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[tab title=”Italiano”]Possiamo assicurarvi che dopo aver parlato con Kevin McHough non è assolutamente facile poter dire qualcosa, la migliore cosa da fare probabilmente, è riflettere su ciò che ha detto e cercare di captarne l’essenza. Detto ciò, possiamo dirvi che l’onestà di Ambivalent è un valore che oggigiorno sarebbe bello poter riconoscere in tutti gli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo perché come nel suo caso, rimane un valore che fa la differenza. Nel suo studio di Berlino, dove abita, Kevin alterna i suoi lavori con l’altro alias LA-4A, mettendo al centro di tutto la musica e suoi pensieri. Sicuramente la visione di Ambivalent ci farà aprire gli occhi su tante cose che conosciamo o no ma soprattutto ci farà capire che essere underground non significa essere per pochi, fare le cose fuori i canoni o voler essere a tutti i costi controcorrente come un normale fruitore di musica può pensare ma essere underground significa essere veri.
Sappiamo che hai uno studio nella tua casa a Berlino. Puoi descriverci qual è il set up che usi e come è composto?
Ho installato lo studio con l’obiettivo di costruire la miglior unione possibile tra opzioni digitali e analogiche. La maggior parte dei miei sintetizzatori e drum machines sono analogici, ma le mie unità effetti sono digitali. Registro tutto nel mio computer, faccio tutto il mio trattamento nel computer e poi lo mando a un’unità analogica per mixarlo. I dettagli sono forse noiosi per le persone che non seguono queste cose ma riguardano come trovare le modalità per ottenere le migliori qualità, come avere potenza quando voglio la potenza, come avere eleganza quando voglio l’eleganza, qualche volta voglio avere la precisione mentre altre preferisco più confusione o cose più “sporche”. Gli amici che ho nel mio studio provengono da molte famiglie: Roland, Korg, Oberheim, Jomox, Vermona, Elektron, Universal, Eventide, Moog, Lexicon, Novation, Elektron ed altre. Una delle qualità migliori del mio studio è sicuramente averlo in casa mia. Se voglio fare musica non ho bisogno di vestirmi e andare da qualche parte, mi basta solo camminare alla stanza accanto.
Nonostante tu abbia un successo enorme come Ambivalent, da qualche anno hai iniziato a lavorare con il progetto LA-4A, da dove viene il bisogno di usare un altro alias?
Questa è una grande domanda. La storia della musica elettronica ha un sacco di alias, e per un sacco di ragioni diverse. Molti artisti che ho ammirato nei miei anni di formazione hanno avuto più alias. E’ come l’antico concetto delle maschere, quando cambi maschera cambia la tua mentalità e il tuo comportamento. Forse è la maschera che dà idee alla persona che la indossa, e forse è la persona che indossa la maschera per le proprie idee. Nel 2012 mi sono sentito molto limitato da come le persone percepivano la mia musica. Decisi così che avrei fatto uscire i dischi senza informazioni, e che sarei stato a vedere come le diverse percezioni avrebbero influenzato la musica. Quando ho pubblicato il primo disco come LA-4A è stato suonato da moltissimi dj che ammiro veramente come Optimo, Bicep, Midland, Steffi, Mike Servito e Ryan Elliot. Anche i miei amici la stavano suonando e non si rendevano conto che ero io. In un breve lasso di tempo il vinile esaurì nei negozi e raggiunse il prezzo di 50€ su Discogs. E’ stato bello aver avuto tanti dj che hanno suonato la musica che ho fatto, ma questa è stata anche la prova che la gente pensa troppo alla copertina del libro e non al contenuto. Se il disco fosse stato rilasciato come Ambivalent sarebbe stato ascoltato dalla stessa gente?
Il tuo modo di produrre è sempre il solito o cambia a seconda di quello che fai? Cambia anche in relazione ad Ambivalent e al progetto LA-4A? Se si, come?
LA-4A è davvero concentrato sull’hardware. Deve venire tutto dalle macchine, e se non è possibile farlo con le macchine non è LA-4A. La musica è ispirata da alcuni degli stili più classici del passato, ma sono ancora consapevole di ciò che funziona oggi. Ambivalent è un po’ più libero. E’ il mio progetto principale quindi non mi piace a limitarlo. Può essere profondo, può essere pesante, ma è sempre techno. Può avere elementi digitali e probabilmente ha sempre delle basi analogiche.
Esattamente nove anni fa hai rilasciato il tuo primo EP. Le tue produzioni hanno avuto un’evoluzione, ma com’è cambiato Ambivalent come artista e come persona in tutti questi anni?
