Antal Heitlager, o più semplicemente Antal, rappresenta una delle figure centrali per quanto riguarda la scena underground di Amsterdam. Appassionato di dischi, grande collezionista e dj dal gusto e dalla cultura musicale sopraffini, l’olandese ha il merito di aver contribuito alla crescita di un movimento in grado, con gli anni, di riscrivere le gerarchie continentali della club culture, ponendo Amsterdam alla stregua delle ben più blasonate Berlino e Londra. Il cuore dell’intera faccenda, il filo conduttore di questa storia che lega disco, funk, house e ritmi afro e brasiliani, è la sua creatura, Rush Hour, l’incredibile coacervo di idee e artisti brillanti che ha saputo fare da collante tra la capitale olandese, Chicago e Detroit. Per questa ragione oggi sentiamo il bisogno di presentarvelo, cercando di conoscere un po’ meglio chi si nasconde dentro quest’omaccione multitasking e provando a farci raccontare del rapporto con la musica che ama, con la città e con la figura di Theo Parrish.
Qualsiasi articolo online parli di Rush Hour afferma che l’avventura tua e di Christiaan Macdonald è figlia della vostra passione per la musica e per i dischi. Come si passa dall’essere dei semplici collezionisti al dirigere un negozio (e un distributore) tanto importante?
Abbiamo semplicemente avuto l’idea di aprire il negozio, così un giorno abbiamo pianificato come farlo. Abbiamo iniziato con poche casse di dischi, che sono cresciute mano a mano che gli EP e gli album venivano venduti. La passione per la musica e la voglia di collezionarla non si è mai arrestata, per questo il negozio può essere visto come un’estensione di tutto questo. Non siamo mai stati in grado di fare cose che non ci piacessero.
Quando vi siete resi conto che ciò che stavate coltivando era diventata una faccenda seria?
Penso che per i primi dieci-dodici anni abbiamo semplicemente lasciato che le cose facessero il corso, senza preoccuparci realmente di quanto stessimo realizzando. Ma quando è nata la mia prima figlia mi sono reso conto di quanto fosse importante rendere il tutto più “serio”. Anche perché abbiamo più di dodici persone che lavorano a Rush Hour ora e questo rende le cose piuttosto importanti. Inizialmente il nostro lavoro funzionava in modo molto naturale, ma poi abbiamo capito che per salvaguardare ciò che stavamo facendo dovevamo trovare un equilibrio tra la musica che amiamo e la salute dell’azienda. Finora, comunque, le cose sembrano andar bene!
In quasi vent’anni di duro lavoro non saranno mancati i momenti difficili. Quant’è stato difficile portare avanti il record-business durante il boom del digitale e degli mp3-store?
Ci sono stati diversi momenti difficili. Individuali, tra i soci, il download musicale, la salute…ma questa è solo la vita! Se non ti uccide, ti rende semplicemente più forte. Per quanto riguarda il download degli mp3, noi l’abbiamo sempre abbracciato. Posso dire con orgoglio che Rush Hour è stata una delle prime label in assoluto a lavorare con il formato digitale per la promozione musicale. Ma non abbiamo mai pensato di fare del digitale l’unico business per la label, abbiamo sempre mantenuto il nostro focus sui dischi, poi sui CD ed infine sugli mp3. Ci sono state fatte molte domande su questo argomento, ma la verità è che a tenerci sempre in vita è stata l’amore per i dischi.
Quando ti sei reso conto, invece, che il “culto” del vinile stava tornando a mietere adepti?
Non l’ho mai vista in quest’ottica, ci siamo semplicemente accorti che da un certo momento in avanti avevamo ripreso a vendere più dischi. È tutto qui, ci siamo sempre e solo focalizzati su ciò che ci piace. Non me ne frega un cazzo dei dischi delle major venduti a prezzo maggiorato da Urban Outfitters o cose del genere. Buon per quelli a cui piacciono.
In che modo sono cresciuti nel tempo la label e il negozio, soprattutto negli ultimi anni? Com’è organizzata la giornata lavorativa di una figura come la tua, che deve tener conto della musica da vendere, di quella da distribuire e di quella da suonare?
Lavoriamo in un team e ciascuno di noi ha il suo ruolo, per questo in azienda è possibile trovare qualsiasi tipo di posizione. C’è chi acquista la musica da rivendere, l’addetto alla vendita in negozio, chi cura la distribuzione, il label A&R…io personalmente ricopro diversi incarichi e mi occupo di diversi processi che ruotano nella mia testa, il tutto seguendo un programma che per ora sembra funzionare, anche se a volte penso di fare troppe cose contemporaneamente. Ma questa è la natura di una realtà come la nostra; certo, sempre cercando un equilibrio!
Adori il funk, il soulful, la disco e l’house music, ma anche la musica afro e brasiliana. Come nasce questa passione? È ereditaria?
Mi sono appassionato alla musica brasiliana attraverso la sua nazionale di calcio. È andata proprio così. Per quanto riguarda la musica afro, il tutto ha avuto inizio con Fela Kuti e poi è continuato con ascolti sempre più approfonditi. Kc The Funkaholic, uno storico artista di Amsterdam, è stata la persona da cui ho imparato maggiormente quando ero un dj alle prime armi. Mi ha fatto scoprire una montagna di musica. Più tardi abbiamo anche iniziato insieme il progetto Kindred Spirits.
