Come spesso accade, basta veramente poco per dilagare come un fiume in piena: fama e successo capitano che quasi non te lo aspetti e da lì inizia la svolta. Come per altri, il “Deus Ex Machina” per Marc Martinez Nadal aka AFFKT è stato il suono dell’ormai sempre più citata e tal volta troppo blasonata elettronica made in Germany. Spagnolo puro sangue, AFFKT diventa in brevissimo tempo uno dei massimi esponenti del panorama Iberico dell’elettronica di spessore, il cui suono (un mix di house, funk e soul) richiamano da una parte la terra di origine e dall’altra la ricercatezza e l’accuratezza maniacale per la perfezione come solo la scuola di Berlino sa insegnare. Un rigeneratore per alcuni, un semplice musicista, nonché cuoco mancato per AFFKT stesso: lui si presenta così, moderatore instancabile tra “vecchia scuola” e “nuova scuola”, quella fatta dai pc e dai nuovissimi hardware, nonché portavoce della corrente di pensiero che dice che per far musica bisogna ascoltarne molta, forse troppa. “Produrre musica, per me, è una sorta di terapia, si tratta di una sorta di riflessione astratta di come mi sento, quindi ogni volta è diverso”. Già, è proprio vero, la musica non è unica, ma piuttosto una creatura dinamica, capace di evolvere, cambiare e far cambiare. Alla domanda, quale sarà il suono del futuro, lui risponde schietto e sicuro: “la fusione è evoluzione, ma siamo ancora distanti dal suono del domani, dovremmo aspettare ancora un pò”.
Ciao AFFKT, benvenuto su Soundwall.
Marc Martinez Nadal aka AFFKT. Come e quando è nata la passione per la musica elettronica?
La musica c’è sempre stata nella mia vita: i miei genitori mi comprarono un pianoforte quando ero ancora bambino, perché volevano che imparassi a suonarlo, sia perché loro non ne avevano avuto la possibilità, sia perchè erano innamorati della musica. Dopo un lungo periodo di apprendimento nella scuola di musica classica ho scoperto la musica con il computer e altro hardware elettronico: in quel periodo ascoltavo un sacco di musica elettronica come Daft Punk, Chemical Brothers, Prodigy, Ian Pooley, Dj Shadow, ma anche un sacco jazz, funk e soul.
I tuoi ritmi sono un mix di house, dance, ritmi tribali e melodie jazz, soul e funk. Cosa ti piace nel genere che fai e cosa ti ispira?
Sì, la mia musica che faccio è una miscela di stili diversi, ma probabilmente quello che c’è sempre è la musica house. Non ho mai avuto nella mia mente uno stile concreto, mi è sempre piaciuto fare la musica per i dj, trovo così magico creare qualcosa di nuovo mixando tracce di musica diversa: questo è ciò che davvero mi ispira. Ma credo che dipenda anche del progetto che hai in mente, per esempio per il mio album ho anche prodotto musica senza usare quel modo da dj. Tante cose mi stanno ispirando, naturalmente ascoltare ogni genere di musica aiuta, sono sempre alla ricerca di musica fresca e nuova in modo tale da allargare i miei orizzonti. Oltre la musica, mi lascio ispirare da tutto ciò che mi circonda, dall’arte al buon cibo e dalla vita quotidiana che di fatto è una grande avventura.
Come definiresti la tua musica e cosa cerchi di trasmettere con essa?
Posso usare un sacco di parole per descrivere la mia musica, ma colorato, organico, groovy, eclettica e profonda potrebbero essere alcune delle cose che ho sempre cercato di avere nella mia musica. Voglio trasmettere tante cose, non sono focalizzato solo in un certa direzione, perché per me produrre musica è una sorta di terapia, si tratta di una sorta di riflessione astratta di come mi sento, quindi ogni volta è diverso. Sto sempre cercando di fare musica che rimanga nella mente dopo che la ascolti, qualcosa con un chiaro leitmotiv.
Rappresentazioni live. Cosa prediligi maggiormente: i grandi festival o l’intimità del club? Come mai?
Mi piacciono entrambi, sebbene io mi esibisca maggiormente nei clubs ma quello che mi piace è avere le persone non così lontano da me, in modo da sentire la loro energia. D’altra parte, suonare in grandi eventi consente anche di suonare musica diversa, quindi è difficile sceglierne per me cosa sia meglio tra i due.
Nell’era del digitale e delle nuove tecnologie, i musicisti si dividono in due squadre: quelli che li approvano e qualli che rimangono sempre fedeli alle vecchie tradizioni. Tu da che parte stai e che ne pensi?
Probabilmente appartengo più alla “nuova scuola” piuttosto che alla “vecchia scuola” dei produttori, ma trovo sia molto importante conoscere il passato per scrivere il futuro. In tutti i miei anni da produttore sono entrato in contatto con molti stili e tecniche di produzione che mi hanno permesso di creare il mio mondo. Sono molto aperto allo studio di nuove tecniche derivanti dal campo della registrazioni, nella ricerca sul suono, sull’hardware, sugli strumenti reali usati nel ricampionamento. Ci sono così tante cose si possono usare che penso non vi sia alcun motivo per utilizzarne solo alcune. Ma capisco anche i produttori della vecchia scuola che preferiscono trascorrere il loro tempo nella ricerca del suono piuttosto che usare alcuni campioni o samples e fare qualcosa di più veloce: penso che quello che si usa è secondario quando si ha un suono personale.
Sincopat è la tua etichetta. Come è nato questo progetto? Trovi ci sia più soddisfazione ad uscire presso la propria etichetta, come per il meraviglioso “Punto 0” EP?
Sincopat ha quasi 2 anni, e stiamo crescendo velocemente. Penso che produrre la musica sia qualcosa di veramente artistico e ho questo in mente quando lavoro con i nostri artisti. Abbiamo un dogma: ogni nuova produzione dovrebbe avere alcuni suoni del disco prima, e continuare il concetto così in avanti. Rilasciare la mia musica in Sincopat è sempre una grande soddisfazione e rilasciare il mio primo album è stata una grande sfida, ma anche un sacco di lavoro: alla fine controllare tutto il processo ti consente di fare quello che ti senti. Sono veramente orgoglioso di tutto il team Sincopat e tutte le persone coinvolte. Non facciamo solo dischi e album ma abbiamo anche realizzato un film che ha lo stesso nome. E a breve rilasceremo un album con tracce remixate da grandi produttori.
Giovani e musica. Secondo te, è vero che i giovani che voglio diventare dj sono più avvantaggiati rispetto ad un tempo? In ogni caso, che consigli daresti ad un giovane che vorrebbe intraprendere questa strada?
Penso che con Internet oggi sia tutto facile e veloce da imparare, ottenendo tutto il necessario per produrre musica. Ma è anche facile perdersi con così tanti modi a disposizione. Vi consiglio di essere di mentalità aperta, di ascoltare un sacco di musica di diversi stili e cercare di “capire” la musica dai tuoi produttori preferiti, ma non copiare: prendere le cose che ti piacciono da ciascuno e con esse creare il proprio suono. E prendere solo le cose buone richiede molto tempo.
Dance, minimal, house, techno. E poi? quale pensi sarà il suono del futuro? Quale genere, invece, secondo te non morirà mai?
Il futuro verrà ancora da una miscela di stili, perché la fusione è l’evoluzione. Tutto è ciclico, ma non sono sicuro che quello che stia andando oggi sia il futuro, probabilmente sarà una sorta di mix tra i suoni del mainstream e dell’underground. Le radici non moriranno mai!
Per chiudere, cosa avresti fatto se non avessi fatto il dj?
Quando ero bambino ho sempre voluto essere uno chef, così se non fossi più interessato alla musica, mi cimenterei nel cibo, ingredienti e sapori. In un certo senso fare musica e cucina sono abbastanza simili, quindi probabilmente è questo il motivo del perché mi piaccia tento.
English Version:
It takes very little to spread like a raging river: fame and successful happen suddenly and from there begins the turn. Like others, the “Deus Ex Machina” for Marc Martinez Nadal aka AFFKT was the sound of the electronics made in Germany. Pure Spanish blood, AFFKT very quickly becomes one of the greatest exponents of the Iberian landscape electronics, his sound (a mix of house, funk and soul music) recall the one hand his origin and the other the refinement and accuracy mania for perfection as only the Berlin’s school. A regenerator for some, a simple musician and a missed chef for AFFKT himself: he looks like a tireless moderator between old school and new school, the one made by the pc and the hardware, and spokesman for the school of thought that says that in order to music, you have to hear a lot of music. “Making music, for me, is a kind of therapy, it is a sort of abstract reflection of how I feel, so each time is different.” Yeah, it’s true, music is not unique, but rather a dynamic creature, able to evolve, change and make change. When I asked him what would be the sound of the future, he answers straightforward and safe, “fusion is evolution, but we are still far from the sound of tomorrow, we should wait a little longer.”