Wow è incredibile realizzare che è passato così tanto tempo. Penso di essere cresciuto molto come persona e come artista. Ho sicuramente visto alcuni fallimenti e un certo successo. Ho conosciuto nuovi amici e altri ne ho persi, ho imparato tanto sulla gente ed ho imparato a conoscere la musica. Spesso sono insoddisfatto del “business” di questa musica, ma rimango molto ispirato dalla passione della “scena”. Mi piace quando si possono vedere entrambi i lati delle cose, questo è ciò che è l’ambivalenza. Si accetta il bene e il male. Ho la stessa ambivalenza di prima, ma con un background molto più profondo.
E’ uscito da poco il tuo ultimo lavoro su Ovum, cosa si prova a lavorare con una leggenda come Josh Wink e come è nata “Phase Doubt”?
Josh è davvero una leggenda, ed è anche una persona umile e aperta. Ha uno spirito molto forte ed è così appassionatamente collegato alla musica. Un sacco di persone al suo livello sono più preoccupate del business, della costruzione di un impero, di come accrescere la loro fama. Josh è impegnato a fare buona musica e ottimi dj set. Lo adoro. Quando ho fatto questo EP volevo fare qualcosa di emotivamente aperto, ma sempre techno. L’ho mandato a Josh prima. Ero davvero felice quando ha iniziato a suonare le tracce e mi disse che voleva farle uscire. L’etichetta non è legata ad una tendenza, è solo sinonimo di qualità. E mi piace pensare che queste tracce non sono di un trend specifico del momento, ma sono solo musica di qualità.
Anche tu sei proprietario di due etichette chiamate rispettivamente Delft e Valence. Perché hai deciso di avere due label e quali sono le loro caratteristiche e differenze?
Delft è la casa per LA-4A. Io dico che è un’etichetta techno con una veste acid. Al centro di Delft c’è l’ispirazione che viene dalle varie interpretazioni delle radici della techno. Si basa nelle classiche macchine Roland e i suoni nati da quel periodo ma usati in un contesto moderno, non solo di nostalgia. Valence è focalizzata sulla techno più pesante. Il nome deriva dall’ambivalenza, due lati. Ogni EP ha due facce. A volte si tratta di due facce molto diverse, a volte si tratta di due facce simili. Ma alla radice di esso c’è il suono techno più pesante e crudo.
Recentemente ho letto una tua intervista dove ti veniva chiesto cos’è il djing e cosa non è il djing. Bene, per te cosa vuol dire essere “underground” per un artista? Personalmente ti ritengo “underground” nel senso buono del termine, voglio dire, sei un artista di grande successo ma i tuoi dischi, la musica che proponi e la tua visione mi sembrano destinate a persone che sono attente a ciò che ascoltano e le tue sonorità non sono assolutamente scontate. Per me anche questo vuol dire essere “underground”.
Penso molto a questo. Tanti artisti sono così protettivi del loro “marchio”. Coltivano un’identità basata sull’essere “underground”. Ciò che mi rende triste è che tutto ciò è solo marketing. Se ti stai facendo pubblicità come qualcuno underground stai facendo la stessa cosa di un artista commerciale. E’ tutta una questione di copertina del libro, non di contenuto. Questo è davvero deludente. Le persone che sono più interessate alla copertina del libro sono quelle che dicono di odiare questa roba. Non è vero, vogliono solo la copertina del loro libro per un aspetto diverso. La gente non si rende conto che la maggior parte degli orologi sono realizzati negli stessi stabilimenti. L’orologio da 10.000€ è costruito dalle stesse persone come quelle che costruiscono l’orologio da 40€. A me non importa essere così tanto “underground” a me importa essere ONESTO. Fare musica onesta con la vera ispirazione richiede che ci si dimentichi di fare musica per il pubblico del Panorama Bar o tracce per i grandi festival, basta fare musica che ti piace e lasciare che la gente la ascolti onestamente. Mi rende triste quando viene celebrata la copertina del libro anziché l’onestà che c’è dentro.
Anni fa ti sei spostato dagli Stati Uniti e sei andato a vivere a Berlino. Quanto è stata importante e allo stesso tempo difficile questa scelta? Consiglieresti di fare una cosa del genere anche a un ragazzo che vorrebbe intraprendere questa carriera?
Per primo, non consiglierei Berlino. Non c’è nulla nell’acqua di qui che ti farà diventare un supereroe della techno. Ci sono alcuni club, ma andare nei club non renderà la tua musica migliore. Quello che conta è ciò che accade quando si è da soli con la tua musica e i tuoi pensieri. Trasferirsi a Berlino è stato un grande sacrificio per me. E’ stato un po’ diverso perché come americano volevo suonare nei club in Europa. 7 o 8 anni fa non c’erano così tanti club che proponevano techno negli Stati Uniti. Ho ancora voglia di vivere negli Stati Uniti, in quanto è casa mia, ma sono molto fortunato ad essere qui e di avere la vita che ho, e cerco di godere di tutto questo.
