Venerdì 12 Marzo abbiamo avuto il piacere e la fortuna di scambiare quattro chiacchiere con Carlo Spagnolo e Dario Lotti, due figure che chi frequenta l’arena non può non conoscere, prima del party Bizzarro che ha visto protagonista lo stesso Dario Lotti. Il Guendalina non lo scopriamo certo noi di Soundwall, ma era troppo ghiotta l’opportunità di intervistarli entrambi e di farci raccontare qualcosa su una delle location più suggestive d’Italia che ogni estate fa ballare migliaia di giovani.
Carlo Spagnolo:
Sei uno degli organizzatori, ed in particolare responsabile della console del Guendalina da ormai otto anni. Hai vissuto in prima linea alcuni dei momenti più belli della storia di questo locale, trovandoti spesso al fiano del dj. Perché non ci racconti qualche aneddoto particolare?
Da ragazzino, quando ancora il Guendalina per me era solo un luogo di svago e divertimento, ricordo che entrai per la prima volta in console per offrire da bere a Dario Lotti. Neanche a dirlo il guest quella sera era Ralf, che mi prese subito in simpatia. Da quel giorno in poi, la mia amicizia con Dario si fece sempre più intensa fino ad arrivare a quella che è tutt’ora: un rapporto di fratellanza prima che professionale! Aneddoti nella mia breve carriera ne potrei raccontare più di uno ma non saprei quale scegliere, così ti dico come ho iniziato! Passare da cliente a collaboratore, per poi diventare responsabile console negli ultimi anni è frutto della mia passione per la musica. L’incarico attuale richiede un pizzico di professionalità che non guasta mai e devo dire che è un ruolo che mi fa divertire molto…
Il Guendalina, a ragion veduta, è considerato uno dei templi della musica house italiana. Al pari del Cocoricò, del Goa, del Tenax, del Red Zone e de Il Muretto, il Guendalina ha contribuito in modo significativo alla crescita di un movimento che dalla penombra è stato in grado di innalzarsi fino a diventare vero e proprio fenomeno mainstream. Quale credi sia stato il segreto che ha permesso tutto questo? Cos’è, secondo te, che rende il Guendalina tanto speciale?
Quella che ci apprestiamo ad affrontare sarà la quattordicesima stagione. Devo dire che il marchio Guenda negli anni ha preso sempre più valore grazie al lavoro di tutti: promoters, djs, pr e proprietà. Ricordo sempre con piacere un episodio che chiarisce ciò che siamo riusciti a diventare grazie al nostro lavoro: durante una serata Ralf prendere il microfono in mano e pronunciare testuali parole “il Guenda è sempre il Guenda, ragazzi!” e poi giù di cassa…delirio! Ho girato e frequentato tutti i posti più belli d’Italia e d’Europa, sono stato due volte anche negli Usa, e vi devo confessare che l’atmosfera che si crea quando l’arena è piena l’ho rivissuta raramente. Pur preferendo i club underground per 500/600 persone, d’estate il Guendalina continua ad emozionarmi come se fosse la prima volta. Atmosfera, impianto e location sono i nostri punti di forza; poi ovviamente non bisogna sottovalutare la programmazione che è sempre stata di altissimo livello! Una delle nostre prerogative è sempre stato l’orario di chiusura (7.30-8.00 di mattina). Da noi in pratica si faceva nella stessa serata anche l’after! Adesso le cose sono cambiate leggermente ma non chiudiamo mai prima delle 6.30!
Il Salento, vuoi per la collocazione geografica, vuoi per la sua storia musicale, non è mai stato particolarmente legato alla cultura underground. In che modo siete riusciti a fare breccia nel cuore di tutti quei giovani che ogni sabato notte si riversano nell’arena, rendendola uno dei palcoscenici più ambiti da qualsiasi dj? Quali artisti, secondo te, hanno saputo creare un legame speciale con il vostro pubblico?
La Jamaica d’Italia, o la terra della pizzica. Questo è il Salento nell’immaginario collettivo, ma vi assicuro che non è solo questo. D’estate il nostro bacino d’utenza cambia in maniera radicale: Santa Cesarea, il paese che ospita il Guendalina, d’inverno conta 4.000 abitanti, mentre d’estate oltre 20.000, e tutto questo nonostate non sia il punto nevralgico del Salento. Quindi credo che il merito non sia solo nostro. È naturale che siamo riusciti a creare un “tempio” underground proponendo ogni anno sempre artisti di livello mondiale: ogni sabato un ospite sempre pronto a catturare le attenzioni di tutti gli amanti del genere e non solo…Come ben saprete ce ne sono pochi che non hanno avuto il piacere di suonare in arena. Molti hanno espressamente chiesto di ritornare. Un rapporto speciale da sempre con il Guenda c’è l’ha Ralf, amato nel Salento come in poche altre parti d’Italia. Lui ama noi in egual misura! C’è un rapporto di vera amicizia, tanto è vero che Dario è uno dei pochi dj che lo ha affiancato (ben due volte) a Perugia al “Bellaciao”. Tra gli altri cito Luca Agnelli, il quale negli ultimi anni è sinonimo di festa vera! Tanta gente sempre anche con Satoshi Tomiie & Hector Romero, Alex Neri, Ali Dubfire, e tanti altri!
