Dopo ADAM Audio, anche la Vestax è fallita. Lo storico marchio giapponese che operava dal 1977 non ha retto i cambiamenti repentini del mercato, e forse anche la recessione del 2008. Benché se ne parlasse da ottobre, il 5 dicembre l’azienda ha ufficialmente aperto la procedura di fallimento dichiarando un buco di circa 7,5 milioni di dollari. Anche la fan page di Facebook è sparita, così come i siti internet.
Benché storicamente famoso per la sua gamma di mixer e giradischi, proprio Vestax fu uno dei primi a lanciare sul mercato dei controller USB di alta gamma, come il VCI-100 e VCI-300, ma con il recente allargamento del mercato dei prodotti per dj, passato da nicchia a fenomeno globale, la competizione con altri marchi, in primis Native Instruments e Pioneer, le è stata fatale.
Che le aziende nascano, crescano e poi chiudano non è niente d’inaspettato. Così è sempre stato in ogni settore. Se l’abbandono di Technics aveva reso chiaro a molti che il mondo dei djing (e il suo mercato) fossero in un momento di frenetica trasfigurazione, il fallimento di Vestax non può che rendere consapevoli anche i più irriducibili che le regole del gioco sono definitivamente cambiate. RIP Vestax, ci mancherai. Ma ora sotto a chi tocca.