Ancora scombussolati dall’uscita su MUS in collaborazione con Kaysand e dalla più recente su Cadenza il nostro, e lo sottolineo con fervore patriottico, Alex Picone ritorna sulla francese Bass Culture con un EP composto da cinque tracce che non lasciano alcuno spazio a fronzoli e a cazzatelle di vario tipo.
Con i tromboni di “What” che mi fischiano ancora nelle orecchie, e col vago (si fa per dire) ricordo di quel masterpiece che è “Floppy”, sono più che mai contento di avere il privilegio di recensire l’ultima fatica del nostro talento. L’ultima consegna sulla label francese risale a “Mon Amour”, disco spaccapista che venne letteralmente martellato nei mesi a seguire dai big di mezzo mondo viene seguito da un nuovo EP che molto probabilmente farà la stessa fine del suo predecessore. La formula, fondamentalmente, non è cambiata: bassi dritti e ritmiche mai scontate fanno della musica di Picone un prodotto di altissimo livello!
L’EP si apre con la traccia “En Pensant” e già dalla prime battute, come avevo prannunciato, non c’è spazio per giri di parole. Sin dal primo ascolto sarete traccinati da un basso energico e da un groove deciso, ma qui la vera chicca è quel soave vocal che invece di fare a cazzotti con un basso così “ingombrante”, lo sposa perfettamente dando vita a un disco piacevole all’ascolto, ma allo stesso tempo perfetto per tutti i dancefloor. Il remix di Weeks, sostanzialmente, non aggiunge alcun elemento di rilievo alla versione originale. Le differenze si notano solo a livello di ritmica in quanto Phil (ovviamente) sposa la filosofia di casa Robsoul: “Jackin’ è meglio!”.
A metà EP arriva una traccia “di interdizione”, definizione che io utilizzo per quelle traccie strutturate in modo semplice dal groove dritto che vengono passate nei momenti di dubbio per prendere tempo e pensare verso che mood dirigere la pista. “Tuleto” interpreta alla perfezione questo ruolo facendo questo sporco lavoro di riempimento.
A questo punto, nonostante “En Pensant” meriti davvero, mi sono reso conto di non essere rimasto impressionato da nessun’altra traccia in modo particolare, se non da “En Pensant”. Ero pronto a metter l’EP via quando ha inizio “City Sound”. Beh…dinamismo allo stato puro, continui cambi di suoni e di ritmica, uso maestrale dei tom (che potrebbero stare lì da soli per ore), basso pieno (quale novità?) e pause che spezzano il fiato finchè quella maledetta cassa riempe di nuovo l’aria e l’urletto in gola esce fuori con una carica tutta nuova…ecco, ora sono in pace con me stesso perchè sò che ho trovato il mio tormentone anche in questo EP.
Ultima traccia è “Coco Verde”, traccia che seppur strana dal punto di vista dei suoni, vedi i violini che partono nel bel mezzo della pausa, mantiene il suo rigore e la sua efficacia trainata dallo stesso basso che ci ha fatto muovere il culo per tutte e cinque le tracce della release.
In definitiva un altro pollice in su per Alex!