[Illustrazione a cura di Marco Donatelli]
Il settimo album di Kanye West è alle porte: “Swish”, questo il titolo (almeno fino al prossimo tweet di KW), è ancora un’incognita se non consideriamo il leak di bassissima qualità che in realtà sembra non essere stato preso in considerazione nemmeno dai fan, se non eravate in limo con Seth Rogen e Ye stesso, o se nell’ultimo anno non eravate presenti nelle diverse occasioni in cui l’artista di Chicago l’ha suonato in loop.
Se è vero che “Yeezus” ha avuto una risonanza mediatica diversa, grazie anche alle varie operazioni di marketing messe in piedi dalla DONDA, la “setta” di comunicazione che cura tutto il circo di Kanye, questo ultimo lavoro sembra essere la ciliegina di una torta che nell’ultimo periodo ha sempre meno il sapore della musica e più di tutto il resto (il matrimonio, la collezione per adidas, il fratellino di North, per intenderci).
Se abbiamo capito che ci sarà spazio per la malinconia (“Only One” è il pezzo dove torna la costante “mamma”, e questa volta è lei a parlare al figlio come se terra e paradiso si fossero invertiti), per il gruppo, gli amici, la clique (sono 19 i nomi nei credits di “All Day”, senza contare l’esibizione ai BRIT awards: un messaggio tanto chiaro quanto spettacolare, lanciafiamme inclusi) e per lo show-biz (“Wolves” debutta insieme alla prima collezione firmata da West per adidas davanti al mondo che conta, oggi, per West).
Insomma “Swish” sta arrivando e mentre il mondo sembra trovare sempre una scusa per parlare di Kanye Omari West forse sarebbe il caso di ripassare cosa l’ha consacrato come artista prima ancora che come dio. Il Kanye che diffondeva un verbo tutto suo, dove la parola era semplice contorno e un suo beat era riconoscibile come gli stencil irriverenti di Banksy e le trame surreali di Wes Anderson.
Quel West che amava campionare le voci, coniando uno stile suo, quasi una firma, in cui il vecchio soul americano si trasforma in una parodia di Chip e Chop. Kanye ne sa a pacchi signori, molto più di quanto spesso gli si dia credito. E se è facile rinfacciare il successo quando si hanno a disposizione collaboratori come Rick Rubin, Daft Punk, ecc… allora dobbiamo fare un paio di passi indietro per dimostrarvi che “Yesù” prima di risorgere era sempre e comunque un’icona.
Si possono discutere le sue capacità come MC, il personaggio che ha costruito negli anni, ma probabilmente è inutile mettersi a fare gli stronzi con uno che entra di diritto nell’olimpo dell’hip hop insieme a Dre, Dilla, RZA, Madlib e Timbaland… Kanye West è probabilmente l’artista più completo degli ultimi dieci anni e questa lista (attenzione, non è una classifica) vi spiegherà perché lo avete amato inconsapevolmente.
JAY-Z – IZZO (H.O.V.A.)
Il capolavoro di Jay-Z entra nella storia nel momento stesso in cui viene pubblicato, quel maledetto 11 settembre 2001 che ha messo in ginocchio l’America ed ha sconvolto il Mondo intero. “The Blueprint” è per tutti (fan e critica) il miglior album di Jay-Z, il lavoro che consacra definitivamente Kanye come produttore: piazza 4 tacche su 13 brani (tra gli altri ci sono anche Eminem e Just Blaze, mica due stronzi). Nell’album che ha dato una svolta alle produzioni hip hop, grazie ai campionamenti più soul a discapito di basi più asettiche e ritmate, c’è “Izzo (H.O.V.A.)” in cui Kanye campiona i Jackson 5 e trasforma un semplice brano in un inno vero e proprio dove Jay duetta con la musica come Maradona faceva con la palla.
