Negli ultimi anni di Sónar, una delle novità che più ci era piaciuta era quello del Sónar XS: un palco piccolo, quasi nascosto rispetto agli altri, privo di grandi nomi ma pieno di ricerca e di coraggio. Un posto dove non trovare i “soliti” nomi, dove avventurarsi in strade impervie (talora angolari, talora scoppiettanti, talora sceme con stile o stilose con follia), dove insomma si faceva ricerca più che negli altri palchi, diurni o notturni che fossero – quelli erano i palchi delle conferme, degli act da testare in un contesto così importante. Era un palco che probabilmente non vendeva nell’immediato un biglietto in più, visto che la macchina del festival catalano era diventata così gigantesca da avere bisogno di nutrirsi su numeri di larga scala (mantenendo sempre la qualità, ça va sans dire), ma era al tempo stesso un palco profondamente necessario per illustrare lo spirito migliore e diremmo anche lo spirito originario di un festival di musica elettronica: portare per mano verso l’ignoto, verso la sorpresa, verso il “…ma che cazzo sta succedendo” seguito da un “…però mi sto divertendo un sacco!”. Sensazione che dava un profondo valore aggiunto all’esperienza di vedere, precedentemente o successivamentte, nomi piccoli o grandi che erano già nei propri radar.
Ecco, vedendo come Dancity ha trovato modo di esistere e resistere anche in questo 2024 ci è tornato in mente proprio la scelta sónariana del palco XS. Ad esempio, se l’edizione di quest’anno ha attirato la vostra attenzione per Nina Kraviz (con cui il team del festival ha costruito un rapporto di fiducia, tanto che viene a suonare a cifra abbastanza umane), sappiate che sarebbe un peccato venire solo a quella serata lì e non cogliersi l’esperienza intera del weekend. Perché sì, potete venire venerdì 21 giugno tra i vigneti della Cantina Scacciadiavoli per sentire lei, per testare la canadese Aadja che esce proprio sulla label kraviziana Trip, per sentire l’altra canadese Marie Davidson che quasi per caso, grazie anche ad un remix dei fratelli Dewaele ha raggiunto fama ed appeal crossover con la sua electro vocale e robotica al tempo stesso, e magari pure per sostenere (se lo merita!) Federica Sco straight from Rome e la serata Rebel Rebel, ma sarebbe un peccato se vi limitaste a quello.
Nei giorni successivi infatti, spostandosi in un’altra azienda agraria della zona, la Cantina Raina, sono tante le cose che potrebbro sorprendervi, sedurvi, farvi innamorare della musica e non del mero “devo-esserci-perché-fa-figo”. Parliamo ad esempio del back to back tra Kelman Duran e Dj Python, al duo Mina & Bryte, alla prima italiana del progetto NZE NZE (garantisce la crew romana di Klang, eccellenza assoluta nel campo dell’elettronica sperimentale), alla guerriglia sonica a colpi di bpm, techno, electro, drum’n’bass di Dj Spit; parliamo anche del fatto che ci sarà un secondo palco meno serrato ma ancora più irregolare, teatrale ed immaginifico (JakoJako, 33EMYBW, Zaffer 9, Cruhda, Soreab, Atrice, Edoardo Locci e la giustamente celebrata Nziria, un convincente hyper-upgrade della traccia disegnata da Liberato).
(Il cartellone completo di quest’anno; continua sotto)
Tanti nomi che non conoscete vi spaventano? No, non dovrebbero. Dovrebbero invece incuriosirvi parecchio. Se poi comunque cercate rassicurazioni al momento di tirare fuori gli euro faticosamente guadagnati da investire in musica & presabbene sappiate che la domenica c’è un back to back che è una garanzia assoluta (incredibile: non hanno mai incrociato le armi in consle prima, quindi c’è anche il giusto e il prestigio della “prima volta”): John Talabot b2b Gerd Janson. Ma fidatevi, Francisco non sarà da meno in quanto a qualità, un sotterraneo “re di Roma” mai abbastanza celebrato. A completare il quadro del djismo di qualtià Marco Folco, Fergus Clark, Orchestra Moderna. Piatto ricco, no? E non è mica finita: perché anche domenica ci sarà la giusta attenzione alle declinazione colte e multimediali della cultura elettronica (Dancity M.A.S., creata in collaborazione con la romana RUFA, una eccellenza assoluta nel campo della media art) e poi, lo mettiamo in fondo, uno degli act più sorprendenti in assoluto: il ritorno – possiamo chiamarlo ritorno? – dei Gaznevada, i leggendari ed assurdi Gaznevada, con un “hybrid live” che chissà che sarà. La loro presenza di nuovo ci ha ricordato il Sónar degli anni migliori, quello che metteva sempre un headliner che ti faceva esclamare “Eh?”: pensiamo ai Madness, agli Chic quando ancora non se li filava nessuno prima che i Daft Punk li facessero tornare di moda, agli Erasure, a Kool & The Gang… Non sempre erano dei bei concerti, qualitativamente parlando, ma mettevano sempre e sottolineiamo sempre un quoziente di sorpresa, uno di WTF e uno di buonumore.
(A parte i “soliti noti” e le scommesse più coraggiose, noi le nostre fiches lo punteremmo sempre su questo fuoriclasse; continua sotto)
Anche ora che si è definitivamente de-urbanizzato recidendo il legame logistico con Foligno città (…e la cosa un po’ ci dispiace), Dancity non ha comunque perso un’oncia di piglio, competenza, testardaggine nel credere nella qualità. In questo modo si è dato come destino la strada più difficile. Ma, domanda: a voi interessano solo quelle facili? Biglietti, qui (con tanto di ottimi pacchetti comprensivi di alloggio: ehi, sono luoghi meravigliosi).