AD Bourke è un ragazzo metà romano e metà londinese con un’esperienza musicale importantissima: il Rialto e la 24 Carat prima, la RBMA del 2010, una presenza al Dissonanze e al Sonar in mezzo, una manciata di EP adesso. La sua musica parla un linguaggio semplice, chiaro e profondo: è l’hip hop del futuro influenzato da riflessi techno, echi dub e disturbi futuristi. È il suono dell’attualità, ma senza spigoli o angoli che fanno male. La sua scienza sonora è un flusso ammaliante di groove e sensualità in perfetto equilibrio, dove tutti gli elementi si compensano alla perfezione e mettono a proprio agio. Provare per credere.
Nato a Londra, vissuto a Roma. Cosa ti hanno dato queste due città nella tua crescita artistica?
Tanto. Roma è stata una scuola e una grande ispirazione in termini di incontri, ambienti, storie e colori. A Londra si vive in un altro modo, tutto è più veloce e dinamico. Penso che chi conosca quello che ho fatto finora, in “Equal Turns” percepirà questo cambiamento. C’è un elemento antico ed uno più moderno.
Il Rialto cosa ti ricorda e cosa ti ha insegnato? Qual è il ricordo più intenso che hai di quel periodo?
Rappresenta un periodo della mia vita passata in cui moltissime cose sono cambiate. Mille ricordi. 24 Carat è stata un’esperienza unica.
Quando hai iniziato a produrre? Quali erano i tuoi ascolti di allora?
Tanto funk, jazz, soul, dub e hip hop. Quel periodo ascoltavo tanto rap Wu Tang, poi il suono di Beat Dimensions, Dabrye, Madlib, J Dilla, UR.
Ascoltando le tue tracce su SoundCloud si percepisce alle tue spalle un grande background musicale. Quali sono state le tue principali influenze? Sia musicali e non solo.
Il soul, l’“educazione musicale” ricevuta dai miei genitori. Gli amici, le partitelle sotto casa, l’ex studio al Pigneto, Lonnie Liston Smith, Azymuth, Isaac Hayes, James Brown, Tyrone Davis, Barbara Acklin, Salsoul, Prelude, Prestige, Fantasy, Hi Records, Trax, Jive…
Con “Mirage” molti ti hanno considerato il DāM-FunK italiano. Come l’hai presa?
Penso che “Mirage” non c’entri niente con lo stile di DāM-FunK, nulla. L’elemento funk ’80 è ovviamente presente ma non ha nulla a che fare con il suo stile.
Set up in studio e set up dal vivo? Sono gli stessi o cambia qualcosa?
Più o meno lo stesso. MPC 2000 ma ormai integrato tanto con computer, poi qualche effetto dal vivo e Teisco 60F o Korg MS-20.
Quando stai chiuso in studio per buttare giù qualche beat, sei un tipo che si lascia influenzare dalla musica “esterna” o preferisci isolarti dal mondo?
Ascolto altra musica, mi faccio influenzare dalla musica “esterna” tanto alla fine so che uscirà fuori sempre qualcosa di personale. Se ascolto una linea di basso che mi piace la risuono uguale ma poi la stravolgo, parto dal levare oppure cambio il punto di partenza. Se no uso la stessa linea ma cambio qualcosa nell’armonia. Gli do un colore diverso ma la citazione spesso è presente.
Parlaci di “Equal Turns”, il tuo nuovo EP uscito per la Five Fold Records. I brani hanno ritmiche molto più serrati, si sente la lezione del 4/4, e nonostante ciò riescono a mantenere nei suoni la morbidosità e il calore che ti hanno contraddistinto in tutti questi anni. Raccontaci il procedimento creativo che c’è stato dietro e attorno alle quattro tracce.
Una traccia è stata prodotta a Roma e le altre a Londra. Qui il processo è stato molto diverso. Praticamente tutto in cuffia, poi nei momenti liberi appena finito di lavorare andavo da Jack di Five Fold a mixare sulle sue casse. Il processo creativo è un’analisi continua con me stesso, certe volte mi distruggono perché non riesco ad accettare quelle cose che mi vengono sempre e spontaneamente. C’è sempre una rottura con il passato ma poi arriva il momento in cui “decollo” e tutti i pezzi si ricompongono.
Lo stesso discorso possiamo farlo anche con “Prelude” EP, no?
Si, con tutto.
Facciamo un passo indietro. “Tidal Motion” è uscito per Basic Rhythm, la label di Space Dimensions Controller, hai partecipato alla Red Bull Music Academy del 2010 a Roma, hai condiviso il palco con Moodymann, Flyng Lotus e Daedalus e ti sei esibito al Sonar 2010. Possiamo affermare che ti sei preso tante belle soddisfazioni?
Si, ma sono eternamente insoddisfatto.
Qual è quella che ti ha lasciato il ricordo più bello?
Red Bull Music Academy 2010.
A proposito di Red Bull Music Academy, quanto pensi ti abbia influenzato un’esperienza così intensa in un ambiente frizzante nella tua carriera e nel tuo modo di fare musica?
Le esperienze fuori dagli studi sono state le più intense e mi hanno lasciato molti ricordi.
Che cosa ascolti per adesso?
Le mie tracce, Leon Ware, Roy Ayers, Strictly Ryhthm, Dbass Records, Red Planet e i blog White Noise e Beat Electric.
Adesso che il mercato del vinile è in piena espansione, tu che sei un cultore dell’analogico come ti poni a riguardo?
Sono contentissimo che è in espansione.
Ci aspetteremo prima o poi un album?
Sicuramente.
Ti possiamo vedere quest’estate da qualche parte?
A Burgess Park con una cassa di Stella Artois.