L’avreste mai detto? I più cinici direbbero “Sì, certo, figurati se non succedeva, i soldi sono soldi”; ma in realtà Pepe Rosello – lo storico proprietario – non aveva granché intenzione di riaprire lo Space, dopo l’epica chiusura del 2016 (noi c’eravamo!) giunta dopo ventisette anni di attività, anni che hanno letteralmente contrassegnato l’immaginario di Ibiza e – in realtà – di tre quarti di mondo del clubbing. Gli erano arrivate offerte da più parti, per rimettere in pista lo storico marchio. Ma lui non era granché per la quale. D’altro canto, non aveva certo necessità economiche. La sua romantica e spericolata avventura imprenditoriale gli aveva fruttato un gran bel po’, e ad un certo punto ci stava accettare l’offerta del gruppo Ushuaïa per rilevare quelle storiche, storicissime mura e trasformarlo sì sempre in un club, ma un qualcosa con uno spirito piuttosto diverso. Pepe, intanto, poteva rallentare, togliersi ogni peso, levarsi ogni proprietà ed ogni responsabilità e godersi i suoi ottanta e passi anni circondato da affetto e rispetto. Un perfetto, placido lieto fine.
E invece… Invece, succede che lo Space riapre. Sì.
Ma non riapre ad Ibiza.
Riapre in Italia. A Riccione. Nasce sulle ceneri di Musica, la joint venture tra il gruppo Cipriani e Tito Pinton del Muretto, creato a sua volta sulle ceneri del Prince. Musica Riccione aveva progetti molto bellicosi riguardo al diventare “il” posto della Riviera, mettendo in campo una “programmazione grandi nomi” alternata a serate riempi-pista: insomma, si mirava al bersaglio grosso. Un tempo questa formula avrebbe funzionato immancabilmente (a maggior ragione considerando che il maggior competitor, il Cocoricò, aveva ancora le porte serrate, in attesa del rilancio avvenuto la stagione scorsa), ma il tempo di oggi non è il tempo di allora, ciò nei primi 2000 era garanzia di guadagni enormi oggi porta guadagni ma ancora più spese e pure il pubblico, ecco, non sempre risponde allo stesso modo di come rispondeva venti o dieci anni fa. Senza contare che la concorrenza non stava certo a guardare (a maggior ragione col Cocoricò poi riaperto, e il successivo patto di non belligeranza del Cocco con la Villa Delle Rose, il terzo “gigante” del clubbing estivo riccionesco: una manovra a tenaglia).
Insomma: le cose per Musica sono andate bene ma non benissimo, e il sodalizio di ferro Cipriani-Pinton si è incrinato. Ma a Giuseppe Cipriani evidentemente il pallino del club è rimasto, ed è rimasto manco poco: il brand Musica infatti non muore ed andrà a sbarcare su Ibiza, in una realtà di fascia alta e non troppo “popolare”, restava però il punto interrogativo di che ne sarebbe stato dell’ex Prince. Perché l’investimento in Riviera era stato appunto ingente, ma i risultati erano stati un po’ positivi un po’ mica tanto, e le spese tra una cosa e l’altra invece altissime (…aspetto che veniva sempre sottolineato da molti, in zona: si sa, del competitor non puoi che evidenziare le difficoltà).
La risposta su che ne sarà dell’ex Prince ed era ex Musica è arrivata adesso. O meglio: adesso si può finalmente rendere pubblica. Perché i ben informati già da un po’ sapevano che qualcosa si andava cucinando, e i più informati ancora sapevano pure quali erano gli attori coinvolti (puoi firmare tutti gli NDA che vuoi, ma nel nostro ambiente le voci girano ovunque, spifferi che manco a Trieste con la bora).
Più o meno un paio di mesi fa sono state apposte le firme definitive sui contratti. Il gruppo ECulture (guidato da Giuseppe Rampini, ma occhio che ora aggiungiamo un paio di cose in più molto importanti), il Gruppo Cipriani e Pepe Rosello hanno trovato fra loro l’accordo: a primavera 2024 nasce ufficialmente Space Riccione. Sarà ovviamente rimesso a posto dal punto di vista degli spazi, si dividerà in quattro aree (Arena, Garden, Terrace, Lounge) e promette di essere un investimento molto, molto importante ed ambizioso pure come contenuti. Del resto, già la prima immagine a corredo dell’operazione vola alto:
Ecco. Fermo fotogramma. Stop. Rewind. Dicevamo del gruppo ECulture: il leader è Giuseppe Rampini, uno che ha fatto parecchi soldi da imprenditore in cose che non c’entrano nulla con la musica ma che ora, arrivato ad una certa età e con una dote economica decisamente cospicua, vuole “ringiovanire” e dedicarsi a quello che lo diverte di più, ovvero fare il dj techno/house e in generale stare in mezzo alle cose di clubbing. È così che nasce ECulture, un gruppo dove sono confluite varie personalità e competenze fra cui Michael Weicker di Hyte, Fabrizio Tamburini l’ex direttore di m2o e Fabrizio De Meis. Sì. Lui. L’eterno De Meis.
