I soliti cinici dicevano: “Non cambierà un cazzo, figuriamoci“. E magari non cambierà davvero, quando torneremo alle piene capienze senza limiti – cosa che ovviamente speriamo accada il prima possibile, non per rivedere le star megagalattiche del clubbing techno e house ma perché vorrebbe dire che la situazione è tornata alla normalità e il Covid si è fatto gestibile come una normale influenza. Magari non cambierà. Intanto, però, vogliamo dirlo chiaramente: questa ripartenza è bella. Molto bella.
Prendiamo Milano. Che, nessuno si offenderà, nell’ultimo decennio è stata il baricentro del clubbing italiano, in primis dal punto di vista imprenditoriale e di fetta di mercato e di gente spostata ogni weekend. Più di Roma, più di Torino, più di Napoli, più di Bologna.
E’ bello che la crew di Take It Easy riparta, che riparta dal “suo” Tunnel – sempre più casa, ora – e lo faccia con una maratona appaltata ai resident: ovvero alle persone che con costanza e talento hanno costruito una delle più belle serate milanesi dell’ultimo decennio. Una serata che certo, quando era il caso non si è fatta problemi a chiamare degli ospiti (…ma che ad esempio se parliamo di ospiti chiamava Coccoluto anche in quella parentesi di tempo in cui non era “di moda” farlo pur suonando lui alla grande, ora facciamo finta di dimenticarcelo ma sì, c’è stato un periodo così).
E sempre parlando di Milano, un’altra notizia bellissima è il ritorno del Q Club. Un posto che ha sempre avuto una linea sua, diversa da quella della serata-con-ospite standard, ma che nel riprendere le operazioni la scorsa settimana, con un lungo weekend, ha fatto cose belle e non scontate come l’affidare una serata il giovedì sera (da tempo immemore serata “morta”) a quell’Andrea Mazzantini che andando indietro nella (prei)storia del clubbing della Madonnina è meta del progetto Pink Is Punk, artefici di una serata che all’epoca cambiò molte regole del gioco (ehi, Magazzini, vi aspettiamo!) e che riprese ad inserire un po’ di linfa vitale in un clubbing milanese all’epoca statico e piatto. Molta acqua è passata sotto i ponti, anche grazie a quella scossa (e al grandissimo lavoro del Rocket, altro posto fon-da-men-ta-le allora come oggi) dal cambio di giunta del 2011 in poi e soprattutto dal cambio di clima sociale ed emotivo in città Milano ha costruito una identità fortissima – ed altamente professionalizzata – come città da clubbing. Mazzantini nel frattempo si è tuffato nella sua identità come Mazay, si è fatto un ottimo nome per le produzioni, ma un rapporto così diretto con una pista specifica e una serata gli mancava. Ben fatto, Q Club! Ecco qui il post che chiamava a raccolta per la riapertura lo scorso weekend e, sotto, un report fotografico:
Un altro posto della capitale lombarda che da anni è un gioiello assoluto – uno dei posti migliori d’Europa dove ballare techno in modo “intelligente”, intimo e raffinatissimo – ovvero il Masada ha dato vita ad una specie di spin off al Circolo Amelia, poco distante. La serata dello scorso weekend ha visto come protagonista un fuoriclasse vero, quel Marco Dionigi che riesce alla grande in quello che solo a pochi dj riesce davvero: ovvero l’essere profondamente personale e riconoscibile, e il far ballare le persone non con le solite armi convenzionali usate da tutti. Un fuoriclasse mai abbastanza celebrato, Dionigi. E a lungo dimenticato. Bene, Masada ed Amelia, con la serata Parallel, sono ripartiti esattamente da questo:
Visto? Questo che avete letto finora è un elenco di serate dove non ci sono ospiti strapagati, dove i protagonisti sono i resident, dove anche i guest sono scelti con un criterio “artigianale” e basato soprattutto su competenza e conoscenza (e senza cachet stratosferici ed insostenibili). Pure l’Amnesia – l'”ammiraglia” del clubbing milanese e quello più incline, anche per necessità strutturali, al grande nome – ha scelto di ripartire in altra maniera, come appunto già raccontavamo qualche giorno fa.
A noi questa ripartenza nella città dei dané, nella città dell’opulenza, nella città del vantarsela, nella città dei soldi e del comprare le idee col denaro, piace parecchio. Un po’ perché Milano in realtà può essere molto meglio di come la si dipinge (e di come si dipinge ogni tanto lei stessa…); un po’ perché davvero siamo diventati migliori, nel clubbing. Ancora per poco? Solo per necessità? In realtà gli squali sono pronti a tornare a solcare i mari ed a spolpare i pesci timidi&onesti? Dite? Beh, può essere.
Ma intanto, godiamocela.
E facciamo i complimenti – e supportiamo – chi sta facendo ripartire la notte in città, prendendosi rischi e difficoltà non trascurabili, e lo fa in questo modo qui. Questo modo, che la sta mettendo in quei posto al cinici: perché sì, (per ora) stiamo ripartendo migliori. O almeno: più sinceri, più autentici. A completare il quadro, anche il Plastic sta tornando: esclusivo, snob, antipatico e sprezzante per chi non passava la selezione alla porta, ovvio; a lungo tempo però uno dei pochi posti in Italia dove si faceva clubbing e lo si faceva fregandosene sempre e comunque delle mode e giocando sempre secondo le proprie regole distanti anni luce dal clubbing europeo canonico, ma mai per questo abbandonandosi all’opportunismo ed al commerciale, anzi. Come ci consiglia il sommo Nicola Guiducci, in questo set uscito qualche settimana, fa come primo annuncio subliminale sul ritorno del Killer Plastic, “incrociamo le dita“…