Sarà che è notte fonda, sarà che ultimamente mi sento più sognatore del solito, ma Here Is Why confeziona materiale di qualità, il classico cantato – viaggione, quelle ballate un po’ ribelli e spensierate che tanto ci fanno immaginare. L’EP esce su Keinemusik, etichetta nota per quel trend un po’ sperimentale e leggermente in controtendenza con tutto ciò che parla dancefloor. Here Is Why coinvolge nel progetto Adam Port, presenza fissa di Keinemusik, così da dare una nota più frizzante a completamento del mood decisamente meno dancefloor e più soft delle tracce originali. Per inciso, le tracce contenute sono tre, due original mix e una edit compilata in collaborazione, appunto, con Port.
Se conosceste l’etichetta sapreste che quello che dovete aspettarvi non è il classico drittone a 125 bpm, cassa-clap-cassa-clap e tutti a fare after, no. Qua si parla di un genere musicale a sé stante, l’ultima volta che ascoltati un disco così avevo in cuffia “Heartbreaker” dei Crazy P. Sensazioni meramente simili, riconducibili a quanto descritto pocanzi: viaggio, occhi chiusi, mente aperta, immaginazione, specie durante l’ascolto di “Tonight”. Inizio rilassante, con voci un po’ ghost e synth che si appoggiano dolcemente sullo scheletro della traccia, l’eco ci accompagna allo Spannung, momento nel quale interviene, un po’ bruscamente, il vocalizzo con pronuncia british che rimanda molto, ma non troppo al pop. L’altra traccia contenuta nell’EP è “Our Fate”, che ha un inizio diverso, schitarrato e con l’immediato ingresso di quella voce che sempre rimanda a sensazioni pop; qua il viaggio è al contrario, se prima l’atmosfera un po’ dream on iniziava e spariva per far spazio al tocco pop, qua è tutto al contrario; la linea vocale viene sempre più sovrastata da una serie di synthoni anni 80 che, con un abile dai e vai, ci dirigono verso tutto il corpo del brano, fino alla fine.
Port lavora con Here Is Why per dare un tocco più club a quest’ultima traccia. Tentativo mal riuscito a mio avviso: la traccia non ha un evidente segno di rielaborazione, o meglio, ce l’ha, ma non è all’altezza dell’originale. Ci si limita semplicemente ad inserire un bassdrum pesante e, aiutandosi con pause scontate, a far entrare strumenti hihat e (presumibilmente) loop shaker, il tutto farcito da una bassline un po’ grezza e grave.
Spiace sottolineare in negativo la versione di Port, ma le tracce originali sono sostanzialmente troppo superiori rispetto a quello che ci propone lui. Del resto comunque è noto, Port o lo ami o lo odi, e questa è una certezza. Senza nessun tipo di vergogna ammetto che Here Is Why è per me una scoperta. Come primo incontro è andato alla grande, ci si risentirà sicuramente. Per ora thumbs up, soprattutto per “Tonight”. Buona viaggio dreamers.