C’era chi pensava che dopo la chiusura del Cocoricò lui fosse ormai tagliato fuori da tutti i giri; ma in realtà è qualche anno che lavora sottotraccia per tornare a lasciare il segno, grazie appunto alla costituzione di questa nuova avventura imprenditoriale (che vuole essere booking, agenzia di comunicazione, promotrice di grandi eventi, consulenza finanziaria ed altro ancora…), avventura dove è una voce ascoltatissima e, assieme a Weicker (e forse anche più di lui), un primo stratega sugli investimenti da fare e le direzioni da prendere. Rampini del resto i capitali li ha. Le cose si possono fare. Le cose in grande, sì. E fra gente con grandi capitali e pure col pallino del clubbing, vedi appunto Rampini e Cipriani, ci si intende.
Mancava però quell’idea in più. Si, Giuseppe Cipriani poteva sciogliere il sodalizio con Pinton dopo i risultati in chiaroscuro di Musica Riccione e cercare altri soci, certo; e Giuseppe Rampini in tal senso era il “sospetto” perfetto per continuare a portare avanti le cose con magniloquenza e continuare così la grande “guerra fra tirannosauri” in Riviera. Ma appunto: ci voleva un’idea. “Musica Riccione” era un marchio logorato (…a cui appunto era stata fatta molta guerra, rinfacciando spese eccessive a fronte di risultati discontinui e limiti strutturali).
È qui che entra in campo l’araba fenice Fabrizio De Meis. Uno che con lo Space ci aveva già collaborato in anni non sospetti (e con risultati sorprendenti), parliamo dei primi anni 2000, e che quindi aveva un canale aperto di riconoscenza ed amicizia con Pepe e il suo team. Poi però è arrivata l’avventura-Cocoricò, con tutti i suoi grandissimi alti e gli infelici bassi, di sicuro un’avventura totalizzante: e quindi De Meis su quello si è concentrato. Ma terminata quell’avventura nel modo di cui tanto si è discusso e parlato, ed iniziato successivamente il lavoro sottotraccia con ECulture, è potuto tornare a battersi. Solo stavolta da tessitore dietro le quinte, non da gladiatore che fa il frontman.
Tanto si è scritto di cosa sia stato o non sia stato il Cocoricò sotto De Meis e di come si sia imprenditorialmente comportato, ma che lui sia uno dei personaggi cruciali del clubbing italiano da fine anni ’90 ad oggi non lo può negare manco chi lo detesta o chi lo contesta. Al di là di tutto, troviamo molto interessante e significativo che sia tornato al centro dello scacchiere delle grandi sfide sui terreni di casa nostra, per giunta con un progetto ambizioso come il rilancio del marchio Space non ad Ibiza ma in Italia. Progetto che è davvero farina del suo sacco dal punto di vista ideale. Il link con Rosello è roba sua, le argomentazioni “emotive” per convincerlo – dopo tutti i “No!” che ha dispensato dal 2016 ad oggi – pure.
Un rilancio “italiano” che Pepe Rosello ovviamente non concede gratis: e attenzione, non parliamo di soldi (pare infatti l’accordo sia stato concluso per una cifra “romantica”, quasi simbolica), ma proprio di approccio. Se lo Space è entrato nel mito è perché non è stato un posto qualunque, ma ha incarnato negli anni una serie di valori e di attitudini molto particolari. Chi ha realmente conosciuto lo Space, lo sa. Rosello ha preteso da De Meis, dal Gruppo Cipriani e da ECulture che questi valori e queste attitudini restassero una stella polare anche (e soprattutto) in questa imprevista rinascita tricolore. Non si vive di soli ideali naturalmente, e tutta questa avventura deve fruttare, deve generare profitto, non solo poesia e belle parole. Del resto lo stesso Pepe di profitto se ne intende, non è una verginella fricchettona. Ma oltre al fatturato può esserci qualcosa di più.
Verginelle fricchettone non lo sono nemmeno le istituzioni: che sono state informate a tempo debito di questa idea, ed hanno dato la loro benedizione. Nella città Riccione i piani alti hanno insomma ripreso a volere con sé i grandi club, dopo aver messo loro i bastoni fra le ruote in ogni modo possibile immaginabile. Evidentemente l’idea che la Riviera potesse essere solo ed unicamente un sonnacchioso hub di vacanze per famiglie non ha pagato gli sperati dividendi: né economici, né elettorali. Il vento è cambiato. Infatti guarda caso ora il Cocoricò opera senza problemi (anche perché fa le cose per bene), Villa Delle Rose pure, Musica è potuto nascere e provare a crescere, e ora potrà reincarnarsi in Space. Ecco, che in Italia l’imprenditoria debba sempre dipendere (anche) dagli umori della politica è una eterna stortura; ma vabbé, questo è – e questo ci facciamo andare bene. Più o meno.
Resta ora la curiosità di vedere cosa sarà davvero Space Riccione: quanto cioè assomiglierà e quanto sarà diverso dal Cocoricò, quanto assomiglierà e quanto sarà diverso rispetto a Villa Delle Rose, quanto sarà rilevante a livello nazionale ed internazionale e quanto riuscirà a farsi largo in un mondo, quello degli eventi legati alla club culture, che un tempo era molto facile e in tantissimi ci si arricchivano, bastava buttarsi, oggi invece è talmente sofisticato che se sbagli mezza cosa o anche solo sei sfortunato, beh, sei già pesantemente sott’acqua (anche quando fingi di non esserlo).
Noi, da utenti ed appassionati, non possiamo che essere contenti che ci sia in campo un numero di player dai grandi mezzi e dalle grandi ambizioni. Se ci piacerà quello che fanno, ne godremo; nel momento in cui non ci soddisfacesse, abbiamo la possibilità e il dovere di guardare altrove.
Insomma: bene così.