TALIB KWELI – GET BY
“If skills sold, truth be told, i’d probably be lyrically Talib Kweli” cantava Jay-Z: Kweli infatti ha una tecnica incredibile, probabilmente uno degli MC più bravi, ma questo non è bastato al rapper di Brooklyn per diventare mainstream. Kweli è infatti conosciuto soprattutto grazie al progetto Black Star che divideva con Mos Def e Hi Tek. Nel 2002 Kanye regala a Kweli la sua hit più grande, campionando in apertura il piano di “Sinnerman” di Nina Simone portando per mano Talib direttamente a giocare con i grandi.
BEYONCÉ ft. JAY-Z – ’03 BONNIE & CLYDE
Si dice che sia stata la canzone che ha acceso l’amore tra Jay e Be, moderni Bonnie e Clyde sul set di uno dei video più coatti dei primi duemila (Aston Martin, occhiale a specchio, costumino Gucci e Timberland con il tacco… scusa!). Kanye sempre ai comandi prende in prestito praticamente tutto l’amore di “Me And My Girlfriend” del compianto Tupac e porta per la prima volta Beyoncé in cima alle classifiche di mezzo mondo, questa volta senza le sue Destiny. È il pezzo che ha fatto sognare una generazione intera prima che arrivasse Moccia. Curiosità: nel video il poliziotto con il megafono al posto di blocco è Lance Reddick, il capo della divisione Fringe nell’omonima serie.
LUDACRIS ft. SHAWNNA – STAND UP
Entra di diritto tra la produzioni più famose di West, è oltretutto il primo brano a portare Ludacris in vetta alla classifica di Billboard. Se consideriamo che ci riesce solo al quarto album, come fate ad avere ancora dei dubbi su chi valorizza chi? Grazie Kanye, firmato Ludacris. Da segnalare anche il remix di Fatboy Slim di questo pezzo, giusto da buttare nella mischia durante una festa in spiaggia con gli ombrellini colorati e le gonne hawaiane.
ALICIA KEYS – YOU DON’T KNOW MY NAME
Questo è amore liquido, un concentrato di camini accesi, piumoni e sesso passionale. Kanye campiona il piano di “Let Me Prove My Love To You” e regala ad Alicia la tela perfetta su cui stendere la sua, bellissima, voce. Grazie a questo capolavoro nel 2005 la Keys passa dal via e ritira un grammy con sopra inciso “best R&B song”. Curiosità #1: nel video il tipo di cui la “cameriera” Keys si innamora è Mos Def. Curiosità #2: Kanye West si campiona da solo per “Comfortable” di Lil Wayne inserendo però le percussioni di “Players Ball” degli Outkast.
TWISTA ft. KANYE WEST & JAMIE FOXX – SLOW JAMZ
Il titolo dice tutto, questo è un tributo agli slow jam americani e infatti West campiona un classico come “A House Is Not A Home” di Luther Vandross. Oltre a finire contemporaneamente negli album di debutto di West e Twista, questo antheme finisce in quasi tutte le classifiche delle track più belle di sempre dell’hip hop. Se non seguite West da molto, Jamie Foxx stesso racconta in un’intervista come sia nato questo progetto, a casa sua, mentre era in corso una festa in cui c’era anche Diddy. Lo “zainetto” di cui parla divertito fa parte del personaggio che West “amava interpretare” in quegli anni.
DILATED PEOPLES ft. KANYE WEST – THIS WAY
Questo è un altro di quei casi in cui il magic touch di West riesce a trascinare gli artisti con cui collabora sotto i riflettori: i Dilated Peoples fanno il loro dal ’92 ma è quasi dieci anni più tardi che riescono a farsi notare dal grande pubblico. Il merito è di questo pezzo, dove c’è tanto Kanye, dal piano, a qualche verso, fino al tributo dello stesso Evidence: ”Success will be the best revenge, from Clint East to Kanye West”. Nel brano viene campionato il fischio di “Old Men” di Jimmie And Vella, ancora soul, ancora anni ’70. Oh Kanye…
COMMON – BE
Diciamo che Common deve più di un favore a KW: dopo aver pubblicato forse il peggiore album della sua carriera Common ha bisogno di un miracolo e West mette in fila 9 brani su 11 (gli altri due sono stati prodotti da J Dilla) per il suo sesto album. Molti dei beat che Kanye aveva prodotto per “Be” e che Common ha rifiutato sono poi finiti su “Late Registration”. Parlavamo di miracoli: “Be” è considerato uno dei migliori album di Common, tra gli album più belli del genere, debuttando direttamente al secondo posto della classifica di Billboard. Dentro c’è di tutto, dai Temptations a Albert Jones. Ah! c’è anche A-Trak che scratcha…
THE GAME – DREAMS
“So I reached out to Kanye (and I brought you al my dreams)” canta The Game nel pezzo che ha dedicato a Yetunde Price, sorella di Serena e Venus Williams, uccisa per sbaglio a Compton durante una sparatoria. Mentre il campione di “No Money Down” di Jerry Butler scorre, Game rende omaggio ad alcuni dei personaggi più cari al suo mondo: da Martin Luther King a Tupac, da Aaliyah a Biggie, da Jam Master Jay a Marvin Gaye. “This dream is based on a true story” e infatti il racconto parte proprio dal risveglio di The Game dal coma, dopo esseri beccato cinque pallottole. Uno dei loop più belli di West.
