I Footprintz, Addy Weitzman e Clarian North, sono due delle menti più fresche e promettenti degli ultimi tempi. Forse è ancora presto per dare un giudizio definitivo ma i due ragazzi, con la loro prima release su Visionquest, direi che si sono presentati egregiamente. Ho ascoltato più volte “Golden Dreams”: sonorità in bilico fra quelle dei Depeche Mode, quelle dell’ultimo Matthew Dear e in qualche modo anche quelle dei Chk Chk Chk. Se si considera l’attuale panorama musicale, sicuramente con l’Ep “Utopia” ci troviamo davanti a qualcosa di fresco, di puro che cerca di squartare l’arazzo di tendenze che si stanno solidificando nell’ultimo periodo; suoni che certamente non possono essere definiti nuovi ma che a mio giudizio possono farci guardare meglio al passato e aprire nuove strada per il futuro.
N.B: Se le risposte vi sembrano strane, non vi preoccupate… è del tutto normale!!!
Benvenuti su Soundwall.
E’ difficile trovare in rete qualcosa di esaustivo sulla vostra nascita ed evoluzione musicale. Raccontateci qualcosa di più su di voi? Cosa sono i Footprintz?
A) Ci siamo conosciuti quando avevamo 15 anni al Sona Afterhours Club di Montreal mentre Tiga stava suonando. Siamo diventati veramente amici qualche anno dopo quando iniziammo a suonare insieme e a capire che avevamo molti interessi in comune, come ad esempio Leonard Cohen e Peter Sellers. Quando poi lavorammo su “Byke”, brano di Syd Barrett, capimmo che ci stavamo inoltrando in qualcosa di veramente speciale.
M) Per fuggire dalla routine della scuola, del lavoro, per fuggire dalla realtà, Addy ed io passavamo le serate sotto la luna cantando a cappella canzoni a perfetti sconosciuti; spesso non reagivano bene, ma qualche volta quando le armonie venivano delicate e piacevoli, nel color della sera alcuni passanti ci regalavano un sorriso.
Perché “Footprintz”?
A) Il nome è profondamente collegato al momento in cui lo inventammo, quindi al riscaldamento globale e a tutto il resto. Inoltre Footprintz è collegato ad un gruppo poco conosciuto degli anni 80 che fece un album che secondo noi è da considerare un capolavoro.
M) Perché amo questa ragazza e il suo sorriso, un sorriso più caloroso del riscaldamento globale. La motivazione comunque è quella che ha dato Addy. Ribadisco: lotterei con un orso polare per vederla sorridere ancora!
Il vostro sound è particolare, si discosta da quello che la maggior parte del pubblico è abituato a sentire. Qual’è stata la formazione musicale da cui deriva questo sound?
A) La mia formazione musicale è basata fondamentalmente sul filone della “Visual Music”; è stato fondamentale per me “Parallel Stone Graphs”, in cui non si fa caso solo al ritmo e all’armonia, ma anche alla viking trilogy, conosciuta da alcuni anche come “Vortex Grapevine”. Per quanto riguarda gli strumenti musicali invece non sono mai stato troppo portato.
M) Gran parte della musica che mi ha segnato la ascoltavo quando vivevo a New York con mia madre. Mia madre metteva sempre gli Abba a cannone, prendeva un buon vino e iniziava a cantare. Questo è quello che ricordo meglio del periodo in cui ero a Brooklyn, del periodo in cui inseguivo strani sogni. Il resto della mia formazione la devo ad un uomo fantastico con dei baffi allucinanti che gestiva un Irish pub nel mio quartiere. Mi ha pagato in birra nel corso degli anni, mentre, imbronciato, mi guardava suonare folk sperimentale per una un piccolo ma caloroso gruppo di folli.
Com’è lavorare con i Visionquest?
A) Te la metto così: se non fosse per i Visionquest, ci sono buone possibilità che ora non saremmo vivi.
M) Chiedere com’è lavorare con i Visionquest è un pò come quando Douglas Adams chiese quale fosse il significato della vita. E’ come ritrovarsi in un romanzo di Italo Calvino a sorseggiare un Courvoisier con Marvin Gaye in un bordello francese del settecento.
C’è un idea particolare alla base dell’Ep “Utopia”?
A) Siamo giunti entrambi all’idea di fare un Ep “Utopia” dopo aver letto “L’isola” e “Le porte della percezione” di Aldous Huxley. La concezione dell’impossibile, del caso, la ricerca della perfezione e della bellezza sono cose di cui parliamo spesso e che spero riusciamo ad esprimere sotto forma di musica.
