A meno di un mese dalla sua tredicesima edizione, l’attesa per Alfa Mito Club To Club continua a crescere. A buttare una figurativa secchiata di benzina sul fuoco (se mai ce ne fosse bisogno) è stato il celebre web magazine Resident Advisor, che ha incoronato la rassegna come miglior festival della stagione autunnale. Come avevamo scritto poche settimane fa, non è certo un caso che un progetto dietro cui ci sono persone caparbie e con esperienza riesca ad ottenere un così ampio favore da parte della critica. Il fatto però che il tutto ciò sia organizzato in un Paese dove è più facile distruggere che costruire (la recente cancellazione del Motor Show a Bologna è solo l’ultimo esempio) risulta essere un notevole punto a favore di chi non ha mai smesso di credere che non ci sia bisogno di snaturare la propria essenza in cambio di un concept “facilone” per avere successo. Piuttosto è necessario trovare sempre nuovi modi di intrattenere costruttivamente i propri avventori senza correre il rischio che essi si affiducino solo in base alla line up piuttosto che al concept. Le trentamila unità presenti lo scorso anno (record assoluto per Club To Club) sono un esempio lampante di quanto effettivo sia stato il processo di fidelizzazione in atto da parte del pubblico italiano (ed europeo) a questa serie di eventi e (di questo siamo abbastanza sicuri) molti di essi ormai partecipano al festival acquistando i ticket a scatola chiusa ancora prima che venga annunciato tutto il programma.
Fermo restando che ciò che viene proposto sulla scaletta rimane senza dubbio uno ottimo connubio tra premiere esaltanti e granitiche sicurezze. Primo fra tutti quel James Holden, che chi vi scrive ha avuto la fortuna di sentire al Supermarket nell’edizione 2008 e di vedere una strada intera accoglierlo a suon di applausi all’uscita del locale dopo una nottata di quelle da lucciconi. Lo stesso che nell’edizione 2010 cinguettò a proposito di una “Italian New Wave”. Insomma, ormai uno di casa. Per l’occasione avrà l’onore di aprire le danze alla rassegna giovedì 7 Novembre al Teatro Carignano per un live eclettico e sicuramente insolito rispetto ai suoi canoni. Avrà modo in seguito di tornare alla sua vera natura, quella del club, venerdì 8 nella splendida cornice dei Cantieri OGR insieme a quel Jon Hopkins che la scorsa primavera aveva infuocato il Teatro Parenti durante la Design Week. La stessa sera all’Hiroshima Mon Amour ce ne saranno davvero per tutti i gusti. Dalla disco cosmica di Todd Terje fino alla techno acida di Nina Kraviz, passando per i viaggi interstellari di Koreless e per le incalzanti ritmiche dei giovanissimi talenti Kyle Hall e Objekt.
La serata centrale, organizzata Sabato 9 al Lingotto e divenuta ormai un classico della manifestazione, vedrà a calcare il palco alcuni degli acts più interessanti del panorama elettronico attuale. Partendo da quel Four Tet (col nuovo album alle porte) che sembra aver finalmente trovato la giusta alchimia tra sperimentazione ed “azione” anche di fronte al pubblico. A fare da contraltare ai suoni ricercati ed onorici del gioiello inglese arriveranno i Modeselektor, che a dirla tutta dovevano essere Moderat, ma che lo sfortunato incidente motociclistico di Apparat ha reso orfani. Passato lo spavento, i ragazzi non si sono persi d’animo ed hanno affilato la motosega e riempito di miscela i loro sintetizzatori per proporre ai fortunati presenti quello che sicuramente si è guadagnato la fama di uno dei live più grintosi che il panorama europeo possa oggi vantare. Nel mezzo troveremo un ecosistema fatto di vibrazioni, dove potremo incontrare animali feroci come Julio Bashmore, Ben UFO e Machinedrum, ma anche specie rare come i Diamond Version, i Fuck Buttons ed Andy Stott. Da non perdere l’inedito live composto da Sherwood & Pinch, generazioni a confronto in quello che sicuramente sarà uno degli highlights dell’intera serata.
La rassegna si chiuderà poi domenica 10 con l’ultimo evento al Mirafiori Motor Village, dove però ancora non ci è dato sapere chi avrà l’onore di chiudere per bene i battenti e di accompagnare il pubblico fino all’ultimo giro di orologio della kermesse. Non ci resta che aspettare, non abbiamo dubbi che riusciremo a stupirci ancora una volta.