26—30 Luglio 2023, Ortigia: se avremo abbastanza tempo (leggere qui per capire perché), sarà un atteso (e intenso) déjà-vu che porta il nome di Ortigia Sound System, che con questa edizione fa nove e ad occhio—scorrendo la prima lineup annunciata—comincia già a preparare un antipasto per il decennale. Facendo un rapido slalom su tutto quello che già sappiamo sul festival Siciliano, è interessante soffermarsi un secondo sul manifesto scelto per quest’anno: affidato semplicemente alla dicotomia tra le cifre 1869 – 2071, è dedicato alle due date che riflettono sul passato, presente e futuro della Sicilia, attraverso un processo di mutazione dell’isola stessa.
«Nel 1869—data che indica l’apertura del canale di Suez —ha inizio un processo che entro il 2071 avrà trasformato radicalmente il Mediterraneo e di conseguenza, la Sicilia», si legge nel comunicato stampa. «La seconda, infatti, tra desertificazione e sprofondamenti sotto il livello del mare, tra migrazioni umane e colonizzazioni animali, tra trasformazioni industriali e costanti culturali, indica l’emergere di una nuova Sicilia profondamente cambiata. Il messaggio è chiaro, e comporta quindi una nuova e utile riflessione sull’importanza del territorio, questione che il festival ha da sempre mappato come cruciale incipit per diventare tra le realtà più interessanti in Europa, in questo ambito».
Che aggiungere, a questo punto? La formula rimane (quasi, tra poco vediamo perché) invariata, con il mastodontico (e sempre affascinante) stage del Castello Maniace designato a essere il “main” e il boschetto dell’ex-Km0 a baciare le prime luci del sole, all’alba degli after. Poi c’è da parlare ovviamente di musica. Che OSS ci aspetta? Dalle immersioni tropico-futuristiche di nomi come DJ Plead, Nick León (in b2b con Bitter Babe) ci si sposta tra Africa, Asia e Sudamerica e tra porto-etnicismo e pista, con Acid Arab, BCUC e BADSISTA, passando per il romanticismo psichedelico della formazione romana Salò, insieme a Lamusa II and Assembly Group (in uno speciale live) tra i pochi rappresentanti nostrani del lotto—se escludiamo ovviamente Valentina Magaletti (orgoglio Italiano e ormai talento globale, in questo senso), con Nídia artista in residency al Teatro Massimo di Siracusa, ovvero l’assoluta novità per il comparto venue di quest’anno—ed il cui prestigio viene confermato dalla scelta di far esibire sullo stesso nomi della sperimentazione contemporanea come Lucrecia Dalt e Marina Herlop, tra le assolute sorprese dello scorso anno e, insieme a Joy Orbison e Space Afrika, anche le prese più grosse.
Tra le scelte non scontate ci sarebbero sicurmente da menzionare Arushi Jain (sulla scia di Dalt ed Herlop, se vogliamo contestualizzarne il mondo musicale di appartenenza) e il takeover della berlinese PSY, con Buttechno, Nikolajev & Triš che a naso saranno un’imprevedibile scheggia impazzita, tra i nomi meno “in vista”. Tra quelli che all’occhio saltano subito, invece, inutile dire che lo showcase di Hyperdub sarà una delle punte più attese—tanto più perché piazzati nello “slot” after—, e dove il gotha dell’etichetta londinese Kode9 sarà accompagnato dal veterano del grime scuro d’oltremanica Scratcha DVA (con l’alias-alter ego Scratchclart) e da Ikonika, fresca di firma con il collettivo britannico.
Di carne al fuoco, insomma, a Ortigia sembra anche stavolta ce ne sia molta, e l’impressione da questo primo round di nomi è che la mappa di esperienze, influenze e suggestioni del panorama musicale attuale sia stato scandagliato ancor di più nei suoi confini underground. Senza esagerare o esagerando il giusto, rimane un mix non banale e che non sembra lontano da input che pullulano da rassegne più acclamate in Europa. Sarà interessante vedere come tutte questa varietà di idee e pulsazioni si muoveranno, sotto il torpore siciliano di luglio. Sempre che il tempo per godersi tutto, pure stavolta, basti.