Troppo giovane per morire. Così, a cinquant’anni, per un infarto. Ma a lasciarci non è solo un dj di indubitabile valore, e un ancora migliore agitatore culturale (ci arriviamo fra un attimo); ciò che veramente colpisce è che praticamente chiunque sia entrato in contatto negli anni con Phil Asher, anche solo per un poco, per una sera, abbia subito respirato un eccezionale spessore umano. Lo spessore di una persona alla mano, generosa, aperta, pronta al sorriso ed alla collaborazione; lo spessore di una persona che intenzionalmente non ha mai voluto partecipare a giochi al massacro ed a falò delle vanità per conquistare un posto al sole, accontentandosi della sua felicità e della sua serenità. E di una “casa musicale” abitata a modo suo.
(In azione in Boiler Room, in tempi non sospetti, in un set bellissimo; continua sotto)
Sì, perché Phil Asher è uno dei soci fondatori ad honorem di quell’elegante edificio chiamato broken beat (o BRUK…?), di cui avevamo parlato recentemente con la scusa dell’uscita di una bella compila. E’ anche fra coloro che hanno modellato CoOp, una serata che nel suo piccolo è stata maestra, passando prima dall’incubatore sottorraneo delle Velvet Rooms dal 2000 per poi approdare, nel 2003, al leggendario Plastic Poeple (qui un bellissimo articolo uscito sul Guardian che ne racconta la storia e l’anima). Ma la traiettoria artistica di Asher nasce almeno un decennio prima, in realtà, nel pieno fiorire del clubbing londinese più “ispirato”, nato delle ceneri dei grandi rave della Summer Of Love sapendosi reinventare in maniera più indoor e, spesso, più adulta, elegante, educata. Un contesto in cui Phil Asher è sempre stata una sorridente figura di riferimento stimata da tutti. Sono infiniti i ricordi che si stanno susseguendo in rete, in primis di suoi colleghi (sì, Phil era un “dj’s dj”, decisamente), a rappresentarli tutti mettiamo qui sotto quello di Gilles Peterson. Al suo e a quelli, molto molto belli, di tantissimi altri innamorati del clubbing ci uniamo anche noi.
Phil Asher RIP. I’m lost for words here… we all loved Phil… he was one of those special people who got on with…
Pubblicato da Gilles Peterson su Venerdì 22 gennaio 2021