Un proverbio giapponese recita “Ashita wa ashita no kaze ga fuku“, che vuol dire “Il vento di domani soffierà domani“. Una versione più poetica del nostro “domani è un altro giorno”. André Lauren Benjamin in arte André 3000 quel vento di domani ha deciso di soffiarlo lui stesso tramite un flauto. Non sembra un caso dunque che la prima traccia del suo nuovo e chiacchierato disco ambient “New Blue Sun” si intitoli “I Swear, I Really Wanted to Make a ‘Rap’ Album but This Is Literally the Way the Wind Blew Me This Time”.
Fa un certo effetto vedere questa nuova versione dell’ex Outkast, da un look audace e creativo lo rendeva una delle icone di stile più lungimiranti dei nostri tempi all’avere oggi un aspetto più o meno da artista di strada. Un po’ fricchettone, ma comunque curato, con appresso un gigantesco strumento a soffio. È da questa nuova immagine di se stesso che Andre ha generato “New Blue Sun”, il disco-non-rap di un’icona del rap rimasta in silenzio per 17 anni. Un disco ambient fatto di soffi, tastiere, strumenti a vento che creano atmosfere rilassanti; disco arrivato grazie agli incontri musicali di nicchia e battenti bandiera californiana capitati (o cercati chissà) ad André negli anni come quelli con il percussionista Carlos Niño, Surya Botofasina e Deantoni Parks. Insomma un disco strano con un sapore mistico, fatto un artista di culto (e ricco… come vuole la cultura rap), artista che però non ha più voglia di recitare barre e ad un certo momento ha scoperto la nicchia della musica strumentale new age. Si fa ascoltare per tutta la sua ora e trenta, e anche bene.
…ma no, non un capolavoro musicale. È semmai un capolavoro di genuinità.
Il disco è uscito il 24 novembre scorso, e scopro della sua esistenza distrattamente, scrollando il feed di Instagram intasato per i discorsi riguardanti femminicidi e chiamate a raccolta in piazza. Non analizzo nulla, apro Spotify, e lo metto come sottofondo mentre pulisco/cazzeggio per casa. Dopo un po’ finalmente mi accorgo che quella strana intro non è affatto un intro: è tutto il disco.
Ho sorriso, non me lo aspettavo, mi è sembrata subito una sorta di burla visto il già citato titolo della prima traccia. “New Blue Sun” sembra essere proprio partorito come uno scherzo, ecco. Uno scherzo all’industria musicale che aspettava il suo ritorno; uno scherzo a noi appassionati, curiosi e figli dell’hype che siamo andati subito ad ascoltarlo bramosi di sparare una sentenza.
Ci ritroviamo a sparare una sentenza su questo più elaborata e diversa del previsto.
Visto i nomi delle varie tracce? Più che una tracklist quella del disco sembra una serie di battute che oscillano tra la brillante stand up comedy e uno svarione assurdo da canne o psichedelici. Come posso non ridere a leggere “The Slang Word P(*)ssy Rolls Off the Tongue with Far Better Ease Than the Proper Word Vagina. Do You Agree?” o “That Night in Hawaii When I Turned into a Panther and Started Making These Low Register Purring Tones That I Couldn’t Control … Sh¥t Was Wild”? O anche per “Ninety Three ‘Til Infinity and Beyoncé”?
Tutto fa pensare ad uno scherzo. Ma poi ti concentri suoi suoni e le atmosfere del nuovo André. O leggi le interviste di lui che parla di questo nuovo lavoro, della sua pigrizia, del suo percorso, delle aspettative. Ed è così che il disco, al di là del gusto personale, assume comunque un significato importante. Innanzitutto ha avvicinato un grosso pubblico ad un genere di nicchia, dove la musica, per quanto non originale e non così virtuosa, è ben suonata – e questa in fondo è la cosa che conta di più.
“New Blue Sun” in realtà dice tanto su un certo tipo di storia, sul successo, sulle aspettative e le conseguenti ansie che neanche essere miliardari ti tolgono. André non si è pianto addosso, rinunciando drasticamente al vittimismo performativo che ormai sembra una moda delle persone famose per conquistare nuovi seguaci (…scusate il cinismo). No: si è semplicemente dedicato a qualcosa di diverso da quello che lo ha reso ricco, famoso e iconico, esplorando nuove forme della sua arte. E quando il vento che soffiava dai suoi flauti lo ha rasserenato, ha deciso di far uscire questo disco sciallo, un disco da non prendere troppo sul serio. Cosa che non stiamo facendo, ed è anche uno sforzo: perché quando un artista del suo spessore fa qualcosa, la prendiamo inevitabilmente sul serio, anche troppo.
Il punto è proprio questo. André 3000 che ignora il mercato discografico e appena se la sente esce con un disco ambient è una cosa non da poco, nell’era dove la salute mentale è un argomento più importante che mai. Non ha rappato sopra i suoi problemi, non ha cercato di strumentalizzarli, non ha sminuito la nuova musica per esaltare la propria giustificando il silenzio; semplicemente ha cercato qualcosa di diverso nella propria vita. Nuovi stimoli, trovandoli in pifferi e esplorazioni musicali. Quando se l’è sentita ha mostrato questa nuova versione artistica di sé con “New Blue Sun”, senza maschere. L’album è palesemente la nuova creazione di un miliardario pigro e pigramente divertito. Per questo va ammirato per la sua genuinità.
In questo senso André potrebbe averla fatta grossa. Potrebbe essersi mostrato avanti anche in questo, dopo essersi mostrato avanti come membro degli Outkast. Ora infatti chissà quanti artisti proveranno a esplorare cose nuove, generi di nicchia, per descrivere il loro cambiamento e la loro lotta con le aspettative. Cosa ci aspetta? Drake che fa un disco nu jazz? Kanye che produce un disco ambient con i suoni delle chiese? Chissà. Però quando queste cose succederanno, nulla potrebbe sembrerà schietto e spontaneo come lo è questo disco André, pioniere del vento del cambiamento.