Forse non siamo come l’Inghilterra o la Germania dove festival ed eventi sono e saranno sempre all’avanguardia come line-up, come strutture e come rapporto “festa-prezzo”, però club italiani come i Magazzini Generali a Milano, il Muretto a Jesolo, il Goa a Roma, il Cocoricò a Riccione presentano sempre grandi guest con strutture idonee. E’ bene però fare un po’ di chiarezza e rinfrescare la mente a chi ci critica e a chi non sa bene le nostre origini…proviamo a capirci qualcosa.
Il famoso dj style si dice nasca proprio in Italia. Di sicuro l’arte del djing ha origini molto antiche, spesso si fanno risalire alla cultura hip hop e reggea che verso l’inizio delgli anni ’70 prendevano piede in America, ma è paradossale come proprio il lavoro sul giradischi, come strumento musicale, è un fatto tutto italiano, nato sulla riviera romagnola. Siamo nel 1969 quando un certo Daniele Baldelli (tutt’ora in attività) si inventa letteralmente il lavoro del Dj. Fino a quel momento si diceva comunemente: “tu che fai? Io metto i dischi”. Forse proprio lui ha avuto il coraggio e l’audacia di inventarsi questo mestiere così innovativo per l’epoca ma che ha lasciato il segno. Soprattutto la stampa estera si è occupata della sua figura, paragonandolo anche a Karlheinz Stockhausen (noto compositore tedesco tra i più significativi del XX secolo). Era il periodo della disco-music e del philadelphia sound un mix perfetto di soul, funky, blues e all’accorenza anche il rock (la famosa musica bianca). Più tardi insieme al suo socio Mozart, al Cosmic, hanno dato vita a quella che è stata definita la corrente “Afro” (di sicuro più conosciuta all’estero che in Italia). Nello stesso ambiente muoveva i primi passi anche l’italiano Alexander Robotnick, oggi apprezzato dj/producer della scena techno, che apparteneva al filone dell’Italo Disco; con la sua “Problèmes d’amour” di sicuro ha portato il nome dell’Italia molto in alto, spopolando nei vari club di Detroit. Il grande made in Italy continua imperterrito a cavallo tra gli anni ’80/’90, la spaghetti house ha dettato legge nel mondo. Artisti come Flavio Vecchi, Massimino Lippoli, Claudio Coccoluto, Ricky Montanari, Ralf, Steve Mantovani, Joe T. Vannelli, Franco Moiraghi, Cirillo, Sauro Cosimetti, e molti altri hanno fatto del loro sound così innovativo e rivoluzionario per l’epoca il loro cavallo di battaglia. Il famoso “4/4 con il charleston in levare” ha letteralmente fatto impazzire giovani di tutto il mondo, bastava dire che eri un dj italiano e il gioco era fatto. Anche molta scena Techno in Italia. Siamo verso l’inizio degli anni ’90 quando in 2 città in particolare, questo fenomeno prende piede. Roma e Napoli hanno rappresentato molto per questa cultura musicale. In concomitanza con la nascita dei primi Rave alle porte di Roma si sono sempre distinti dj come Lory D e Marco Passarani. Napoli, storicamente città molto underground, ha lanciato diversi artisti uno fra tutti Marco Carola, oggi ingaggiato nella scuderia di Richie Hawtin che con la sua etichetta Minus di sicuro è tra i più apprezzati in tutto il panorama mondiale. Restando in ambito partenopeo, Lucio Aquilina con la sua Magic-M (un capolavoro unico), è stata suonata da tutti i grandi, passando da Sven Vath, Adam Bayer, Ellen Allien, lo stesso Richie Hawtin e chissà quanti altri ancora. Diversi nomi si possono fare. Oggi sicuramente dominano la scena i Croockers ed i Bloody Beetroots: nei loro live il pienone è assicurato. Altri nomi illustri compongono la club culture italiana: Fabrizio Maurizi, anche lui ingaggiato dalla Minus, Stefano Fontana, che con lo speudomino di Stylophonic, oltre a produrre diversi album e compilation, è autore di diversi spot televisivi uno su tutti la traccia della pubblicità D&G Time. Ilario Alicante, un’altra illustre componente del made in Italy, produce un po’ ovunque, passando dalla Cecille alla Bosconi, sicuramente un giovane dj italiano da esportazione. Rimaniamo fiduciosi, almeno la storia è dalla parte nostra…
Valerio Spinosa
Si definisce un’audiocassetta TDK dove nel lato A c’è tutta la passione per l’elettronica fina quella che più di tutte strizza l’occhio ad un certo tipo di ambient per intenderci. Nel lato B invece le più strane deviazioni Italo-trash prendono forma e camminano su un sentiero tutto parallelo. Sogna la salsedine ma il grigiore nord europeo lo circonda.
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