Sono tanti, tanti, tanti i boutique festival di qualità quest’anno in Italia. Tanti. Da un lato siamo molto contenti: anni ed anni a seminare input, stimoli, informazioni e cultura hanno dato vita ad una “conoscenza diffusa” molto corposa e ramificata. Ideare un festival per massimo duemila persona a sera (ma anche poche centinaia possono bastare), assemblare line up fatte con grande gusto e visione musicale aperta, aggiungere qualche spezia speciale (il luogo, le attività collaterali…), è diventata non più un’eccezione ma qualcosa che – in una singola estate – si ripete ormai decine e decine di volta su e giù per lo Stivale. Anche solo poche stagioni fa, questo sarebbe stato impensabile. E noi, nel nostro piccolo, quando tutto era impensabile o comunque embrionale, abbiamo sempre fatto il tifo per una evoluzione di questo tipo.
Ora che i nostri desideri hanno avuto successo abbiamo quasi paura: paura che i festival siano troppi, che si scontrino alla fine con la dura realtà dei numeri (anche perché il bacino d’utenza degli eventi di qualità non è quello di altre nazioni europee, almeno per ora), che un eccesso di entusiasmo e di “Si-può-fare” diffusi generi alla fine più di quanto il nostro mercato riesca ad assorbire, con conseguenze poi problematiche proprio per chi se le merita di meno: gli idealisti, quelli che entrano nella musica anche per proporre contenuto, non solo estrarre e massimizzare fatturato.
Ecco perché quest’anno l’articolone sui festival non è ancora arrivato e, forse, nemmeno arriverà: chissà, vedremo. E questo nonostante in queste settimane, anzi, mesi, ce l’abbiano chiesto in tanti, tantissimi (…e sarebbe stato anche un volano di numeri e di possibili richieste di sponsorizzazione: insomma, sarebbe stato un business oltre che un servizio). La preoccupazione però è che quasi siano diventati troppi, i festival belli. Quelli insomma che più ci piacciono. La preoccupazione è di dimenticare questo a scapito di quello (quando vorremmo mettere entrambi); ma la preoccupazione è anche di rendere il fenomeno più “facile” e “vincente” di quello che è in realtà. Perché diciamolo: fare un festival di qualità, in Italia, con una bella line up di cui andare fieri, e con la capacità di coinvolgere non solo i propri amici ma anche la gente della zona così come gli appassionati sparsi in giro per l’Italia, è ancora maledettamente difficile. Se li vedete aumentare di numero, non crediate sia diventato più semplice dar loro vita e portarli a termine.
Non lo è per nulla.
…soprattutto, c’è bisogno di stringere alleanze forti su più campi. Anche su quelli del ticketing. Che a molti sembrerà una cazzata, ma in realtà è una delle voci industriali più sofisticate e su cui si combattono più battaglie in Italia e nel mondo (in Italia abbiamo anche il problema di una legislazione che solo recentemente si sta svecchiando, per anni la Siae ed altri merletti ci hanno obbligato a condizioni medievali, biglietti per forza cartacei, eccetera eccetera); e per gli organizzatori, è comunque una voce di marketing e comunicazione aggiuntiva. Avere un buon partner per quanto riguarda la circolazione dei biglietti (da vendere o scambiare) è un’arma in più. Piazza bene il tuo evento sul on line, trovo il modo giusto per penetrare nei forum e gruppi di appassionati.
Questo è il motivo per cui quando Ticketswap ci ha contattati – a distanza di tempo dalla prima collaborazione – dicendo “C’è un’altra cosa di cui ci farebbe piacere si parlasse su Soundwall: la rete di partnership per i festival estivi che abbiamo creato”, abbiamo detto subito “Sì, ok, ne scriveremo”. Nonostante i nostri dubbi e le nostre preoccupazioni. Anzi, a ben vedere: esattamente per loro. Sì. Esattamente per loro. Per questi dubbi. Per queste preoccupazioni. Perché il messaggio da far passare è che bisogna stringere più alleanze possibili nei campi esecutivi più svariati, se si vuole costruire un festival. E se invece non si vuole costruire un tubo ma si vuole solo essere felicemente fruitori di buona musica e begli eventi, l’invito è quello di tenere d’occhio le realtà commerciali che supportano quello che ci piace, quello che incontra i nostri gusti e le nostre attitudini. Non è questione di farsi beceramente “ipnotizzare” dalla pubblicità: ma se è facile sponsorizzare e fare partnership coi grandi e grandissimi eventi, farlo invece con realtà più di nicchia e culturalmente ricercate è un atto di coraggio. Perché sul breve, sempre meglio buttare due lire su Vasco, su Blanco, su Lazza, su I-Days di qua e Rock in Roma di là, sui solitinotichevoletevoi, che farlo su realtà più profilate e dai numeri “fragili”, almeno rispetto al grande ballo crasso del mainstream.
Questo lo statement ufficiale di Ticketswap: “Siamo felici di collaborare con festival che diano valore e facciano protagonista la location e il territorio che li ospita. Località differenti da nord a sud, da est a ovest, più generi musicali per una proposta quanto più inclusiva possibile. L’obiettivo rimane sempre offrire al pubblico, italiano ed internazionale, una soluzione facile, trasparente e sicura per la rivendita dei loro biglietti e sostenere gli organizzatori nella promozione dei loro eventi e nel controllo del processo di rivendita“.
E questo invece l’elenco dei festival che ci hanno indicato (uno si è già svolto, ed è l’affascinante LOST – con questo festival “labirintico” Terraforma ha trovato un degno competitor):
- Decibel Open Air 2023 – 9-10 settembre
- Sonic Park Stupinigi + Matera – luglio
- Dreamland Festival 2023 – 8-9 settembre
- LOST Music Festival 2023 – 30 giugno – 2 luglio
- Viper Summer Festival – tutta l’estate
- MaCo Festival – luglio-agosto-settembre
- AMA Music Festival – agosto con preview Chemical Brothers 8/07
- Roccella Summer Festival – agosto
- MAST Festival – 10-13 agosto
- Together Music Festival – 1-2 settembre
- Riverock – 20-23 luglio
Un gigante ovviamente c’è, ed è Decibel, così come c’è qualche aspirante gigante (ad esempio la crescita di AMA è impetuosa, potrebbe diventare il nuovo Home Festival a livello di rilevanza regionale); ma ci sono anche scelte meno ovvie, meno scontate. Bene così. Avanti in questa direzione. Speriamo vi venga la curiosità di approfondire e cliccare sui link, voi che leggete. Così come speriamo, parlando invece di ticketing, che i rivenditori veri e propri implementino la parte di comunicazione e contenuti, diventando così in questi campi veri e propri partner degli eventi per cui offrono i loro servizi.
Poi figuratevi, noi nei prossimi giorni e settimane di festival in arrivo comunque continueremo a parlare (a partire dal meraviglioso e particolarissimo Limbo, aspettatevi domani una bella presentazione e sappiate che vi consigliamo tantissimo di essere in Toscana questo fine settimana).