LUPE FIASCO – THE COOL
È il suono del Kanye che cambia. Messi da parte i sample più soul si butta a capofitto sui synth, l’elettronica e tutto quel mondo li. Non è un caso che poi arriverà “Stronger” (il pezzo in cui campiona i Daft Punk) fino ad arrivare ai tempi più recenti in cui le voci soul sono una piccola percentuale e i suoni preferiti di Kanye vengono dai beat di HudMo, Evian Christ e compagnia bella. Nel 2006 Lupe Fiasco fa centro con questo pezzo così diverso e se ne innamora così tanto che l’album che seguirà si chiamerà proprio così.
La scelta di percorrere il periodo tra il 2000 e il 2007 è voluta, abbiamo cercato di allontanarci da quelle che sono le sonorità che si avvicinano di più a Soundwall, quelle che poi hanno portato Kanye West al cambiamento più radicale: i synth (“808s & Heartbreak”), la sperimentazione (“My Beautiful Dark Twisted Fantasy”), le distorsioni e la ricerca di collaboratori importanti (“Watch The Throne”,”Good Music Cruel Summer”). West come abbiamo detto per noi è tra gli artisti più completi, merito anche di quella voglia di spingersi oltre i propri limiti che gli ha fatto guadagnare fama ma anche la stima (lavorativa) della maggior parte dei suoi colleghi. Se la lista qui sopra non vi ha convinto del tutto, qui sotto ci sono dei titoli che per motivi diversi dovete assolutamente recuperare:
JAY-Z – TAKEOVER
Sempre “The Blueprint”, Kanye stende le basi per quello che è considerato il “diss dei diss” e Jay affonda Nas su un sample dei Doors.
COMMON – THE PEOPLE
Kanye gioca a fare Dilla e confeziona un beat incredibile, merito sicuramente di un altro genio: Gil Scott-Heron.
THE GAME – WOULDN’T GET FAR
Prima di arrivare a The Game, questo mix tra “Long Red” di Mountain e “I’d Find You Anywhere” di Creative Source doveva essere di Common. Tutto il resto è storia e delizia.
JAY-Z & KANYE WEST – NIGGAS IN PARIS
Un inno vero, con il sample di un vecchio disco di Maceo (il merito qui è anche di Hit-Boy). Una delle base più ipnotiche di sempre, ai livelli di “Drop It Like It’s Hot” di Pharrell e Snoop.
PUSHA T – NUMBERS ON THE BOARD
Uno dei beat più prepotenti di West. Siamo nel periodo post “Yeezus”, si sente dai suoni e King Push ha appena ricevuto un’altra base da fuori campo. Segnatelo sul cartellone.
Qui trovate tutti i brani di cui vi abbiamo parlato raccolti in una playlist su Spotify, se invece siete curiosi di scoprire quali altri brani ha prodotto Kanye West per altri artisti (sono oltre 100, senza considerare remix, ecc…), li trovate tutti raccolti in questa pagina di Wikipedia. In attesa di “Swish” avete tutte le basi per ricredervi su Kanye o per continuarlo a stimare, come fa il sottoscritto.