M) “Utopia” è una celebrazione delle nostre idee più importanti e romantiche. Oltre ad avere dei gusti musicali abbastanza personali, siamo entrambi fan irriducibili dell’italian music e delle Bands fantastiche che escono da città come Sheffield e Manchester. Utopia è stato anche la scusa per definirci meglio, per fare un genere un po’ grigio e anti-pop.
Cosa ci potete dire su “Golden Dreams”? Com’è nata?
A) In realtà il titolo è molto ironico perché la nascita di Golden Dreams avvenne poco dopo che io venissi quasi ucciso a causa di alcune ali di pollo fritto.
L’ondata di caldo a Montreal a quel tempo era così insopportabile, le sessioni in studio stavano andando in modo orribile, così ho deciso di prendere un giorno di ferie e andare in una casa sul lago con alcuni amici. In qualche modo io e miei amici ci siamo salvati da un evento che prescindeva la nostra volontà, qualcosa di divino: abbiamo rischiato di dar fuoco a casa cucinando quelle famosi ali di pollo. Per fortuna siamo tutti sopravvissuti e la casa non prese fuoco. Dopo questa catastrofe tornai in studio e scrivemmo “Golden Dreams”.
M) Fu simile anche quando scrivemmo Utopia; eravamo stanchi, affamati, confusi e avevamo veramente poco tempo per lavorare. Ci fu un ondata di caldo estivo, stavamo senza aria condizionata in una soffitta sopra ad un piccolo garage. Tutte quelle spie della strumentazione emettevano una quantità di energia ecologicamente imbarazzante. Siamo stati a lavorare 16 ore ogni notte per due settimane. Ad ogni modo il risultato, nonostante lo sfinimento, la follia e le possibili allucinazioni fu “Golden Dreams”.
Che software avete usato per lavorare su “Utopia”?
A) Abbiamo fatto Utopia con una Juno 106 e una chitarra. I miei genitori erano in vacanza, quindi ci siamo costruiti un piccolo studio in camera mia. Avremo fumato 500 sigarette in una settimana (la maggior parte sono state fumate da Clarian).
M) Non vi fidate, Addy in realtà fuma molto più di quanto dica. Il nostro hardware è stato il cervello e come software abbiamo usato il cuore. Abbiamo avuto una settimana di tempo per lavorare mentre i genitori di Addy erano fuori casa. Tutto quello che ricordo di quell’esperienza è che ogni sera mi addormentavo sul divano sempre con gli stessi vestiti e con il ronzio delle apparecchiature che per qualche motivo non spegnevamo mai…. MAI! Abbiamo fatto anche un bel po di casino in casa e quando i genitori tornarono non furono troppo contenti.
Cosa ci potete dire sul panorama musicale di Montréal?
A) Il panorama musicale di Montreal in questo momento è abbastanza fermo. C’è comunque un’ottima scena indie, e alcuni dei nostri amici di tanto in tanto fanno feste veramente cool. In ogni caso, il festival Mutek a inizio estate è sempre molto divertente.
M) Mi è difficile rispondere ora a questa domanda: il mio “soundotronagraph” è scarico. Però posso parlarvi invece un’altra volta di questa ragazza: Ha il tipo di profumo che ti lascia sconvolto e io ero molto imbarazzato l’altra sera quindi mi voglio scusare pubblicamente con lei.
Qualche nome che non possiamo tralasciare fra gli artisti di Montréal?
A) La musica di Montreal che mi colpisce maggiormente in quest’ultimo periodo è quella della mia ragazza, Leah Lazonick. Il suo stile è stupendo, classico, ossessionante in stile Angelo Badalamenti, Henry Mancini, e Nino Rota. Mi piacciono molto anche le ultime cose di Miracle Fortress, e sono anche un grande fan dell’Acid-Techno stile Mike Mind.
M) Oltre alla ragazza di Addy, c’è questo gruppo incredibile, chiamato “The Unsettlers”, che è un misto fra Tom Waits e beat da disco russa che è molto fico. Immaginatevi di nuotare in un lago di whisky circondato da sirene, fate e zingari che vi stanno guardando. Danzatori allucinati, mangiatori di fuoco, mangia spade, canti gospel e nani sexy sono per così dire alcuni degli aspetti degli “Unsettlers”; dovreste sentire il loro ultimo album. Petrolio e sangue. Cose del genere accadono solo a Montreal.
Avete qualche progetto su cui state lavorando o magari un tour (che passi per Roma)?
