È uno dei chiodi fissi di queste pagine, da qualche anno: (ri)dare a Genova un ruolo prominente anche nelle musiche “nostre”, in quell’incrocio insomma tra club culture, derive più sofisticate/articolate e forme di aggregazione collettiva lontane dal pop mainstream più prevedibile. Eccome se sarebbe necessario. Sarebbe necessario per Genova, da troppo tempo una “bella addormentata” (a parte poche valorosissime eccezioni) che si accontenta del suo ruolo di periferia dell’impero, facendosi andare bene un piccolo cabotaggio che non riesce ad essere volano e fa fatica ad essere rinnovamento generazionale e stilistico, occupato già com’è a sopravvivere a se stesso ed alla difficoltà di operare in una città rassegnata all’essere, diciamo così, poco dinamica. Ma sarebbe necessario anche per noi: c’è qualcosa nello spirito di chi ama Genova e lotta per lei dal versante culturale che ha una forza, una resistenza, una testardaggine, una voglia di non omologarsi che è, anzi, che sarebbe fondamentale anche per scuotere il “nostro” mondo, un mondo ormai troppo spesso adagiato o nel wannabe circolochismo elrowista, o autocompiaciuto nell’essere minoranza fragile ma allineata a modelli di evento e di direzione musicale sviluppatisi all’estero.
Ci crediamo davvero tanto.
È per questo che avevamo accolto con grande dispiacere la notizia che Transatlantica, l’evento nato dalla joint venture tra Riviera Gang (da sempre un’eccellenza assoluta in Liguria), gente cazzuta genovese e Jazz:Re:Found, decideva di abbandonare il capoluogo per trasferirsi un centinaia di chilometri più ad ovest, ad Andora. Ci sembrava una sconfitta, ci sembrava una ritirata, ci sembrava una occasione persa per tutti. È anche vero però che questo trasferimento aveva comunque figliato una line up notevolissima (headliner in tre giorni Cosmo, Modeselektor, Folamour), quindi ecco, forse le cose non erano messe così male.
…accidenti, se non lo erano. È il solito discorso: un conto sono i ragionamenti “su carta”, quelli che fai in astratto ed a distanza, un altro è andare a toccare con mano, andando a capire la realtà più concreta e “fisica” (oltre che gestionale) che porta a certe scelte. In questo 2024, col Transatlantica ri-localizzato ci è in parte successo quello che abbiamo provato quando siamo stati alla prima edizione a Cella Monte di Jazz:Re:Found, dopo i vari anni a Vercelli ed a Torino: “Ora sì che ci siamo, il festival ha trovato la sua location perfetta”. Ogni rammarico sull’aver abbandonato Genova è stato spazzato via appena messo piede alla Rocce di Pinamare: avevamo visto i video, ma non facevamo assolutamente giustizia ad un location adagiata al cento per cento sul mare ma coronata da un anfiteatro naturale di verde. Il tutto né troppo grande né troppo piccolo, col bonus di avere uno spazio incastonato nel bosco dove creare la zona più sfiziosa per dj set infuocati&raccolti. In un amen è stato dimenticato il fatto di aver abbandonato una città tanto bella ma tanto difficile per gli eventi come Genova.
(Il Main Stage di Transatlantica 2024; continua sotto)
Il resto ce l’ha messo la situazione. Ce l’ha messo un eccezionale team di lavoro che ha montato un bel palco di non piccole dimensioni con un ottimo impianto sulla sabbia, e guardate che questa è una fatica immane (pensate solo al trasporto delle strutture). Ce l’ha messo il senso di gruppo e di amicizia fraterna che pervade in modo sensibile tutto il gruppo-Transatlantica, le diverse anime si sono infatti saldate perfettamente tra loro e remano tutte nella stessa direzione. Ce l’ha messa la qualità musicale, ma fateci dire che forse le cose migliori sono arrivate proprio dai resident (i set di Ma Nu nel palco “boscoso”, quello davvero ottimo di Andrea Introvigne dopo i Modeselektor). Ce l’ha messa la prestazione inappuntabile degli headliner (il live di Cosmo è una delle cose musicalmente meglio progettate degli ultimi anni in Italia, e non ha nemmeno bisogno di visual per sedurre; il set dei Modeselektor è iniziato sotto una pioggia che poteva “ammazzare” la serata, invece è stato energia compatta e pista piena per due ore di fila; il “piacione” Folamour ha fatto davvero a modo il suo mestiere). Ce l’ha messo il fatto che non c’erano file ai bar, che i drink erano eccellenti ed a prezzi umani (cocktail con Grey Goose a soli 10 euro, per dire). Ce l’ha messo che eri al mare, i piedi sulla sabbia, e la luna piena sopra di te per tutta la notte a farsi largo tra le nuvole. Ce l’ha messa che potevi arrivare al pomeriggio, stare lì tutto il tempo, oppure arrivare al pomeriggio, farti una pausa e poi riprendere la notte.
(Un piccolo videoriassunto di quest’anno; continua sotto)
Ce l’ha messa anche che non si era mai in troppi. Ma nemmeno troppo pochi. Mai una volta il festival è sembrato “vuoto”, al massimo nelle ore pomeridiane è sembrato “felicemente pigro”; e quando la sera c’era da riempire lo spazio di fronte al Main, ballando anche a piedi nudi sulla sabbia per chi voleva, beh, si riempiva bene tutto. Tutto al proprio posto. Transatlantica, così com’è diventato adesso, può diventare un nuovo “festival perfetto”, uno che consiglieresti ai tuoi migliori amici, ma stando attento a non spargere troppo la voce per non spezzare l’incantesimo e la magia. Un festival che può e deve crescere, che può diventare un culto, ma non deve diventarlo troppo: per non farsi né affollata macchina spremi-soldi, né affaire modaiolo che attrae più le persone che vogliono farsi vedere piuttosto che quelle che vogliono stare bene davvero.
