Techno. Minimale. Ancora techno. La chiusura stravagante. Quattro pezzi, un EP. Sembra, in tutta onestà, un’offerta pubblicitaria. “Tutto qui?” direte voi. No dai, non è racchiuso in queste due righette striminzite e straziate dal caldo l’ultimo lavoro del buon Alex Under ma, a mio parere, per uno che suona e produce da più di dieci anni questo “Rojo Por Ojo” forse è un po’ poco – scusate l’inevitabile gioco di parole. Ma va anche sottolineato che la traccia d’apertura, la più tambureggiante “Diente Por Diente” (vera e propria rumba techno con brama di diventare la bomba da after dell’estate in corso), e la chiusura, l’imprevedibile barra incomprensibile barra inascoltabile barra adorabile “Vente Sin Dientes” sono due spunti di qualità, due guizzi, qualcosa di simile all’idea che ho io dell’arte. Roba da musicisti? Forse.
Ma Alex Under è più che altro un dj a quanto pare, e infatti il centro dell’EP è un quarto d’ora di musica techno/minimal/house (e bla bla bla) senza speranza, senza l’ombra di un progetto musicale, o anche solo sperimentale. E’ solo l’uso tecnico e nemmeno troppo caparbio del programmino, o programmone, di turno. Senza polemica, perché io Ableton nemmeno lo so aprire. Ma so ascoltare, ascolto tanta musica da tantissimo tempo e, per me che amo imbattermi in storie e racconti sotto forma di musica (possibilmente elettronica) questa roba è assolutamente inutile. Dannosa? Non direi, non esageriamo. C’è di peggio nel web, eccome, basta dare una rapida scorsa alla top ten di Beatport di questa settimana e dire “ok, Alex Under è semplicemente cultura techno”. Con buona pace di chi la techno l’ha inventata, vissuta, ballata, sudata e sognata.