A) I progetti su cui lavoriamo sono generalmente esperimenti che coinvolgono ricerche approfondite e di solito sono strettamente confidenziali. Nessuna data prenotata per Roma in questo momento. Se posso, vorrei citare uno dei nostri grandi maestri – Spaceman – “Roma è la migliore città del mondo “. Bere vino italiano è anche uno dei miei passatempi preferiti.
M) Oltre al mio androide segreto, C48-17, a cui sto lavorando nella mia cantina, Addy ed io stiamo lavorando ad un primo album con la Visionquest e siamo molto emozionati per questo. Per quanto riguarda Roma, per citare il Padrino: “In Italy, women are more dangerous then shotguns”. Questo è la motivazione per cui non veniamo. Se la devo dire tutta però, uno dei miei dessert preferiti è un espresso corto accompagnato da una bella fetta di panettone… gioia paradisiaca!!!
Grazie ragazzi! Vi aspettiamo!
A) Se solo la polizia in Canada vestisse bene come quella italiana…
M) Grazie per l’intervista. La Visionquest sta portando avanti una filosofia fresca e di grande apertura mentale che condividiamo tutti noi. Ringraziamo anche Ewan Pearson che con il suo remix ha portato l’Ep “Utopia” alle stelle.
Finché i campi magnetici del mondo non subiranno un’improvvisa catastrofe noi speriamo di continuare a fare musica e di arrivare anche in Italia.
English version:
The Footprintz, Addy Weitzman and Clarian North, are two of the coolest and promising minds of recent times. Perhaps it is too early to give the final assessment but the two boys, with their first relase on Visionquest, presented themselves superbly. I heard “Golden Dreams” many times: the sounds are in the balance between those of Depeche Mode and those of the last Matthew Dear. If we consider the current music scene, undoubtedly, with the Ep “Utopia”, we are faced with something fresh, pure, something that tries to cut up the tapestry of trends that are solidified in the last period; certainly sounds that can not be called “new”, but that, in my opinion, can make us look better to the past and open up new ways for the future.
Welcome on Soundwall.
It’s hard to find something exhaustive on the internet about you. Tell us something more about you, how were the Footprintz born? What are the Footprintz?
A) We met when we were fifteen at Sona afterhours club in Montreal while Tiga was djing. We only became friends a few years later when we started playing music together and learnt that we shared common interests, like writing about the changing seasons, the personality of Leonard Cohen, and the acting of Peter Sellers. When we successfully covered the song Bike by Syd Barrett we knew we were onto something really special.
M) To escape the everyday routine of school, work, and reality, Addy and I used to spend many hazy moonlight nights downtown Montreal singing acapella songs to beautiful strangers. Many times narrowly avoiding unnecessarily violent responses, but sometimes, when the harmonies were smooth, delicate smiles blossomed from hazy face painted evening druids.
Why “Footprintz”?
A) We felt the name was relative to the times, with global warming and all. Also, it’s a reference to an obscure band from the 80’s who made an album that we think is a masterpiece.
M) Because I like this girl and her smile is more melt-worthy than the global warming. Also because of what Addy said, I’ll second that… I’d wrestle a polar bear in sparkling chains to see her smile at me again.
Your sound is particular, it differs from what most of the public is accustomed to hearing. What about your musical training?
A) My musical training has mostly been an exploration of “Visual Music” – notably “Parallel Stone Graphs”, where one sees not only harmony and rhythm, at an extensive pace, but also the viking trilogy, known to many as the “Vortex Grapevine”. I never ‘played’ instruments very well though, if that’s what you’re asking.
M) Most of my musical training formed while I was living in New York with my mom. My mom used to blast
Abba songs, over bottles of quality foreign wine, and sing along that had all the remnants of growing up in Brooklyn and chasing topsy turvy dreams. The rest ofmy training stems from a beautiful man with a dangerous moustache who runs a local Irish pub in my neighbourhood. He has paid me, over the years, in beer and angry looks to play experimental folk music for some pretty rough crowds which has permanently calloused my soul.
How is working with the Visionquest?
A) Let me put it to you this way, if it weren’t for Visionquest, there’s a very good chance we might not be alive right now.
M) Asking what it’s like to work with Visionquest is like when Douglas Adams asked what is the meaning of
life. It’s like being teleported into an Italo Calvino novel while sipping on Courvoisier with Marvin Gaye
at an18th century French Brothel.
Is there a particular idea behind the EP “Utopia”?
A) We came up with the idea of a Utopia ep after both reading the novels “Island” and “The Doors of Perception” by Aldous Huxley. The idea of impossibility, chance, and really an endless search for perfection and beauty that we sometimes experience moments of, are what we often talk about and hopefully express in music.