Hi AFFKT, welcome on Soundwall.
Marc Martinez Nadal aka AFFKT. How and when did your passion for electronic music?
Music was always in my life, my parents bought a piano when I was child because they want me to learn how to play it, they never had the chance to do it and they both love music. After a long period learning in the Classical music school I discovered doing music with computer and other electronic hardware, during this time I was listening a lot of electronic music like Daft Punk, Chemical Brothers, Ian Pooley, Prodigy, Dj Shadow but also a lot jazz, funk and soul.
Your rhythms are a mix of house, dance, tribal rhythms and jazz, soul and funk melodies. What do you like of the genre you do and what inspires you?
Yes, my music a mixture of many styles but probably what is always there is the House music. I never had in my mind one concrete style, I really like to do music to be play by djs, I find so magic to create something new mixing different music this is what really inspires me. But I guess it also depends of the project, per example for my album I also produce music without this dj friendly concept on mind. So many things are inspiring me; of course to listen every kind of music helps, I am always looking for fresh and new music that opens my music borders a bit more. Apart of music, I am inspired by all that surrounds me, from the art to the good food, daily life is a big adventure so it also inspires my a lot.
How would you describe your music and What do you want to transmit with it?
I can use a lot of words to describe my music but colourful, organic, groovy, eclectic and deep could would some of things I tried to have in my music. I want to transmit so many things, I am not really focus in a certain feeling, because for me producing music is a kind of therapy, it is an abstract reflection with sounds of how I feel, so every time is different. I am always trying to make music that remains in your mind after you listen it, something with a clear leitmotiv.
Live performances. What do you prefer more: big festivals or the intimacy of clubs? Why?
I like both, I am more use to play in clubs and what I really like is to have the people not so far from me to feel their energy. But play in bigger events also allows playing different music, so it is hard to choose one.
In the era of the digital and new technologies, the musicians are divided into two “teams”: those who approve them and which ones that remain faithful to old traditions. Which side will you and what do you think about it?
I am probably more in the New school rather in the Old school of producers, but I find is really important to know the past to write the future, during all my years producing I get in touch with many styles and technics of production and engineering that allow me to create my own world, I am really open to many technics from field recordings, sound researching, Hardware, real instruments to resampling. There so many things you can use out there that there is no reason to just use a few. But I also understand this old school producers that prefer to spend time researching their own sound flavour rather took some samples and make something fast, I think what you use is secondary when you have a personal sound.
Sincopat is your label. How did this project? do you think there is more satisfaction to produce their own albums at your own label, as for the wonderful “Point 0” EP?
Sincopat is almost 2 years old and we are growing fast and healthy. I think releasing music is something really artistic and I have this on mind when I work with our artists. We have a dogma, every release should have some sounds from the release before, and continue the concept from the last release. To release my own music in Sincopat is always a big satisfaction and releasing my first album was a big challenge, but also a lot of work, at the end controlling all the process allows you do whatever you feel. I am really proud of all the Sincopat team and all the people involve, we not just release and album we also made a film that has the same name. And we will release an album remixed soon with all the songs of the album remixed by such a great producers.
Young people and music. In your opinion, it is true that young people who want to become DJs are more favored than in the past? In any case, what advice would you give to a young man who wants to take this route?
I think with Internet is easy and fast to learn and get anything you need to produce music. But also is easy to get lost with so many ways to take. I recommend being open minded, to listen a lot of music from different styles and tried to ‘understand’ the music from your favourites producers, but don’t copy, get the things you like from each one and create your own sound. And take it easy good things need time.
Dance, minimal, house, techno. And then what? what do you think will be the sound of the future? which kind, however, in your opinion will never die?
The future will come again from the mixture of styles, because fusion is evolution. Everything is cyclical, but not sure what is gona be the future, probably the borders between mainstream and underground will less defined. The roots will never died!
To close, what would you have done if I had not done the dj?
When I was child I always wanted to be a Chef, so sure that if I would not be interest in music I would researching with food, ingredients and flavours. In a way making music and cooking is quite similar, so probably that is the reason I like it so much.