So che sei un amante del vinile e che hai anche una collezione molto importante, nell’intervista che ho citato prima hai dichiarato che con i prezzi correnti su Discogs per rifare tutta la tua collezione dovresti vendere tutti i tuoi organi. Da amante del vinile prima di salutarci ti chiedo 5 dischi che secondo te dovremmo ascoltare e che hanno cambiato la tua visione sulla musica.
Steve Poindexter / Eric Martin – Whiplash/Emergency – Muzique 001
Questa è una combinazione di due classici di Chicago. Sporchi, energetici, ardenti, crudi.
Dimbiman – Iso Girfo – Pal SL 5
Ho conosciuto Zip quasi 15 anni fa. Tutto ciò che ha fatto ha avuto una grande influenza su di me.
Der Zyklus – Der Zylkus II – International Gigolo
Si tratta di una serie di altri dischi di questa epoca che sono stati di grande ispirazione per LA-4A.
Meat Beat Manifesto – Helter Skelter/Radio Babylon – PIAS
Il primo vinile di musica dance che ho comprato. Non potrò mai lasciarlo. Ne ho 3 copie.
Paperclip People – The Climax Remixes – Touché
Quando vivevo a Londra nel 1995, ho iniziato a comprare dischi di techno Detroit. Sono entrato in possesso di questo pacchetto triplo vinile dei più grandi successi di Kevin Saunderson. Da quel momento sono stato agganciato.[/tab]
[tab title=”English”]We can assure you that after talking with Kevin McHugh is not easy say something about, the best thing to do is probably thinking about what he said and try to capture the essence of it. That said, we can tell you that honesty of Ambivalent is a value that today would be nice to be able to recognize all those who work in the entertainment world because as in his case, is a value that makes the difference. In his studio in Berlin, where he lives, Kevin alternates its work with the other alias LA-4A, focusing all on the music and on his thoughts. Surely with Ambivalent we will able open our eyes about many things we know or not, but above all his vision will make us understand that being underground doesn’t mean to be for a few, to do things outside the rules or be against the ordinary as a regular user of music can think, but be underground It means to be true.
We know you have a studio at your home in Berlin. Can you describe us what is the set up you use and how is made up your studio recordings?
I’ve set up the studio with a goal to build the best possible bridge of digital and analog options. Most my synthesizers and drum machines are analog, but my effects units are digital. I record everything into my computer, do all my processing in the computer, and then send out to an analog unit to mix. The details are maybe boring to people who don’t follow this stuff, but it’s all about finding the ways to get the best qualities – to have power when I want power, to have elegance when I want elegance, to have precision some times, and chaos or dirt at other time. The friends I have in my studio are from many families: Roland, Korg, Oberheim, Jomox, Vermona, Elektron, Universal, Eventide, Moog, Lexicon, Novation, Elektron and some others. One of the best parts of my studio is having it in my home. If I want to make music, I don’t need to put on clothes, just walk to the next room
Despite having a huge success as Ambivalent, a few years ago you started working with the project LA-4A. Why did you feel the need to use another alias?
This is a great question. The history of electronic music has a lot of aliases, and for lots of different reasons. A lot of artists I admired in my formative years had multiple aliases. It’s like the ancient concept of masks when you change your mask, your mentality and your behavior change. Maybe it’s the mask giving ideas to the person wearing it, maybe it’s person wearing the mask using it for their own ideas. In 2012, I felt very confined by people’s perceptions of my music. I decided I would release music with no information, and see how that affected perceptions of the music. When I released the first LA-4A record, it got played by tons of djs I really admire Optimo, Bicep, Midland, Steffi, Mike Servito, Ryan Elliot. Even my friends were playing it and not realizing it was me. In a short amount of time, the record sold out, and reaching €50 on Discogs. It was nice to have so many djs playing music I made. But it was also proof that people think too much about the cover of the book, and not the contents. If that music was released as Ambivalent, would it have been heard by the same people?
Is always the same way you produce or it changes according to what you do? Changes it in relation to Ambivalent and the LA-4A project? If so, how?
LA-4A is really focused on hardware. It has to come from the machines, and if it’s not possible to do in the machine, it isn’t LA-4A. The music is inspired by some more classic styles in the past, but I’m still aware of what works today. Ambivalent is a bit more free. It is my main project, so I don’t like to limit it. It can be deep, it can be heavy, it’s always techno. It can have digital elements and probably always has analog foundations.