Un altro passo fondamentale per voi è stata la nascita della label. Che cosa avevate in mente quando vi accingevate a produrre la vostra prima release?
Chris ha avuto l’idea di mettere in piedi l’etichetta e a Londra ha incontrato una persona che faceva musica che potevamo stampare. Così abbiamo inaugurato la label. Ci siamo detti: ma sì, facciamolo! Da quel momento molti ragazzi sono venuti in negozio a farci ascoltare i loro lavori. È in questo modo che abbiamo incontrato, per esempio, Rednose, Aardvarck, Steven Aroy Dee. Ovviamente anche via demo, è chiaro, ma ci siamo mossi partendo così.
Oggi Rush Hour produce, stampa e ristampa la musica di artisti che collezionavi da giovane. Come ci si sente? Fa un bell’effetto?
Naturalmente, è fantastico. Ogni giorno è sempre ricco di divertimento; insieme con il lavoro del dj, è semplicemente fantastico! Sono molto orgoglioso del lavoro che facciamo con Rush Hour.
Qual è il risultato discografico di cui vai più fiero? Ci interessa una ristampa e un lavoro prodotto da uno newcomer su cui siete stati i primi a scommettere.
Non c’è, scusate. Ogni uscita rappresenta un’emozione a parte.
Una cosa che mi ha sempre incuriosito è il processo che permette la ristampa di un vecchio disco. Puoi dirmi, banalmente, come si fa? Qual è la prassi?
In primo luogo trovare l’artista o l’etichetta originale, chiedere la licenza del disco, poi rimasterizzare la musica dai nastri originali o dal vinile. Ristampare gli artwork e i vinili. Quindi distribuire…
Sappiamo che tutto il team di Rush Hour nutre un amore incredibile per Theo Parrish e la sua musica. Com’è nato? Abbiamo letto, tra l’altro, che è stato il protagonista (insieme a Moodymann) di uno dei vostri primi party.
La sua musica è stata la nostra guida, quando abbiamo iniziato col negozio nel 1997. Theo ha iniziato a pubblicare i suoi dischi proprio in quel periodo e noi eravamo in costante ricerca di materiale da Detroit. Così nel 1998, quando abbiamo organizzato il nostro primo party al Paradiso, abbiamo chiamato lui insieme a Moodymann. Era il perdente designato, ma in realtà fu fantastico! Si rivelò un dj fuori di testa! È stato uno dei suoi primi show in Europa, intesa come terraferma. Anche Volcov, tra l’altro, era lì! Recentemente ho trovato una foto della festa con Kenny dietro i piatti e, se si guarda bene da vicino, si può vedere un giovanissimo San Proper e Aroy Dee in pista.
Abbiamo visto circolare un video di Little Louie Vega all’opera, divertito, all’interno del negozio durante l’Amsterdam Dance Event. Del vostro amore per la musica di Chicago e Detroit parlano la tua selezione e le vostre scelte discografiche, ma qual è il tuo rapporto con la scena di New York?
Io sono sempre stato più interessato alle label house di Chicago e Detroit, come Trax e Relief, ma penso di esser stato influenzato lo stesso dalla scena di New York, soprattutto quando ho acquisito maggior consapevolezza riguardo il suono disco del Paradise Garage o del The Loft.
Tornando ad Amsterdam, realtà come Trouw (finché è stato aperto), Red Light, Dekmantel e, ovviamente, Rush Hour sono state protagoniste di una crescita enorme negli ultimi anni. Com’è cambiato il movimento cittadino di conseguenza?
Il nostro movimento migliora con tempo, anche se ci manca un club come il Trouw. Ripensando a ciò che avevamo davanti quando abbiamo iniziato e guardando a dove siamo ora, credo che un sacco di cose siano state realizzate con successo. Abbiamo buoni negozi, radio, festival, club, producer…prima di noi c’erano comunque buone cose ad Amsterdam, anche se molte di queste non siano più in vita.
English Version:
Antal Heitlager, or simply Antal, stands for one of the central characters regarding Amsterdam’s underground movement. Passionate about records, a great vinyl collector and a DJ with superfine taste and musical culture, the Dutchman has been credited for having contributed to the growth of a movement able, over the years, to rewrite the hierarchies within the continental club culture, placing Amsterdam in the same league as the most renowned Berlin and London. The core of the whole thing, the web of this story that merges disco, funk, house and African and Brazilian rhythms, is Rush Hour, the incredible environment of ideas and brilliant artists that has been able to create a bond between the Dutch capital, Chicago and Detroit. That is why today we feel the need to introduce him, trying to learn a bit more clearly who is hiding inside this multitasking big man and attempting to make him tell us more about his relationship with the music he loves, with his hometown and with the figure of Theo Parrish.
Every article talking about Rush Hour says that that your journey along Christiaan Macdonald is a consequence of your truly passion for music and records. How did you switch from being mere collectors to conduct a shop (and a distributor) that became so important?
