Com’è andata la vostra estate? O come sta andando, per i fortunati che possono essere adesso in vacanza (ma che magari hanno lavorato duro a luglio e agosto)? E poi: com’è andata l’estate dei festival italiani, una estate ricca come non mai e che ha in realtà ancora carte ed eventi fondamentali e bellissimi da giocare? Ecco. La prima “carta fondamentale e bellissima” è una di quelle che amiamo e seguiamo di più da sempre: Jazz:Re:Found. Lo rivendichiamo orgogliosamente. Perché Jazz:Re:Found è veramente un esempio perfetto di come viviamo la musica, perché amiamo la club culture e perché – al tempo stesso – la club culture se è fine a se stessa (o al generare una nuova classe di ricchi&vincenti) non ci basta.
Nell’incantevole cornice di Cella Monte (sì, dopo Vercelli e Torino JRF ha trovato davvero la sua location “perfetta”: un meraviglioso paese di poche centinaia di anime nel Monferrato che, in un weekend, ospita migliaia e migliaia di persone provenienti da tutta Italia accogliendole tra panorami meravigliosi, corti nascoste, vite e ritmi d’altri tempi) a partire da oggi 1 settembre fino a domenica 4 si ripete un piccolo miracolo. I nomi in line up li potete scoprire da soli (non possiamo non evidenziare però l’esibizione degli acclamatissimi Domi & JB Beck, e vediamo se dal vivo confermeranno di meritare l’hype mostruoso che li circonda), ma tanto se siete affezionati del festival sapete che Jazz:Re:Found non tradisce mai la sua anima e, al tempo stesso, non fa mai la “messa cantata”: sì, l’indirizzo musicale è chiaro – e nasce dalle preciso passioni di chi il festival lo fa – ma al tempo stesso lo sguardo è aperto e non ottuso, inclusivo e non snob o altezzoso.
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Eppure Jazz:Re:Found è una storia di cocciutaggine. Spesso chi è cocciuto alla fine un po’ snob o altezzoso lo è, è infatti talmente convinto delle sue idee o delle sue passioni che, insomma, non ammette deroghe ad una supposta ortodossia (…che per qualcuno è: “Metto solo gli artisti che funzionano di più al botteghino”, sì, anche questa è una passione ed ortodossia). Ma essere snob ed altezzosi alla lunga può essere sterile, può portare ad accartocciarsi su se stessi: cosa che a Jazz:Re:Found non è mai ad oggi successa, e questo lo puoi proprio respirare nei giorni del festival. E’ una attitudine che contagia le persone: curiose, aperte, sorridenti, e non invece imbronciate e “sapute”, pronte solo a dimostrare di saperla più lunga. Jazz:Re:Found è il festival dove puoi sentire Louie Vega fuori dai contesti discoteca-coca-e-champagne (in cui lui è rimasto a lungo intrappolato, in Italia, negli anni ’90), è il posto dove Moodymann diverte e si diverte (perché ha davanti un po’ di tutto, chi conosce ogni unghia della sua discografia e chi si chiede “Chi è ‘sto figo con le ballerine in console?”), è il posto dove è normalissimo mettere fianco a fianco la storia del jazz-rock (Azymuth) col presente&futuro dell’urban pop italiano intelligente (Ditonellapiaga), altrove per un accostamento del genere ci sarebbero solo malumori… e credeteci, sarebbero malumori ottusi, stupidi.
Jazz:Re:Found è il posto dove puoi scoprire le cose: Alfa Mist, Hania Rani, Maria Chiara Argirò, The Mauskovic Dance Band, Emma-Jean Thackray (quanta qualità in una riga sola…). Ed è il posto dove le cose le puoi anche riscoprire: Casino Royale, Quantic, LTJ Experience. O dove puoi reincontrare vecchi amici: Onra, Lefto, Raffaele Costantino (alias Khalab). Ecco, Jazz:Re:Found è tutte queste cose assieme. Ed altre ancora.
Così come è il posto che dimostra che un festival può nascere e crescere in provincia, che può fare a meno dei “soliti” nomi telecomandati dalle agenzie (ma non per questo li esclude a priori, perché mica chi è rappresentato da un’agenzia di booking potente è per forza una merda), che può evitare di “milanesizzarsi” pur attraendo moltissimi milanesi, che può ragionare su una dimensione umana, intima, amicale anche attirano migliaia e migliaia di persone. Insomma: è una delle storie più belle che possiamo raccontare su cosa può generare la passione verso la club culture, intesa non come sballo ma come ballo e cultura, come ricerca e curiosità, come voglia di uscire dall’ordinario e di andare oltre le liturgie consolidate da pop e da rock. Vogliamo un sacco di bene a questo festival. E lo facciamo, davvero, a ragion veduta.
Ps. Qui i biglietti. E se per questo weekend vi preoccupa la pioggia, sappiate che: