Prima che saltiate sulla sedia o sulla tastiera, mossi dall’indignazione (facile) o dalla voglia di dichiararvi d’accordo (meno probabile): non siamo qui a fare classifiche di merito, non stiamo dicendo che questo sia meglio di quello o che valga altrettanto, non è questo il punto.
Il punto è che oggi, venerdì 11 febbraio, è uscito dopo una lunga pausa un nuovo pezzo di Egreen, da ormai un decennio uno dei più credibili rappresentanti del rap senza compromessi, dell’hip hop dal basso. Uno che ha avuto la stima di tutti, che è riuscito a recuperare somme da record dai fan col crowdfunding invece di far fare tutto alle major (o ai brand… perché di questi tempi un brand ti sgancia più di una major); uno che ha avuto anche del limiti, perché per quanto bravo ad un certo punto s’era innamorato davvero tanto se non forse troppo del suo personaggio da rapper da battaglia – cosa di cui si è accorto anche lui, negli ultimi tempi prima della lunga pausa aveva tirato scossoni in direzione opposta, per dimostrare di essere un MC completo, al passo coi tempi, non solo l’ultimo dei giapponesi di un certo tipo di rap nobilissimo ma monocorde e monoteista.
Ad ogni modo: uno di quelli che può piacere o non piacere, artisticamente, musicalmente, ma di cui non puoi non avere stima. Uno che ha fatto magari anche degli errori o delle scelte non riuscite, ma se ne è sempre assunto la responsabilità. Ecco: Egreen oggi torna, con “Incubi”. E se tiriamo in ballo Lou X è per un motivo molto semplice: questo brano è una colossale manata di storytelling. Non è uno scrivere per immagini flash o per punchline come fa il 99%, pardon, il 100% dei rapper da tempo a questa parte, con l’eccezione di qualcosa dell’ultimo Marracash (non a caso, autore di capolavori, dischi che resteranno): questo brano è praticamente un racconto, un racconto lungo, un libro. Una cosa che finora è riuscito a fare al meglio solo Lou X. Tipo così:
Ecco, per quanto ci riguarda Egreen ha fatto qualcosa di altrettanto clamoroso, oggi, con un approccio simile. Lo ha fatto a modo suo, col suo flow, coi suoi temi, con la sua vita; e lo ha fatto con una sincerità quasi dolorosa, e con un’ansia di racconto che regge perfettamente i dieci minuti della traccia. Sì: dieci minuti. Dieci minuti in cui, con la sua tagliente eloquenza ed angosciante sincerità, ti tiene davvero avvinto all’ascolto. Diteci se sbagliamo:
Non bastasse questo, oggi ha presentato il tutto con un post su Instagram che è completamente atipico rispetto a qualsiasi altra cosa possiate leggere da un rapper, anzi, diremmo proprio da un musicista. Leggete con attenzione:
Altro materiale dovrebbe essere in arrivo a breve. Tenetene conto, affilate già i vostri bookmark e i vostri stream.