Quella del 2009 è stata la terza edizione del Guendalina Music Festival, kermesse che anima il Salento a cavallo di ferragosto e che ha portato a suonare di fronte a migliaia di giovani decine di dj e performer. Per l’ideazione, la produzione e la realizzazione di un evento simile avete collaborato con diverse organizzazioni. Con quali, tra le diverse, siete particolarmente legati?
Il guendalina Music Festival è una nostra idea ma in realtà siamo sempre affiancati da tante altre organizzazioni in modo tale da farlo diventare un evento di caratura nazionale. Effettivamente sono tante le organizzazioni “non pugliesi” che vengono ad agosto per collaborare. Il gruppo esterno che più mi sta a cuore è senza ombra di dubbio quello di Bizzarro, ragazzi romani della mia stessa generazione con i quali condivido passione per questo lavoro. Abbiamo stretto un rapporto e un legame molto stretto con loro, tanto che ogni volta che posso salgo a Roma durante l’inverno per passare serate con loro. Anche la prossima stagione estiva prevede una collaborazione per tutto il mese di Agosto con Bizzarro che avrà l’esclusiva per il centro Italia sul Guendalina Music Festival!
Dario Lotti:
Si può tranquillamente dire che Dario Lotti è la musica fatta persona del Guendalina. Da tredici anni a questa parte dividi la console con alcuni degli artisti più importanti che abbiano mai animato il panorama elettronico internazionale. Come ci si sente ad essere uno dei “vecchietti” di questo movimento? Quant’è cambiato il Dario Lotti dj nell’approcciarsi alla sua arena?
Non penso di essere cambiato, c’è sempre lo stesso entusiasmo, la stessa passione e la stessa eccitazione dei primi anni. È cambiata l’arena semmai, nel suo pubblico e in parte nella sua estetica.
Al tuo fianco è sfilata l’elite della musica house. Solo a ripensare a tutti i nomi con i quali hai intrecciato le mani durante il cambio console si perde rapidamente il conto e si capisce fino in fondo lo spessore della tua carriera. Da quale collega hai imparato di più? Di quale conservi il ricordo più bello? Con quali artisti hai legato maggiormente? Ed infine, con quale tra le nuove leve senti di avere più cose in comune?
Sì, praticamente al Guendalina hanno suonato quasi tutti i più importanti djs della scena house internazionale degli ultimi quindici anni. Io personalmente, ho bellissimi ricordi legati a tanti artisti, famosi e non: tra gli stranieri Louie Vega su tutti (con lui ho trascorso momenti indimenticabili sia in console che fuori dai club), ma anche Dave Morales, Tony Humphries e Frankie Knuckles. Tutta gente che stimo e rispetto tantissimo. Tra gli italiani Ralf, Alex Neri e Ricky Montanari: grandi artisti e grandi amici. Dai grandi c’è sempre da imparare, ma anche il ragazzino di quindici anni oggi, con le nuove tecnologie, ti può trasmetterti qualcosa. La nuova generazione è piena di talenti, qui in Puglia ci sono ragazzi che fanno musica fantastica tanto che con qualcuno di loro sto cercando di stabilire un feeling musicale per provare a creare qualcosa di speciale.
Il Guendalina ha ospitato nel corso della sua storia mostri sacri quali Satoshi Tomiie, Hector Romero, Roger Sanchez, Frankie Knuckles, Tony Humphries, Dave Morales e Little Louie Vega. L’esser ogni sabato di fronte all’arena è senza dubbio un grande stimolo oltre che una grande responsabilità. Hai mai sentito il peso di una residency tanto prestigiosa ed invidiata? Hai mai suonato in un altro club capace di regalarti le stesse emozioni del Guendalina?
Sono consapevole del fatto che in un locale del genere tutti vorrebbero suonare, di conseguenza un pò d’invidia, generata quasi in automatico, è pressoché normale. Il Guendalina è energia allo stato puro, nessun altro club mi ha dato le stesse emozioni finora.
Al fianco di Guido Nemola hai costruito il progetto “Jack in The City” il quale, tra release e remix vanta già dieci anni di attività. È qualche tempo, però, che siete fermi ai box. Che programmi avete per il futuro? C’è qualcosa che bolle in pentola o semplicemente non vi rispecchiate nel sound che al momento va per la maggiore?
Abbiamo fatto un remix di un pezzo di Paolo Martini & Paul C, uscito a febbraio su Paul’s Boutique. A breve uscirà un Various Artists su UrbanSound che conterrà una traccia firmata Jack In The City intitolata “Contact” e un paio di altre cose che dovrebbero uscire quest’estate. Per quanto riguarda il sound, Jack In The City ha sempre spaziato nell’universo musicale senza mai fossilizzarsi. Facciamo semplicemente quello che più ci ispira al momento!