…sì, ma Genova?
(Electropark a Genova ti fa “volare” fra i tetti; continua sotto)
Per fortuna è rimasto Electropark, a coprire il versante dell’elettronica un po’ da ballo un po’ di ricerca un po’ da esplorazione. Questo weekend l’edizione che inizia giovedì 11 luglio e finisce con un boat party targato Toy Tonics domenica 14 promette di essere davvero interessante. Riprendiamo un pezzo del comunicato stampa, dove tutto è presentato con ordine:
Una line-up ricca di prime nazionali, gender balanced e dalla forte connotazione internazionale, con artisti provenienti da paesi di tutto il mondo come Giappone, Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti, Spagna, Tunisia, Francia, Danimarca, Polonia, Italia, Sudafrica ed Egitto. La tredicesima edizione di Electropark, festival di musica elettronica e arti performative, torna da giovedì 11 a domenica 14 luglio 2024, e porta l’avanguardia della musica elettronica internazionale tra Genova e il Tigullio.
Si parte giovedì 11 luglio alla Terrazza Mirador del Galata Museo del Mare di Genova, che ospita gli opening acts di Electropark Festival 2024: il programma si apre alle 19.30 con Francesca Heart, per poi proseguire alle 21 con la prima italiana di “Languoria” di Sofie Birch & Antonina Nowacka e alle 22.30 con “Less is Less” di Lowtopic. Venerdì 12 luglio si comincia alle 18.30 in Darsena con un evento gratuito, con Sockslove a dare il via alle danze al Mercato dei Pescatori alle 18.30. Alle 20 la banchina della Darsena diventa un palcoscenico con la dance practice “Questo è il mio corpo” di Cult of Magic, al termine di cui riprendono i dj set con El Kontessa (ore 20.30), Doulou (ore 21.30) e Fuck!lacrème (ore 23.30). A mezzanotte e mezza Electropark Festival 2024 si sposta a Sampierdarena, con le prime italiane di Lydo e Juliana Huxtable & Jasss a infuocare il dancefloor del Virgo Club.
La giornata di sabato 13 luglio comincia in Darsena con “Through Spaceless Space”, le performance on boat (ore 15 e ore 16) di Ilya, per poi proseguire al Galata Museo del Mare. In Terrazza Coeclerici vanno in scena i live di Sara Berts (ore 19), Andrea Normanno (ore 20.15) e Deena Abdelwahed (ore 21.30), mentre sul Duferco Stage salgono Cecca (ore 18.30), Pilot Waves (ore 20.30), Alberta Balsam (ore 21.30) e Courtesy (ore 22.30). A mezzanotte e mezza si ritorna al Virgo Club, con un afterparty che vede protagonisti Soft Break e Yousuke Yukimatsu. Electropark Festival 2024 si conclude domenica 14 luglio (ore 12) con il ritorno di “Groove Island” al largo di San Michele di Pagana a Rapallo (GE), con la Toy Tonics Jam che vede protagonisti Kapote e Gee Lane.
(continua sotto)
…e quindi? Ecco qualche nostra considerazione in merito. Prima di tutto, parlando di “gender balance”, qua non siamo alle quota rose ma semplicemente ci sono – in modo organico – artiste di spessore assoluto. Segno che non per forza bisogna “forzare le cose”, certe volte basta saperne di musica ed avere uno sguardo aperto. Deena Abdelwaheed in primis (l’adoriamo, è bravissima), ma poi anche Juliana Huxtable, Jasss, Courtesy, Sofie Birch, Alberta Balsam: vi sfidiamo a dire che sono delle “raccomandate”, o che “…suonano solo perché sono donne”. Notevole poi, C2C docet, la possibilità di vedere dei set in esclusiva nazionale: Yousuke Yukimatsu (un asso), Lydo, El Kontessa, o Ilya che fa crea qualcosa esplicitamente site-specific incastonata nel Porto Antico genovese.
(“Ah, ma le donne in console…“: Alberta Balsam in azione, fate un po’ voi; continua sotto)
Se mettete questo, se aggiungete la scelta intelligente di alcuni “unsung heroes” di casa nostra (Andrea Normanno), se rifinite tutto con gran parte delle location (la terrazza del Galata, la Darsena, il Mercato dei Pescatori: nel cuore della città), il risultato è un festival di quelli che piacciono parecchio a noi: locale nel DNA ed al tempo stesso dalla visione apertissima, coraggioso e non “telefonato” o scontato, artigianale nei modi e nei luoghi ma con una visione artistica altamente sofisticata e professionale.
Per i biglietti in prevendita, andate qui.
(La giornata di domenica 14 luglio l’anno scorso è stata declinata anche così, la festa non manca; continua sotto)
Noi non possiamo che consigliarvelo tanto, Electropark. Ha avuto un momento in cui si era preso una “sbandata” elegante per Milano, in partnership con quel salotto buono che è il Teatro Parenti, ma è presto tornato nei suoi luoghi d’origine. Lì ora sta, lì resiste, lì prova a portare avanti un discorso senza compromessi e dalla visione contemporanea che ha molto bisogno di essere capito da una città che troppo spesso si bea di ciò che è successo venti, trenta, cinquanta, settanta anni fa, e pensa sia sufficiente così. Nel farlo, si dimentica che ha una forza e purezza d’animo rara, che ha dei luoghi meravigliosi e pieni di forte personalità da condividere, che può essere un radicale contrappeso al fighettismo hipsterista. Un contrappeso fatto di sincerità ed intensità, non di mugugno. Basta mugugno, Genova: abbraccia e sostieni le cose belle e vitali che hai.