Fa sempre piacere vedere arrivare nel panorama delle robe nostre una nuova etichetta, a patto che (e sottolineiamo: a patto che) abbia le idee chiare e voglia – e sia in grado – di ritagliarsi un’identità particolare. La Life And Death di Greg Oreck e del “nostro” Manfredi Romano (aka Dj Tennis, aka uno dei principali agenti in Italia, aka altre cose ancora) pare decisamente in grado di soddisfare queste condizioni: si presentano come alfieri di una proposta di taglio sì danzettaro, ma che si basa su suggestioni un po’ disco un po’ new wave – non però prese di peso e campionate così come sono, ma più che altro evocate e filtrate da un approccio sonoro al cento per cento contemporaneo, in cerca del “suono del momento” sui dancefloor. Belle parole; ma a sentire i due remix di “Every Minute Alone” degli WhoMadeWho in uscita in questi giorni seguono anche decisamente i fatti.
La rilettura di Micheal Meyer del brano dei danesi è di gran lunga la cosa migliore che il producer kompaktiano abbia fatto da anni a questa parte… anni in cui ci ha sempre tenuto a metà fra la noia e il fastidio per l’inconsistenza della sua proposta. La collaborazione con la Life And Death deve avergli risvegliato qualcosa, perché finalmente ritroviamo tutti gli ingredienti per cui lui era diventato, giustamente, uno dei nomi fondamentali dell’elettronica a cavallo del nuovo millennio: trame avvolgenti solo fintamente semplici; capacità di generare shift dinamici con pochi, ben assestati tocchi; pieno controllo sulle armonizzazioni giocato con illuminata nonchalance. Insomma, roba buona.
Ci convince un po’ meno invece il remix dei Tale Of Us, ovvero i due milanesi d’adozione Karm e Matteo, con tutto che è stato proprio il loro lavoro di ricostruzione ad suggerito per primo che si poteva dare un certo tipo di nuova vita alla traccia del gruppo scandinavo. In realtà non è nemmeno male il loro trattamento, è assimilabile come atmosfere al lavoro di Meyer (e alle linee guida della Life And Death) pur se con un “twist” leggermente più disco, ma ci sono parti in cui – classico errore dei remixer distratti o ancora inesperti – la traccia vocale pare “appiccicata” sul corpus strumentale del pezzo. Ci si risolleva con una buona gestione della parte finale, questa sì sviluppa piuttosto bene.