Cosa possono avere in comune uno strumento a vibrazione e un’etichetta musicale? Beh, in questo caso il nome resta invariato. Carillon infatti è anche il nome della label lanciata, un anno fa, dal mio concittadino Giuseppe Cennamo e che ormai rappresenta una realtà, in ambito italiano ed europeo, più che ben avviata. Anche se il progetto da un punto di vista territoriale mi è, relativamente, vicino non mi sono sentito mai realmente coinvolto dalle sonorità proposte dall’etichetta partenopea pur essendo, del primo momento in cui mi sono accostato alla produzione, un amante di quel filone techhouse di stampo tribale/etnico. A parte la stupenda parentesi che ha visto protagonisti Yoshitaca e Yun Akimoto, dopo cinque uscite in vinile ed alcune digitali, è stato per me difficile trovare nella label partenopea qualcosa che mi convincesse a pieno. Ciò non significa che i lavori siano qualitativamente scarsi, tutt’altro, il fatto è che quasi tutte le release non sono riuscite a “spiccare” ed è questo, a mio avviso, il reale problema di Carillon perchè spesso e volentieri si effettua una ricerca precisa su una label o un produttore in relazione al ricordo di qualche traccia che abbiamo sentito.
L’uscita numero sei vede il debutto su Carillon di Alessio Mereu, un pilastro di questo movimento, uno di quelli che passano i filoni musicali ma lui resta sempre lì. “Hot As Hell” è, con grande probabilità, la medicina giusta al momento giusto, una ventata d’aria fresca che innalza il livello generale, il tutto in quattro tracce. “Fire Hot” è la prima di queste quattro, groove movimentato sorretto da un bel giro di percussioni e basso con l’aggiunta, nei momenti di picco e nelle pause, di samples vocali ben alternati tra un semplice “ah!” sovrapposto al clap e un cut maschile abbastanza esteso.
L’intermezzo è a cura di Alex Celler, autore del davvero ottimo remix di “Hot Spot”, traccia in cui il vostro più fidato amico è il piano in background che richiama quelle melodie calienti tipiche dell’America latina, col supplemento di una grossa voce femminile che ogni tanto fà la sua comparsa, e contrapposto in modo perfetto ad un piano dalla tonalità più alta e ad alcuni mallets da capogiro. Il distacco uditivo tra i suoni è notevole, bassi e alti-ssimi si danno il cambio alternandosi come due attori in scena, il risultato è a dir poco fantastico, non ci vuole molto a capire che il greco ha lavorato intensamente, e bene, a questo remix.
Nella versione originale di “Hot Spot” si nota subito un’atmosfera più “chiara”, a partire dai suoni che risultano tutti più brillanti e ben scanditi. La melodia di tango, richiamata solo come accompagnamento nel re-work di Celler, diventa ora l’attrice principale concedendo di tanto in tanto qualche comparsa ai benvoluti mallets e ad un’armonica che ci porta, seppur per breve tempo, direttamente a Buenos Aires.
Personalmente penso che quest’ ultima sia la miglior release pubblicata dai ragazzi di Carillon, il lavoro è davvero ottimo e credo che anche Cennamo&Co. si siano accorti delle ottime potenzialità delle tracce affidando ad un ispiratissimo Alex Celler, che ha risposto prontamente alla chiamate soddisfacendo tutte le aspettative, il compito di mettere le mani su “Hot Spot”. Bravi, avanti così!