Exactly nine years ago you released your first EP. Your productions have evolved, but how is changed Ambivalent as artist and as person in all these years?
Wow that’s amazing to realize it’s been so long. I think I’ve grown a lot as a person, and as an artist. I have definitely seen some failures and some success. I’ve made friends and lost friends, I’ve learned as much about people as I learned about music. I’m often disappointed with the “business” of this music, but very inspired by the passion of the “scene.” When you can see both sides of things, this is what ambivalence is, you accept the good and the bad. I have the same ambivalence as before, but with a much deeper background.
It’s just come out your latest work on Ovum, how it feels to work with a legend like Josh Wink and how “Phase Doubt” was born?
Josh is truly a legend, and he also is someone who is completely humble and open. He has a really strong spirit and is so passionately connected to the music. A lot of people at his level are more concerned with the business, building an empire, growing their fame. Josh is focused on making good music and good dj sets. I love that. When I made the tracks for this EP, I wanted to make something emotionally open, but still techno. I sent them to Josh first. I was really happy when he started playing the tracks and wanted to release them. The label is not tied to any trend, it just stands for quality. And I like to think that these tracks are not of a specific trend or moment, but just quality music.
You are also the owner of two labels called respectively Delft and Valence. Why did you decide to have two labels, and what are their characteristics and differences?
Delft is the home for LA-4A. I say it is a techno label with an acid habit. At the core of Delft is the inspiration from various interpretations of the roots of techno. It’s based in the classic Roland machines and the sounds born from that time, but used in a modern context, not just nostalgia. Valence is focused on heavier techno. The name comes from ambivalence, two side. Every EP has two sides. Sometimes it’s two very different sides, sometimes it’s two similar sides. But at the root of it, the heavier raw techno sound.
Recently I read an interview where the journalist asked you what is djing and what is not djing. Well, for you what it means to be “underground” for an artist? Personally I think you are “underground” in the best sense of the term, I mean, you are an artist of great success but your records, the music you propose and your vision seem destined to people who are careful about what they hear and your sound is not absolutely foregone. For me also this means to be “underground”.
I think about this a lot. So many artists are so protective of their “brand.” They cultivate an identity based on being “underground.” What makes me sad is, it’s all just marketing. When you are advertising yourself as someone underground, you’re doing the same thing as a commercial artist. It’s all about the cover of the book, not the contents. This is really disappointing. The people who are most concerned with the cover of the book are the ones who say they hate this stuff. It’s not true, they just want the cover of their book to look different. People don’t realize that most watches are made in the same factories. The €10000 watch is made by the same people as the €40 watch. To me, I don’t care about being “underground” as much as I care about being HONEST. To make honest music, with true inspiration requires that you forget about making tracks for the Panorama Bar audience, or tracks for the big festivals, just make music that you love and let people hear it honestly. It makes me sad when the cover of the book is what is being celebrated instead of the honesty inside.
Years ago you moved from the United States and you went to live in Berlin. How much this choice was important and at the same time difficult? Would you recommend to do such a thing even to a guy who would like to pursue this career?
First, I would not recommend Berlin. There is nothing in the water here that will make you a techno superhero. There are some nice clubs, but going to clubs won’t make your music better. What matters is what happens when you are alone with your music and your thoughts. Moving to Berlin was a big sacrifice for me. It was a bit different because, as American I wanted to play in the clubs in Europe. 7 or 8 years ago there were not so many clubs playing techno in the US. I still want to live in the US, as it’s my home. But I am very lucky to be here, to have the life that I have, and I try to enjoy all of it.
I know you are a vinyl lover and you also have a very important collection, in the interview which I mentioned earlier you said that with the current prices on Discogs to redo your entire collection you should sell all your organs. As a vinyl lover before we say goodbye I ask you five records that you think we should listen and which have changed your vision on music.
Steve Poindexter / Eric Martin – Whiplash/Emergency – Muzique 001
This is a combination of two Chicago classics. Raw dirty fiery energy.
Dimbiman – Iso Girfo – Pal SL 5
I first met Zip almost 15 years ago. Everything he’s done has been a major influence on me.
Der Zyklus – Der Zylkus II – International Gigolo
This is a number of other records of this era have been big inspirations for LA-4A.
Meat Beat Manifesto – Helter Skelter/Radio Babylon – PIAS
The first dance music 12 inch I ever bought. Will never let go of it. I have 3 copies.
Paperclip People – The Climax Remixes – Touché
When I lived in London in 1995, I started buying Detroit techno records. I got this and a triple-pack vinyl package of Kevin Saunderson’s greatest hits. I was hooked ever since.[/tab]
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