l’immaginario legato quella magica invenzione di Lou Ottens del 1963.
(Capolavori immortali, da recuperare sempre e comunque)