We had the idea to start a shop one day and so we made the plans to just do that. We started small with a few crates and made it grow every week with the records we sold. The passion for music and collecting never stopped, so it was basically just adding some more business mentality to it. We have never been able to do stuff we didn’t like.
When did you realize that what you were working on had become a serious business?
I think the first 10-12 years it was just going with the flow no really worry about anything. But then especially when my first daughter was born I realized it needed to be more serious as well. Also because we have more than 12 people working at RH now. This also makes things more serious. At first everything was in a easy flow and things worked out, but later we realized more and more to maintain what we are doing too…it’s a tricky balance…to work with the music you love and keep the company healthy, but so far so good!
In almost twenty years of hard work there had to be for sure any tough moments. How much has been difficult to carry on the record-business during the spread of digital formats?
There have been many tricky moments. Individually, problems between partners, music going into downloads, health etc. etc. But that’s just life. If it doesn’t kill you it makes you stronger… In relation to downloads. We have embraced that always. I can say proudly we have been one of the first labels in the world to work with a digital Mp 3 promotion pool. BUT we never rolled over to only doing digital music. We always kept our focus on records and a little bit cd’s and next to that there was the possibility for digital music. This has always been our strength. Many questions have been asked about this but a true love for records kept us alive…
When did you realize, however, that the “cult” of Vinyl was returning to increase its followers?
Never looked at it like this. We have just seen that we sold more records at some point again. That’s all it is. We just focus on the stuff we like. I don’t give a shit about over priced major pressed records in Urban Outfitters or something like that. But cool for those who want that.
How did the label and the store grow up over time, especially in recent years? How is the working day of a figure like yours, taking care of music you have to sell, to distribute and to play?
We work in a team and everybody has a role.. So there is all sorts of positions in the company. Like music buyer, store sales person, distribution sales person, label A&R etc. etc Personally I have many different roles and many situations running in my head that need to be done…But I work on them with a a certain schedule and that works for now although sometimes I think I do too much stuff at the same time…But that’s the nature of this whole thing too so, yes always trying to find a balance..
You love funk, soulful, disco and house music, but also african and brazilian music. Where does this passion come from? Is it hereditary?
I loved Brazilian music through soccer games of the Brazil team. I got into it like that. African music started with Fela Kuti for me, after that, along the years I started listening more and more other African music. Kc The Funkaholic, a classic Amsterdam dj was the person that I learned a lot from in my early days as a dj. He passed me loads of music. Later we started Kindred Spirits with him.
Another key step for you was the birth of your record label. What was passing through your mind while you were producing your first release?
Chris came with the idea to set up the label and he met a person in London who’s music we could release. So we started to do that. Just like, yes let’s go! And after many people came to the store to play us their music. This is how we meet for instance Rednose, Aardvarck, Steven Aroy Dee. And then also via demo’s etc. we just moved on from there…
Today Rush Hour is producing, printing and reprinting music of artists who you used to collect when you were young. How does it feel? Does it give you nice sensations?
Of course, it’s fantastic. Everyday a lot of fun, together with dj work, it’s just great! I am very proud of the work we do with Rush Hour.
Which record release are you most proud of? We’d love to know one reprint and one production by a newcomer on which you were the first to bet on.
There is non. Sorry. Every release is a sensation on it’s own really…
One thing that has always fascinated me is the process that allows the reprinting of an old record. Can you tell me, simply, how does it work? What is the procedure?
First find the artist or original label, ask for a license option. Then remaster the music from original tapes or vinyl. Restore artwork, press record & vinyl. Then distribute…
We know that the whole Rush Hour team boasts an incredible love for Theo Parrish and his music. Where did this come from? We read, among other things, that he starred (along with Moodymann) of one of your first parties.
His music was the drive for us when we started in 1997 with the store. Theo started releasing around that period and we were always tracking down that music from Detroit. In 1998 we did our first party with Theo Parrish and Moodymann in Paradiso, Amsterdam. Theo came as the underdog and totally rocked the party. He turned out to be a freaked out DJ. It was one of their first shows in EU mainland. Volcov was there too! I recently found a photo of that party where you can see Kenny behind the decks and if you look close you see a very young San Proper and Aroy Dee on the dancefloor.
We have seen some footage of Little Louie Vega playing and having fun inside the store during Amsterdam Dance Event. Your love for Chicago and Detroit exudes in your musical selection and record background, but what is your relationship with the New York scene?
I was more into diggin Detroit & Chicago house labels like Trax, Relief etc. etc. But I have had a fair share of New York house influences as well. Especially when I became more aware of the disco sound from the Paradise Garage or the Loft.
Returning to Amsterdam, realities as Trouw (until has been open), Red Light, Dekmantel and, of course, Rush Hour, have been main characters of a tremendous growth in recent years. How has the dutch scene evolved as by this result?
It’s getting better all the time although we miss a clubs like Trouw. But from when we started to where it is now, I think loads of activity is happening and for the good. We have good stores, radio, festivals, clubs, producers etc…But also before us there where good things in Amsterdam, but I think not many of them are still active today.[/tab]
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