E’ una cosa che a Soundwall non facciamo mai, quella dei titoli ad effetto e soprattutto grevi, rabbiosi, sboccati. Ok che attirano l’attenzione del web (e infatti…), ma per vari motivi non è nel nostro stile e non è nelle nostre abitudini. Due giorni fa abbiamo fatto un’eccezione: esattamente questa, e la vittima è stata Armin Van Buuren. Che abbiamo pesantemente insultato (nel titolo), spiegando poi meglio da dove nascesse l’insulto (nell’articolo).
Ci sono state molte reazioni. Ovviamente c’è anche chi ci ha accusato di essere scemi, isterici, di non aver capito nulla e essersi immaginati una cosa che non esiste, di essere invidiosi, di “odiare”. Invece no: e a confermarlo è Armin Van Buuren stesso. In queste ore, su Mixmag (e curiosamente non al momento sul suo profilo Facebook ufficiale) stanno girando le seguenti dichiarazioni:
“Il logo della serata, che è fatto da un font creato appositamente e da una cornice, è stato ideato tenendo conto delle linee guida stilistiche del brand Armin Van Buuren. Dopo aver attentamente riflettuto, il mio team, quello di Hï / Ushuaïa e il sottoscritto hanno deciso di mantenere il nome della serata così com’è, U R, e di aggiustare il simbolo”
Già: perché la polemica nasceva dall’uso molto sportivo (a nostro modo di vedere, superficiale ed irrispettoso) della sigla “U R” per la sua residenza il mercoledì all’Hï Ibiza. Una sigla che nella sua traduzione grafica per la serata di AVB diventava proprio di facile richiamo ad un logo che chiunque frequenti anche solo lontanamente la musica elettronica dovrebbe conoscere almeno un po’, quello di Underground Resistance. Logo dai significati profondissimi (e dal carisma innegabile ancora oggi, al di là dell’output artistico di Undeground Resistance attuale). Van Buuren non se n’è accorto, o non c’ha pensato: per questo si è guadagnato l’appellativo di “coglione” da parte nostra fin dal titolo dell’articolo (una esagerazione di toni voluta e ragionata: se Van Buuren non ha rispetto verso la storia della techno, noi scegliamo di non avere rispetto per lui).
E insomma no, non abbiamo preso un abbaglio. Ce lo conferma Armin Van Buuren stesso, visto che si sente in dovere di fare una uscita pubblica e addirittura di promettere un cambio della grafica relativa alla sua residenza ibizenca. Nel resto della sua dichiarazione ufficiale afferma:
“Vorrei prima di tutto dire quanto sia spiacevole e sfortunata tutta questa situazione che si è creata. Il mio team, il team di Hï / Ushuaïa e il sottoscritto non eravamo a conoscenza delle similitudini tra il logo scelto da noi e il logo di Underground Resistance”
Uno potrebbe dire: e vabbé, visto?, era in buonafede poveraccio. Aggiunge poi Van Buuren:
“Originariamente, l’acronimo UR – che uso per l’evento che mi vedrà protagonista settimanalmente ad Ibiza – deriva da Universal Religion, un vecchio ma comunque conosciuto concept legato alla mia attitività”
Caro Armin, che dire? L’appellativo di “coglione” è forte, ce ne rendiamo conto, però anche credendo alla tua buona fede ci sentiamo di confermarlo. Perché è inaccettabile che una persona della tua esperienza, della tua età e della tua storia ignori il logo di Underground Resistance. Dai, su. Non ci fai una bella figura, a dirlo. Fai una figura che sì, si merita l’appellativo che abbiamo scelto un paio di giorni fa nel titolare il nostro pezzo. Del resto, è come se uno approdasse ai Boston Celtics e nella prima conferenza stampa dicesse “Larry Bird? Non so chi sia”: se minimo minimo ami il basket, non può che partire il vaffa.
Che poi: se non hai la più pallida idea di chi siano Underground Resistance e/o di come sia fatto il loro logo, non dovresti nemmeno temerne le rimostranze, loro e quelle dei loro fan: oggi fanno dei numeri che sono ridicoli rispetto ai tuoi, no? Il loro pubblico non si sovrappone col tuo, anzi, col tuo proseguire sempre più convinto con la tua musica e con la tua immagine verso il mondo del pop e del largo consumo, pur mantenendo un certo legame col ceppo trance originario, è molto facile che il tuo pubblico d’elezione attuale manco sappia chi siano Underground Resistance e quanto siano importanti, anzi, fondamentali per tutta la storia della musica dance (la scena di cui pure AVB, ci risulta, farebbe parte). Vero?
Diciamo allora che hai voluto fare il “bel gesto”, e pur non ricordando bene come fosse il logo di quei tizi-anni-’90-di-Detroit-che-fanno-techno una volta che ti sei accorto della somiglianza – che non puoi che riconoscere ed ammettere – hai concesso di fare delle modifiche grafiche al tutto.
O sei in malafede e questa è una versione di comodo, o sei uno che fa le cose con colpevole superficialità e distrazione, con l’aggravante dell’arroganza di non conoscere – o non ricordare – l’identità iconica di chi ha costruito una “casa” su cui tu stai lucrando a dismisura. In un caso o nell’altro, scusa, l’insulto te lo meriti. E te lo confermiamo.
Ps. Speriamo che nel frattempo questo messaggio di scuse e chiarimenti compaia anche sul tuo profilo Facebook. Fra i tuoi nove-milioni-di-fan-and-rising evidentemente è sempre più bassa la percentuale di coloro che sanno dell’esistenza di Underground Resistance. Forse potresti aiutarli ad accrescere il loro bagaglio culturale, spiegando ed approfondendo questa storia.