Non è come a Sanremo, dove la segretezza attorno ai brani che partecipano è totale ed assoluta: per l’Eurovision in realtà si può già iniziare a spulciare quali saranno le canzoni in gara, a più di due mesi dalle finali di metà maggio 2022. E’ un affascinante mistero come questa manifestazione sia diventata da irrilevante garetta triste filata da pochi a grandioso, pacchianissimo, trionfale, ecumenico certame sghembo in grado di unire – come forse pochissime altre cose, come forse nessuna – un’idea vasta di Europa, che va da Lisbona ed arriva alle repubbliche ex sovietiche, trovando un filo rosso che lega tutto questo percorso. Quest’anno poi le finali, sempre più spettacolari nella produzione senza però mai perdere quel “particolarismo” bizzarro che lo rende più sorprendente e meno omogeneo dei Grammy o similari, si svolge in Italia, a Torino.
Quale sarà il brano-culto di quest’anno? Il vincitore non lo sappiamo, per certi versi nemmeno ci interessa (poi ok, si può fare il tifo per chi rappresenterà l’Italia – abbiamo una carta degnissima da giocare grazie a Mahmood e Blanco – e un po’ meno per l’arrancante Achille Lauro che, pur di esserci, si aggrappa a San Marino, contento lui e contenta San Marino). Ma di una cosa siamo sicuri: era da tanto, tanto, tanto tempo che in una manifestazione musicale nazionalpopolare non c’era un brano così assurdo, dadaista, post new wave come come la canzone che rappresenterà la Serbia all’Eurovision Song Contest. Serbia che in passato invece mandava tendenzialmente o delle robe turbo-dance tamarre e scosciate, o cantanti confidenziali bellocci. Stavolta invece ha spiazzato tutto e tutti:
Al di là della musica, già interessante e non banale di suo, il testo è qualcosa di… oltre. Leggetevelo, grazie alle didascalie in sovrimpressione. Ana Djurić, la quarantatreenne cantante che si è inventata questo progetto Konstrakta, di suo ha una lunga carriera in musica – prima infatti era la voce degli Zemlja Gruva, praticamente dei Dirotta Su Cuba slavi. Qui però veramente spariglia tutte le carte, come potete vedere voi stessi. Giustamente, mentre molti creano degli adattamenti in inglese delle proprie canzoni per farsi capire da un pubblico che è giocoforza internazionale e non più locale, lei ha già annunciato che no non cambierà di una virgola il cantato ma troverà comunque il modo di “comunicare” la stranezza del testo.
Un brano così atipico ci riporta alla mente la leggendaria trollata sempre dall’area balcanica – ma in realtà è un brano fighissimo, secondo noi – all’Eurovision, quando esattamente dieci anni il Montenegro si fece rappresentare da Rambo Amadeus (nome d’arte delirante, lui comunque è un genio ed è una specie di incrocio tra Gaber, Elio e Frankie Hi-Nrg, una vera e propria leggenda nella parte “migliore” dei Balcani), lasciando così tutto il pubblico europeo a bocca aperta: qualcuno scandalizzato, qualcuno sgomento, qualcuno indignato. Noi, divertitissimi. Pensavamo che dei vertici così surreali all’Eurovision Song Contest non sarebbero più stati raggiunti. Ana Djurić / Konstrakta ci ha smentito. Bene, molto bene!