M) Basically there is a girl who recently died her hair haystack morning sunlight blonde who has charmingly been on my mind… As for Utopia, it is a celebration of our favourite ideas and romanticisms. Among having many varied musical tastes individually, we are both diehard fans of Italo music and the magical bands that such places as
Sheffield and Manchester procured. It’s also an excuse for us to paint our faces and make obscure, anti-pop pop
music.
What can you tell us about “Golden dreams”? How was it born?
A) Actually it’s kind of ironic, because the birth of Golden Dreams occurred after I was nearly killed in a cooking fire, deep frying chicken wings. The heatwave in Montreal at the time was so unbearable and the studio sessions were going so horribly, that I decided to take a day off and go to a lake-house, that’s been in my family fpr generations, in the countryside with a few friends. Somehow by the chance of some kind of higher being my friends and I survived and the house didn’t burn down. When I returned to the studio after this catastrophe, we wrote Golden Dreams.
M) Similar situation as when making Utopia, broke, hungry, confused and had a very small
window of time to work. There was a summer heat wave, no air conditioning, in an attic above a small garage with a hundred blinking machines emitting environmentally embarrassing amounts of energy. We were there for 16 hours a night, every night for two weeks. The result somehow through all the exhaustion, madness, and possible hallucinations, was Golden Dreams.
Softwares and hardwares you used to work on Utopia?
A) We made Utopia with a Juno 106 and a guitar. My parents were away on vacation, we had a small bedroom studio, and we smoked over 500 cigarettes in one week (the majority of smoking done by Clarian).
M) Addy actuall smoked alot more than he pretends to. Our hardware was our brains and software, our hearts. We had one week to work while Addy’s parents were out of town. All I remember from that experience was falling asleep on a couch every night in the same clothes to the nonstop droning of 40’s satellite radio that for some reason we never… never… turned off. We also made a pretty big mess and his parents weren’t too pleased when they got back from their trip.
What can you tell us bout the Montréal soundscape?
A) The Soundscape in Montreal at this very moment is quite cold. There’s always a big indie scene, and some of our friends occasionally throw really deep parties. Otherwise the Mutek festival in early summer is always a lot of fun.
M) A little tough right now to answer because my soundotronagraph is out of batteries. I’ll talk about this
girl one more time instead. She has the type of perfume that leaves you shocked and I completely embarrassed myself the other night so I’d like to publically apologise to her.
Some Montreal artists and albums that we can not overlook ?
A) The music being made in Montreal that I’m currently most impressed with is the music of my girlfriend, Léah Lazonick. She composes beautiful, haunting, classical, film-score style music in the vein of Angelo Badalamenti, Henry Mancini, and Nino Rota. I’m also excited to hear new Miracle Fortress songs, and I’m a big fan of the acid-techno that Mike Mind makes.
M) Besides Addy’s girlfriend, there is this incredible Tom Waits meets Russian polka disco 11 piece band called The Unsettlers. Picture yourself swimming through a lake of whiskey surrounded by fairy mermaid gypsy princesses and you are at one of their shows. Burlesque dancers, fire breathers, sword swallowers, gospel singing and sexy midgets are some of the acts they feature to name a few. That’s the Unsettlers and you should check out their latest album: Oil and Blood. This could only happen in Montreal.
Do you have projects you’re working on, or maybe a tour that stops in Rome 🙂 ?
A) The projects we work on are generally experiments that involve extensive research and are usually strictly confidential. No dates booked for Rome at the moment, although, if I may, I’d like to quote one of our great mentors – Spaceman – “Rome is the best city in the world”. Drinking Italian wine is also one of my great pastimes.
M) Beside my sercret android, C48-17 that I’ve been working on in my basement, Addy and I are currently working towards our first album with Visionquest which we’re really excited about. As for Rome, to quote the Godfather, “In Italy, women are more dangerous then shotguns”. That’s motivation! Also, one of my preferred deserts happens to be a short espresso accompanied with panettone and heavenly joy.
Thanks guys! Hope to see you in Rome!
A) If only the police in Canada dressed as well as they did in Italy…
M) Thanks for the Interview. Visionquest is harbouring an open and fresh philosophy as a label of open mindedness that everyone on board shares and is exciting to be a part of. Getting Ewan Pearson on board, including his remix, completely brought the Utopia EP to a magical place it would have never gone otherwise. As long as the planet’s magnetic fields don’t make any sudden gigantic sommersaults we’ll hopefully continue progressing and make it out to Italy too.