Ne “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il nipote del protagonista Don Fabrizio pronuncia a un certo punto una frase diventata poi celebre quasi al pari del romanzo stesso: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». L’affermazione, piuttosto ossimorica, sottintendeva per l’autore il fatto che il cambiamento reale (quello stimolato dal ‘gattopardismo’) vuole che il moto di una rivoluzione, di qualsiasi natura, possa condividere in fondo un confine molto sottile con la stasi delle cose.
Tancredi voleva dire allo zio qual era il modo migliore per non perdere i loro privilegi e le loro terre, anche quando tutto intorno stava cambiando: per lui, quei privilegi erano più preziosi del denaro e del potere in sé. E allora eccoci qua, non troppo distanti dalla Palermo e l’immaginaria Donnafugata protagoniste del romanzo di Tomasi di Lampedusa, che vedere avvicinarsi una nuova estate a Ortigia significa avere a che fare con il privilegio del cambiamento, ma anche il potere rivoluzionario della consuetudine, dell’usuale. Dell’eterno ritorno.
Dietro la nuova brand identity di Ortigia Sound c’è (sempre) l’organizzazione multidisciplinare Ortigia Sound System APS, che celebra il suo decimo anniversario con l’intento di espandere la propria visione anche verso eventi che toccano altre sfere e altri momenti del calendario durante l’anno — oltre, appunto, alla religiosa quattro giorni a cavallo tra fine Luglio ed inizio Agosto.
All’alba di un nuovo tuffo sulle sponde dello Jonio dall’1 al 4 agosto (qui i biglietti) ci sarà tanto da ballare per fuggire alla torrida luce che accompagna come consueta Cicerone le giornate dell’isola siracusana. Anche se la line-up, per quest’anno, ci dice anche che qualcosa si sta muovendo verso paesaggi più inediti, dalle parti del Castello Maniace (oltre che delle solite escursioni in versione after, tra i boschi del siracusano, salvati per qualche ora dal tepore giornaliero, all’arrivo della notte).
David August (in uno speciale live A/V), KOKOKO!, gli Holy Tongue di Valentina Magaletti, Patten e la curatela della musicista palestinese Kamilya Jubran per la residenza artistica, realizzata in collaborazione con Zō Centro Culture Contemporanee, che accoglierà anche il sassofonista Mario Gabola e la bassista Nina Hoppas. Nell’Ortigia che abbiamo imparato a conoscere c’è spazio per un comparto live scelto con grande mira (e soprattutto, aggiungerei, grande fiducia nel futuro della contaminazione elettronica, da qualsiasi parte del Mediterraneo e oltre possa provenire), ma veste sempre dell’immaginario che ha reso familiari le infinite giornate lì nella terra di Archimede.
Tutto cambia, dicevamo, ma per non cambiare affatto: lo showcase di Spazio Disponibile, capitanato da Donato Dozzy e con DJ Red, Kangding Ray in b2b con Neel fa palio a quello del collettivo colombiano TraTraTrax, che risponde col patrón Verraco e Objekt a dividersi la console, il live di Lechuga Zafiro e poi Shannen SP, mentre qualche ora prima vi potete beccare un Blawan (!) versione live, Djrum con upsammy o le incursioni nel futuro della Other People di Nicolás Jaar, con Aho Ssan. Il party d’apertura del Giovedì John Gomez, Orpheu The Wizard e Tako dovrebbe mettere le cose in chiaro, se vi troverete da quelle parti per la prima volta, allo scadere di Luglio.
Un anno fa parlavamo di una quattro giorni che ci aveva portato a Berlino, ma con quaranta gradi e con vista mare. Oggi ci prepariamo ad Agosto, a line-up peraltro ancora da completare, con tanti live e tanta sperimentazione che si preannunciano già come un’evoluzione delle cose. Sullo sfondo, però, riemerge la solita domanda: ma quindi, cosa è cambiato, davvero? Niente, appunto, perché tutto cambi. E mai davvero troppo, per mantenere le aspettative in ghiaccio.
Anche perché di ghiaccio, anche quest’anno — ho il sospetto — a Ortigia ce ne sarà sicuramente bisogno. Di nuovo.
Foto di Glauco Canalis, Stefano Mattea e Bianca Rumore.