Non è che siamo invidiosi o rosiconi verso i “famosi”, e non è che siamo contro l’intervento dei brand nella nostra amata musica dance. Tutt’altro, davvero. E’ che semplicemente quando una roba è brutta, è brutta. Punto. Giudicate voi stessi:
L’idea in realtà sarebbe anche buona. Algida, che per il Magnum aveva già battuto in passato vie vicine al clubbing (ad esempio, a noi fece realizzare questo), si è messa in testa di assoldare l’asso-pigliatutto Peggy Gou. Qualcuno, forse direttamente lei, ha pensato fosse una buona idea andare a (ri)toccare un classico assoluto, quel “Can’t Get You Out Of My Head” di Kylie Minogue che deve andare in tutti i libri sulla storia del pop alla voce “capolavoro“.
Peggy ha preso la traccia, ne ha insufflato via tutta la magia, la classe e l’essenzialità, ha aggiunto un pattern danzabile banale, loffio e crasso e voilà – ha servito il tutto. Pessimo. In realtà poteva anche essere una buona idea rendere l’operazione a trecentosessanta gradi, l’input creativo di chi ha curato l’operazione è stato in effetti questo: il video come potete vedere sopra è stato “k-poppizzato” da Seo Inji (qui potete trovare tutti i particolari dell’operazione nel suo complesso), un elemento in più da mettere nella faccenda.
Il problema è che il k-pop è parecchio ironico e folle, per essere pop, mentre in tutta questa operazione non crediamo di sbagliarci se diciamo che la vanagloria e la marchetta superino di gran lunga l’ironia, mentre la follia (o il timore reverenziale) sta giusto in chi non ha avuto il coraggio di dire a Peggy: “Senti, è una schifezza. Prova a rifare qualcosa di meglio, se vuoi bene a te stessa. Davvero“.
L’effetto finale è sbagliato su tutta la linea, insomma.
…poi oh che ne sappiamo, magari l’operazione sarà un successo, magari questo remake diventerà davvero la “canzone dell’estate 2022” come da ambizione del brand (e delle centinaia di migliaia di euro che avrà sborsato per tutto questo, ma non escludiamo si entri nell’ordine del milione) e come da proclami, ma non toglieteci il gusto di poter dire: tutta questa operazione è almeno per la nostra sensibilità un fail gigantesco, tutta questa operazione è imbarazzante. Poteva essere bella ed intelligente in realtà, poteva essere stilosa ed apprezzabile; gli spunti c’erano, non è che siamo pregiudizialmente contro Peggy Gou, anzi; invece, alla prova dei fatti è solo imbarazzante.
Resta il sospetto: quando inizi a diventare il brand di te stesso, fatturi di più, ma la pigrizia creativa inizia a farsi largo.
Se le volte bene, ditele di darci un taglio. Se invece vi piace solo l’odore della sua fama fate pure, incoraggiatela anche. In questo mondo c’è spazio per tutti.