Durante l’ultimo Weekender di Jazz:Re:Found è successa una cosa molto, molto significativa: il concerto di Murubutu è andato completamente sold out – e non in un bugigattolo, ma in una venue come il Supermarket torinese dalla capienza più che robusta. Dieci anni fa o anche solo tre anni fa, fidatevi, non sarebbe mai successo. Questo significa una cosa ben precisa: l’ondata di interesse che c’è attorno al rap e/o alla trap non ha favorito solo gente dalle pellicce sgargianti o dalle rime basiche con flow autotunnato e monocorde, ma ha avuto anche una ricaduta su chi si pone su sponde completamente opposte. Murubutu infatti è il classico rapper articolato, intelligente, colto, che piace a chi è adulto all’anagrafe o anche solo adulto inside: ovvero il tipo di rapper che storicamente dalle nostre ha sempre raccolto più elogi che pubblico, ritrovandosi a suonare di fronte a un pugno di persone manco troppo appassionate di hip hop e più in realtà legate a ciò che un tempo era indie, alternativo, “intelligente” (aka, poco filato dai numeri reali).
Insomma, il vento è cambiato, ma è cambiato per tutti. E di questa (nuova?, rinnovata?) attenzione verso l’hip hop ora possono approfittare pure coloro che vogliono proporre qualcosa di “adulto”, finalmente. Rap cantautorale? In realtà, la deriva pop di questo filone se ha sbancato tutto a livello di impatto e risultati (Ultimo, Coez, Frah Quintale, Come Cose anyone?) spesso – per fortuna non sempre, eh – lascia un po’ perplessi per la semplicità di scrittura ed arrangiamenti, soprattutto se si cerca nella musica qualcosa di più un pugno di parole e ritornelli semplici-semplici da recitare in coro e in cui immedesimarsi senza troppo arrovellamento.
(in anteprima per noi, “Pezzo impersonale” di Aku; continua sotto)
Ecco che quindi siamo contenti di presentarvi in anteprima questo “Pezzo impersonale” di Aku. Il quale Aku non è in realtà un newcomer della musica, tutt’altro: anzi, più che mero rapper è proprio musicista a trecentosessanta gradi, con grande perizia da sassofonista (turnista per mille nomi, clinic alla prestigiosissima Berklee bostoniana) ma con un amore di vecchia data e mai realmente sopito per l’hip hop. Bene: in questa traccia ha messo tutto se stesso, sia a livello di conoscenze e approcci musicali, sia a livello di testi. Il risultato ci pare proprio sfaccettato ed interessante (e il video stesso, girato da Daniele Martinis, già all’opera con Zen Circus, FASK, Assalti Frontali, Max Pezzali e molti altri, è solido e strutturato). Una convincente ipotesi di “rap per adulti”, la dimostrazione che si può andare anche al di là del livello “basico” se vuoi intercettare l’approccio-con-strumenti musicalmente parlando, e l’intelligenza nei testi come performance al microfono. In attesa del nuovo lavoro di Kento (un altro di quelli che meriterebbe di esplodere definitivamente, uscendo dalla cerchia dei soliti “intelligenti”), siamo molto contenti di dare il nostro piccolo contributo a far circolare le idee e lo stile di Augusto Pallocca, aka Aku.