Non è ancora il momento del pieno ritorno alla normalità. Al di là di ogni considerazione di merito (ed al di là del fatto che i dati epidemiologici in Italia non lasciano ancora del tutto tranquilli, anche se per fortuna al costante gran numero di contagi per ora non corrisponde una sofferenza del sistema sanitario, e questa è una cosa importantissima), se con l’inizio di aprile e la fine dello stato di emergenza si fosse pensato che tutto fosse tornato alla normalità, beh, non è ancora esattamente così.
Molti eventi, molti concerti, molte serate sono di nuovo in programma. E tutto ad ora si sta svolgendo correttamente – né si stanno segnalando particolari urgenze e criticità dal punto di vista dei dati di contagio collegabili a questo nuovo passo verso una vita come quella che avevamo prima della pandemia. Arriva però un po’ come un fulmine a ciel sereno la notizia dell’annullamento di uno degli eventi più amati in Italia, Ralf In Bikini: una “piccola Woodstock” del clubbing italiano, con una intera giornata che ruota attorno a Ralf, a un grande numero di amici/colleghi invitati suonare, e al fatto che l’ingresso è gratuito per tutti, con libertà assoluta di muoversi.
Il comunicato ufficiale sull’annullamento, che riportiamo sotto, è molto posato, equilibrato e civile. Non si cerca nessun colpevole, nessun capro espiatorio; si ringraziano anzi le istituzioni per la collaborazione e il sostegno – quelle almeno che si sono spese per aiutare fino all’ultimo la realizzazione dell’evento. Viene tuttavia spiegato che il problema stava nel fatto proprio che Ralf In Bikini fosse ad ingresso libero (il non mettere un biglietto d’ingresso impediva un controllo, anche sommario, degli accessi). In un contesto peraltro, ricordiamolo, completamente open air.
Dove sta la ratio di questo provvedimento?