Da quanto tempo non sentivamo un Drumcode fresco, carico di nuove idee, che insegue il suono del futuro? A pensarci bene da parecchio e a pensarci ancora meglio non è neanche il caso di questo lavoro sfornato da Beyer e Fitzpatrick. Anche la Drumcode è diventata una delle ruote dentate della macchina da soldi. Ed ecco che questo grande Mc Donald della techno ci delizia con un simpatico Happy Meal con pupazzetto omaggio annesso: “Human Reason/Simple Maze”.
Niente di personale ma dalla Svezia eravamo abituati a veder arrivare una vagonata di musica e di idee sempre nuove di zecca, piene di spunti creativi ai quali un pò tutti nel tempo si sono ispirati. Sarà anche vero che squadra vincente non si cambia ma quì non si gioca a calcio o a basket, quì si fa musica, e non quella che va in chart su MTV o sulle radio nazionali, ma quella che sempre di più viene considerata una forma d’arte, quel design sonoro che sempre di più viene accostato alle altre forme di espressione artistica come la pittura la fotografia e il video performing, tanto per citarne alcune. E proprio adesso che le cose stanno prendendo questa piega, proprio adesso che c’era la possibilità di staccarsi dal concetto di “dancefloor music” per spaziare verso nuovi orizzonti, per elevarsi in eleganza e raffinatezza, proprio adesso la Drumcode ci propone questa serie di prodotti usciti da uno stampo forgiato dalle leggi del mercato. Sinceramente mi aspettavo molto di più da coloro che una volta decidevano le sorti del suono di un intera stagione, e che invece ora non fanno altro che farsi trasportare dalla corrente.
Non spenderò molte parole per descrivervi un disco fatto di suoni che in passato avete sicuramente già sentito all’interno del repertorio di questa leggendaria label (a Cesare quel che è di Cesare). Per carità la qualità del suono farebbe impallidire chiunque ma l’unica traccia che desta un minimo di interesse è forse il remix di Skudge di “Simple Maze”, che trasforma in eleganza la spacconeria del synth “fischione” sul quale si regge l’originale di Beyer. Il resto onestamente mi sembra una serie di furbate compilate a regola d’arte per la serie “il fine giustifica i mezzi”. Ma solo se il fine è vendere e tenersi in caldo un posto all’Awakenings o sugli stage dei festival più importanti del settore, cosa che sarebbe loro comunque, proprio pechè loro sono la Drumcode, e dovrebbero dettare la legge, non seguirla!